Il Regno Unito si dice pronto a riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina entro settembre, salvo un cambio di rotta da parte del governo israeliano. L’annuncio, destinato a lasciare il segno nel dibattito internazionale, è arrivato oggi, martedì 29 luglio, dal primo ministro britannico Keir Starmer, durante una riunione di gabinetto.
Il riconoscimento, ha spiegato Downing Street in una nota, sarà subordinato a passi concreti da parte di Israele: un cessate il fuoco duraturo a Gaza, l’impegno formale a non annettere la Cisgiordania e l’avvio di un processo politico credibile che porti alla soluzione dei due Stati.
«Servono almeno 500 camion al giorno per portare aiuti a Gaza, ma l’unico vero modo per chiudere questa crisi umanitaria è costruire un accordo duraturo», ha detto Starmer. Intervenendo da Downing Street, il premier ha ribadito il sostegno del Regno Unito agli sforzi di USA, Egitto e Qatar per arrivare a una tregua: «Ma il cessate il fuoco deve essere sostenibile e inserito in un piano di pace più ampio, che stiamo costruendo con i nostri partner internazionali».
Tel Aviv reagisce con durezza: “Starmer premia il terrorismo”
La risposta di Benjamin Netanyahu è arrivata a stretto giro: «Starmer premia il terrorismo mostruoso di Hamas e punisce le sue vittime». Secondo il premier israeliano, il riconoscimento della Palestina in questa fase sarebbe «una minaccia per la sicurezza non solo di Israele, ma anche del Regno Unito». Il timore di Netanyahu è che possa sorgere uno stato jihadista ai confini di Israele, che domani «potrebbe minacciare anche Londra».
Trump: “Così si regala tutto a Hamas”
Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump ha dichiarato di non aver discusso del tema con Starmer nell’incontro di ieri in Scozia. Ma ha voluto comunque commentare: «Se fai una cosa del genere, stai veramente ricompensando Hamas. Io non lo farò».
Il precedente di Macron (e quello della Spagna)
L’annuncio di Starmer segue a ruota la decisione presa dalla Francia. Il presidente Emmanuel Macron, lo scorso 25 luglio, ha annunciato che riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre, in occasione dell’Assemblea generale dell’ONU. Un’iniziativa motivata, ha scritto sui social, dalla «fedeltà della Francia all’impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente». Prima di Parigi, già a maggio, la Spagna di Pedro Sánchez, insieme a Norvegia e Irlanda, aveva compiuto lo stesso passo, rompendo gli indugi e unendosi a un gruppo crescente di Paesi europei favorevoli al riconoscimento immediato.
L’Italia frena: “Non si riconosce uno Stato che non esiste”
Ben più prudente la posizione italiana. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la propria apertura al principio dei due Stati, ma con un avvertimento chiaro: «Il riconoscimento senza uno Stato effettivamente esistente rischia di essere controproducente». Concetto ribadito anche oggi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui «prima bisogna costruirlo, uno Stato palestinese». «Serve un’unità territoriale che oggi non c’è e bisogna evitare che la Cisgiordania venga fagocitata, come paventano alcuni ministri del governo israeliano», le parole del leader di Fi. Tajani ha infine assicurato che l’Italia è pronta a fare la sua parte «per aiutare davvero a costruire lo Stato palestinese, ma non possiamo riconoscerlo finché resta solo un’ipotesi teorica».





