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Trump frena sui dazi: tregua fino al 9 luglio. Ma l’Europa resta in allerta

Donald Trump ha deciso di concedere all’Europa un po’ di respiro. I dazi al 50% minacciati contro i beni europei non scatteranno, almeno per ora. Dopo giorni di tensioni e un crollo dei mercati da 183 miliardi di euro in capitalizzazione, il presidente degli Stati Uniti ha accettato di posticipare ogni decisione e lasciare spazio ai negoziati fino al 9 luglio.

La svolta è arrivata domenica 25 maggio, in seguito a una telefonata con Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea, pur mantenendo il consueto aplomb diplomatico, ha lasciato trasparire un certo sollievo su X: «Una buona telefonata con il presidente degli Stati Uniti. L’Unione europea e gli Stati Uniti condividono la relazione commerciale più importante e stretta al mondo. L’Europa è pronta a far avanzare i negoziati con rapidità e decisione.»

Dietro quella cordialità si nascondeva una certa urgenza. Venerdì scorso, Trump aveva dichiarato che i dazi sarebbero scattati già dal primo giugno. Il colpo avrebbe potuto essere durissimo, tanto che Bruxelles aveva già messo sul tavolo la contromossa: un pacchetto di contro-dazi da 21 miliardi di euro su prodotti americani simbolici – dal grano al bourbon, dalle Harley-Davidson al mais. Anche il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, ha alzato la voce, parlando di “rispetto reciproco” e sottolineando che l’Unione sarebbe pronta a difendere i propri interessi. Secondo il Financial Times, Bruxelles starebbe perfino valutando un’ulteriore ondata di tariffe (fino a 95 miliardi) su settori strategici per l’economia americana, come aerei Boeing, SUV e tecnologia.

Dal canto suo, Trump ha raccontato la telefonata con von der Leyen come «molto piacevole», affermando che «Ursula ha detto di voler negoziare seriamente». Sul suo social Truth ha poi confermato la proroga dei termini: «I team si riuniranno rapidamente per vedere se si può trovare una soluzione. Ho accettato la proroga, che è stata fissata al 9 luglio. È stato un privilegio per me».

I mercati, almeno per ora, hanno reagito positivamente alla distensione. Ma il nodo resta. Sotto la superficie, i veri temi caldi restano irrisolti: energia, armamenti, e soprattutto le Big Tech americane, che Bruxelles minaccia da tempo di colpire con nuove regole e tariffe. Questa tregua, temporanea e fragile, non è una pace. È una pausa utile per entrambe le parti, ma che rischia di rivelarsi solo un rinvio dello scontro. Come ha scritto recentemente Francesco Sisci, uno degli osservatori più lucidi dei rapporti tra Europa e Stati Uniti, la vera domanda da porsi è se l’Europa sia ancora capace di negoziare da pari con Washington o se, come troppo spesso accade, si limiti a rincorrere le scelte americane. E a subirle.