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Stop all’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie, Cecchettin: “Passo indietro grave”

Un emendamento della Lega blocca l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie. La Fondazione Giulia Cecchettin giudica la decisione un passo indietro grave e culturalmente pericoloso”. Secondo il nuovo testo del ddl Valditara, infatti, il tema non verrà trattato alle medie, mentre alle superiori sarà possibile parlarne soltanto con il consenso esplicito dei genitori. Eppure, a gennaio, Gino Cecchettin, padre di Giulia, uccisa nel 2023 dall’ex fidanzato, era stato ricevuto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: insieme avevano firmato un protocollo “per definire azioni di contrasto alla violenza contro le donne, a partire dalle scuole”. “Lavoreremo insieme. Questo tema è troppo importante per essere strumentalizzato”, aveva dichiarato allora il ministro. Oggi la Fondazione chiede che “il Parlamento corregga questa rotta”.

“Non è ideologia, è prevenzione e civiltà”

Alla domanda se l’educazione sessuo-affettiva sia diventata un tema ideologico, dalla Fondazione rispondono netti: “No, è una questione di prevenzione e di civiltà. I ragazzi non chiedono lezioni di morale, ma strumenti per capire se stessi e gli altri. E questo non si insegna con il divieto o con la paura, ma con la fiducia e con l’educazione condivisa tra scuola e famiglia. Se vogliamo combattere la violenza, dobbiamo avere il coraggio di parlare di affettività prima che diventi cronaca”.

“Senza educazione, i ragazzi impareranno altrove”

Il rischio concreto, spiegano, è che i giovani continuino a formarsi nel modo peggiore. “Alle superiori, quando molti comportamenti sono già consolidati, rischiamo di arrivare troppo tardi. Se la scuola non offre uno spazio sicuro per parlare di affettività, rispetto, emozioni e corpo, i ragazzi cercheranno risposte altrove: su internet, sui social, nelle serie Tv, dove troppo spesso l’amore viene confuso con il possesso. Lì imparano senza filtri, senza guida”.

I nuovi progetti della Fondazione Giulia Cecchettin

La Fondazione, che ha appena festeggiato il primo anno di attività, guarda avanti. “Abbiamo sostenuto e dato visibilità a molti percorsi già attivi. Ora stiamo compiendo un nuovo passo: in collaborazione con l’Università di Firenze, abbiamo avviato un progetto di formazione dedicato agli insegnanti della scuola primaria, per offrire loro strumenti pedagogici e psicologici per introdurre in classe i temi dell’affettività, del rispetto e delle relazioni”, ha spiegato Gino Cecchettin a “La Stampa”.

“Anche gli uomini devono cambiare”

“La violenza contro le donne è anche un problema degli uomini”, afferma spesso Gino Cecchettin durante gli incontri pubblici. “Sì, qualcosa sta cambiando, anche se lentamente. Sempre più uomini partecipano agli incontri, ascoltano, fanno domande. Cominciano a capire che non si tratta di fare la guerra ai maschi, ma di mettere in discussione la mascolinità tossica. Il cambiamento vero avverrà quando gli uomini capiranno che questo percorso non toglie nulla, ma libera”, ha aggiunto.

Le domande dei ragazzi e il messaggio a Giulia

Tra gli studenti, racconta, le domande più frequenti riguardano il modo di reagire alla violenza. “Vogliono capire come comportarsi quando assistono a episodi di violenza, come riconoscerla e cosa possono fare per essere parte del cambiamento, non solo spettatori”. A chi gli chiede cosa direbbe oggi a Giulia, risponde con semplicità: “Che da sola sta cambiando tantissimo, che le sono grato per quello che mi ha insegnato, e che continuerò ad amarla come ho sempre fatto”.

Un murale per Giulia a Torino

Un murale dedicato a Giulia è stato realizzato dagli studenti del primo liceo Artistico di Torino. “È stato un momento molto intenso. Tutte le bozze dei ragazzi erano bellissime: sceglierne una è stato difficile, perché ognuna raccontava Giulia con grande rispetto e sensibilità. Quando ho visto il murale finito, ho provato una profonda gratitudine. È un segno che Giulia continua a parlare ai ragazzi e che la sua storia è diventata seme di bellezza e di riflessione”.

“Grazie ai giovani che portano avanti il suo messaggio”

Un’intera classe, guidata dal professor Davide Alonge, ha realizzato ventisette bozzetti per rappresentare Giulia. “Grazie, davvero. Hanno messo nei loro disegni una sensibilità che mi ha toccato profondamente. Se Giulia potesse vederli, sono certo che sarebbe orgogliosa di loro”, ha aggiunto.

“La lotta alla violenza non ha bandiere politiche”

Il murale sarà inaugurato lunedì, nell’ambito del festival Women & The City 2025, sostenuto dal sindaco Stefano Lo Russo e dall’assessora all’Istruzione Carlotta Salerno. “Gli amministratori locali hanno un ruolo fondamentale. Possono creare spazi, sostenere progetti educativi, dare continuità alle iniziative nate sul territorio. Dico a chi amministra: lavoriamo insieme, senza bandiere politiche, perché la lotta alla violenza non è un tema di parte, ma un dovere comune”, ha concluso Cecchettin.