Press "Enter" to skip to content

Trump ai funerali di Charlie Kirk: “Un martire per l’America”

“Ora è più grande che mai, ed è eterno”. Con queste parole il presidente americano Donald Trump ha aperto il suo discorso nello stadio di Glendale, in Arizona, gremito da oltre 100mila persone radunate per l’ultimo saluto a Charlie Kirk, l’attivista Maga ucciso nei giorni scorsi. Un rito collettivo, seguito anche da decine di migliaia di cittadini rimasti all’esterno e collegati tramite maxischermi, trasformato in un evento politico e simbolico. “Kirk amava l’America e l’America amava Kirk”, ha dichiarato il presidente Usa, sottolineando come l’attivista riuscisse sempre a radunare folle imponenti. “Anche oggi c’è uno stadio pieno e migliaia di persone per le strade a guardare sugli schermi”, ha aggiunto.

“Quella pallottola era per tutti noi”

La parte più drammatica del discorso è arrivata quando Trump ha collegato la morte di Kirk all’intera comunità Maga e all’America: “Quella pallottola era per tutti noi. Non è stato solo un attacco a un uomo o a un movimento, ma a un’intera nazione”. Un concetto ribadito dal tycoon definendo Kirk un “gigante” e “martire per la libertà dell’America”, che oggi il Paese intero piange.

Attacco ai nemici interni ed esterni

Il presidente non ha risparmiato colpi all’assassino, che a suo dire “riceverà la punizione completa e definitiva per il suo orribile crimine”. Ma nel mirino sono finiti anche i “radicali e i loro alleati nei media”, accusati di aver cercato di mettere a tacere Kirk perché “stava vincendo” e di aver “mentito su di lui per impedire alle persone di ascoltarlo e imparare da lui”. Parole che hanno infiammato la folla, rendendo la cerimonia un momento di commemorazione ma anche di rivendicazione politica.

La lezione del “martire Maga”

Trump ha voluto raccontare un episodio emblematico della vita di Kirk. Poco prima dell’agguato, un membro del suo staff lo aveva avvisato che al campus lo aspettavano studenti ostili. La risposta di Kirk, riportata da Trump, è stata chiara: “Non sono qui per combattere contro di loro, voglio che si conoscano e si amino”. Un segno, secondo il presidente, del fatto che Kirk “non odiava i suoi oppositori”.

L’ammissione di Trump e il perdono di Erika

Non sono mancati passaggi personali. “Io li odio e non gli auguro il meglio. Su questo non andavo d’accordo con Charlie. Scusa Charlie… magari Erika mi persuaderà”, ha detto Trump riferendosi alla moglie dell’attivista. Erika Kirk, salita sul palco visibilmente commossa, ha scelto di perdonare “quel giovane” che ha tolto ai suoi figli un padre, perché così avrebbe voluto lo stesso Charlie. Un momento di forte impatto emotivo, suggellato dall’abbraccio prolungato tra la vedova e il presidente americano.

“Fight, fight, fight”

Come da tradizione, Trump ha concluso con l’incitamento che è diventato il suo marchio politico: “fight, fight, fight”. “La lezione che Charlie ci ha lasciato è che non bisogna mai sottovalutare cosa può fare una persona con un buon cuore, una causa giusta e la volontà di combattere”, ha dichiarato, prima di benedire la moglie e i figli dell’attivista.