«Il padre dormiva mentre il figlio moriva nella buca». Così, con spietata sicurezza, i social hanno emesso la loro sentenza. Commenti velenosi, lividi di giudizio, si sono moltiplicati in rete con la consueta rapidità. Ma la verità è un’altra, più dolorosa, più ingiusta, più umana. Perché il padre di Riccardo Boni, 17 anni, romano, non dormiva affatto. Da giovedì, lui e la moglie non si sono più mossi dal Camping California, sulla litoranea di Montalto di Castro, dove erano arrivati appena il giorno prima con i loro quattro figli. Una vacanza in camper, una piccola carovana felice: Riccardo era il maggiore, poi la sorella di 14 anni e due fratellini di 8 e 5. Tutto doveva essere semplice, spensierato. Poi, il pomeriggio del 4 luglio, alle 14:40, qualcosa si è spezzato.
Una buca per gioco, un tunnel per sognare
Mentre gli ospiti del campeggio, circa 1800 persone, rientravano dalla spiaggia verso le roulotte e i barbecue, Riccardo si è fermato sulla spiaggia libera. Voleva scavare una buca per far divertire i fratellini, un gioco innocente, da spiaggia, da estate italiana. Accanto al cratere ora transennato dai carabinieri, sono rimaste due palette colorate: una blu, una arancione. Riccardo ci lavorava con entusiasmo, voleva forse creare un tunnel, una galleria per giocare a comparire e scomparire. Ma quel sogno si è trasformato in incubo.
Il padre lo controllava, ma la sabbia non ha fatto rumore
«Li tenevo a portata di vista, erano a due o tre metri da me», ha raccontato il padre, circondato da amici e parenti, devastato e incredulo. «Riccardo era alto un metro e settantacinque, la buca non superava il metro e mezzo, con la testa veniva fuori. E invece…». Poi si interrompe. Non sa spiegarselo. «Forse il caldo, forse la fatica. Si è accasciato. Non ha nemmeno avuto il tempo di gridare. Perché non ha gridato? Perché non l’ho sentito?». Già, perché? La risposta l’hanno data i carabinieri e i vigili urbani di Montalto: una dinamica che conoscono bene, quella della “morte dei tombaroli”. Succede quando la sabbia o la terra cede di colpo e intrappola chi sta scavando, proprio come accade ai cercatori clandestini di reperti etruschi nella vicina Vulci. Così è accaduto anche a Riccardo: mentre allungava la galleria, la sabbia nera, pesante e ferrosa, gli è franata addosso senza preavviso. Nessun rumore, nessun allarme.
Un sarcofago naturale e il silenzio
Il padre, non vedendolo più, ha pensato che il figlio si fosse allontanato con i fratelli. Ha cominciato a cercarlo, a chiamarlo. E con lui tanti altri campeggiatori. Per 40 lunghissimi minuti, il nome di Riccardo ha risuonato invano tra le piazzole e i vialetti del Camping California. La madre, disperata, ha percorso mille volte il tragitto dal camper alla spiaggia, senza trovare nulla. Poi, un’intuizione candida e brutale insieme: il fratellino più piccolo, cinque anni, ha indicato la sabbia. «Riccardo è sotto, Riccardo è lì», ha ripetuto alla mamma.
La corsa contro il tempo, le mani nude, il dolore
A quel punto, tutti si sono messi a scavare con le mani nude. Il padre, due bagnini, alcuni turisti. Hanno spostato più di un quintale di sabbia. E sotto, supino, immobile, hanno trovato Riccardo, avvolto nel suo sudario di sabbia nera, il corpo ormai privo di vita. Lì dove un gioco era iniziato, lì è finita una giovane vita. Il corpo del ragazzo è stato trasportato al cimitero di Montalto, in attesa delle disposizioni della Procura di Civitavecchia, che ha aperto un fascicolo per fare piena luce sulla tragedia.
Una madre e un gesto d’amore
Ieri pomeriggio, mentre le troupe televisive preparavano le dirette, la madre di Riccardo è tornata sulla spiaggia. Indossava una maglietta e un paio di bermuda neri. Si è seduta accanto alla buca recintata, in silenzio, ignorando le telecamere. Con delicatezza, ha cominciato ad accarezzare la sabbia, come se in quei granelli potesse ancora sentire il respiro del figlio. Un gesto che dice tutto. Più di mille parole, più di mille commenti, più delle sentenze affrettate che rimbalzano sui social. Perché in quella sabbia non c’era solo la tragedia. C’era un figlio, un fratello, un ragazzo pieno di vita. E c’era una madre che, semplicemente, non vuole lasciarlo andare via.










