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Sarkozy, Cassazione respinge ricorso: condanna definitiva

Mercoledì 26 novembre segna un passaggio che l’ex presidente francese avrebbe voluto evitare a ogni costo. La Corte di Cassazione si è pronunciata sul suo ricorso nel caso Bygmalion, mettendo un punto definitivo alla vicenda. Una decisione netta: ricorso respinto, esattamente come suggerito dall’avvocato generale nell’udienza dell’8 ottobre. Per Nicolas Sarkozy questo significa una nuova condanna definitiva, la seconda dopo quella ottenuta nel procedimento sulle intercettazioni. Un colpo pesante, che rischia di complicare ulteriormente il suo futuro giudiziario.

La condanna: cosa gli viene contestato

Sarkozy era stato condannato il 14 febbraio 2024 dalla Corte d’Appello di Parigi a un anno di reclusione, sei mesi dei quali da scontare in detenzione, per finanziamento illegale della campagna presidenziale del 2012. La Cassazione, nel motivare il rigetto del ricorso, ribadisce che il reato esiste ed è configurato: «Finanziamento illecito di una campagna elettorale». Secondo la deliberazione, il candidato avrebbe «dato personalmente il proprio consenso ai collaboratori perché sostenessero le spese elettorali per suo conto», pur sapendo che quei costi avrebbero superato il tetto fissato per legge. Una consapevolezza che, per i giudici, cementa la responsabilità dell’ex capo di Stato.

Il sistema della doppia fatturazione: come funzionava

L’inchiesta aveva rivelato un meccanismo complesso ideato per mascherare l’enorme sforamento del budget. La campagna del 2012 arrivò infatti a costare quasi 43 milioni di euro, contro un limite legale di 22,5 milioni. Per nascondere questo abisso, venne creato un sistema di doppia fatturazione che scaricava all’ex UMP (oggi Les Républicains) una parte rilevantissima delle spese, attraverso contratti fittizi per gli eventi elettorali. Sarkozy non fu considerato l’architetto di queste fatture false, a differenza di altri coimputati, ma ne risultò beneficiario diretto, in quanto candidato. In primo grado e in appello, l’ex presidente ha sempre negato ogni responsabilità, parlando di «favole» e «menzogne». La condanna in appello era già stata ridotta rispetto all’anno pieno inflitto nel 2021, ma ciò non è bastato a evitargli il giudizio finale della Cassazione.

Il futuro giudiziario si complica

Questa sentenza arriva in un momento delicatissimo. Per Sarkozy è alle porte un altro processo potenzialmente devastante: quello del presunto finanziamento libico della campagna presidenziale del 2007. Il nuovo procedimento si terrà dal 16 marzo al 3 giugno, e la condanna definitiva per il caso Bygmalion rischia di pesare, anche solo sul piano politico e dell’opinione pubblica. Il 25 settembre, nel quadro dello stesso caso libico, il tribunale penale di Parigi lo aveva già condannato a cinque anni di reclusione per aver consapevolmente permesso ai suoi collaboratori di avvicinarsi al regime di Muammar Gheddafi allo scopo di ottenere finanziamenti occulti.

Una parabola giudiziaria ancora aperta

Per un ex presidente che ha segnato la politica francese degli anni Duemila, questa seconda condanna definitiva rappresenta una svolta amara. Gli sviluppi del caso libico potrebbero aggravare ulteriormente la sua situazione e definire in modo irreversibile la sua eredità pubblica. Sarkozy, che continua a proclamare la propria innocenza, ora deve prepararsi a un nuovo, lungo capitolo giudiziario, forse il più rischioso della sua carriera.