Il 19 maggio 2025 il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare la legge approvata dalla Provincia autonoma di Trento che consente al presidente Maurizio Fugatti di candidarsi per un terzo mandato consecutivo.
Una decisione che ha aperto un nuovo fronte di scontro istituzionale tra Roma e Trento, sollevando interrogativi sul rapporto tra autonomia speciale e principi costituzionali.
Di cosa parla la legge trentina
La norma in questione, approvata il 9 aprile 2025 dal Consiglio provinciale di Trento, modifica la legge elettorale locale eliminando il limite di due mandati consecutivi per il presidente della Provincia.
Tale modifica, se confermata, consentirebbe a Fugatti – in carica dal 2018 – di correre per un terzo mandato alle prossime elezioni provinciali.
Si tratta di una scelta controversa, anche alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima una norma simile introdotta dalla Regione Campania. Tuttavia, in quel caso si trattava di una regione a statuto ordinario, mentre il Trentino-Alto Adige gode di autonomia speciale, con potestà legislativa più ampia.
Le ragioni dell’impugnazione
Il governo, su impulso di esponenti di Fratelli d’Italia, ha deciso di impugnare la legge ritenendola in contrasto con i principi di ricambio democratico sanciti dalla Costituzione.
Secondo il deputato Galeazzo Bignami, “vista la sentenza della Consulta, ritengo che il limite debba essere applicato in tutte le Regioni”.
L’intento è anche preventivo, per evitare che altre regioni a statuto speciale – come il Friuli Venezia Giulia, dove governa Massimiliano Fedriga – adottino norme simili in vista delle prossime tornate elettorali.
La reazione di Fugatti e della Lega
Durissima la reazione del presidente Maurizio Fugatti, che ha definito l’impugnazione “un atto contro il Trentino”, parlando di una scelta politica e non giuridica.
Secondo Fugatti, la sentenza della Consulta non può essere applicata automaticamente alle regioni a statuto speciale, e la legge trentina sarebbe pienamente legittima.
Anche la Lega, partito di Fugatti, si è schierata contro l’iniziativa del governo. Il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli ha dichiarato che la legge trentina è “corretta”, mentre tra i favorevoli all’impugnazione si segnalano i ministri Lollobrigida (FdI) e Casellati (FI).
Implicazioni politiche e istituzionali
Il caso ha messo in luce le tensioni interne alla maggioranza di governo, ma anche una questione più ampia: fino a che punto può spingersi l’autonomia legislativa delle regioni e province autonome?
La decisione ora passa alla Corte Costituzionale, che dovrà valutare la compatibilità della legge trentina con i principi della Costituzione.
Un verdetto che potrebbe avere ripercussioni significative non solo per il futuro politico di Fugatti, ma anche per l’intero sistema delle autonomie speciali italiane.
Fonti: ANSA, Il Fatto Quotidiano, Askanews, Governo.it, Corte Costituzionale





