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Per non dimenticare: l’alluvione del 4 novembre 2011 a Genova

L’alluvione del 4 novembre 2011 a Genova è stata una delle più gravi tragedie meteorologiche nella storia recente della città e ha avuto effetti devastanti su vari quartieri, causando sei morti e danni ingenti. Questo disastro naturale ha messo in evidenza la fragilità della città di fronte agli eventi meteo estremi e ha sollevato dibattiti sulla gestione del territorio e sulle misure di prevenzione del rischio idrogeologico.

Cause e dinamiche meteorologiche dell’alluvione

L’alluvione fu provocata da una forte ondata di maltempo, caratterizzata da un violento temporale che si abbatté su Genova nelle prime ore del mattino del 4 novembre. La tempesta generò una quantità eccezionale di pioggia, che in poche ore superò i 500 mm di precipitazioni in alcune zone, un valore estremamente elevato. I bacini idrici del torrente Fereggiano e del Bisagno – corsi d’acqua notoriamente critici per il rischio di esondazione – furono tra i più colpiti.

A complicare la situazione contribuì il fenomeno del “flash flood” (alluvione lampo), ovvero un rapido accumulo d’acqua impossibile da assorbire in poco tempo dal sistema idrico della città. Genova, con la sua posizione tra mare e montagne e una conformazione urbana densa, risente fortemente degli effetti dei nubifragi. I corsi d’acqua, incanalati in argini artificiali spesso insufficienti a contenerli, raggiunsero livelli di piena in pochi minuti e causarono l’esondazione in diverse aree della città.

Danni e conseguenze

L’alluvione del 4 novembre 2011 provocò danni diffusi. In particolare:

  • Vittime e feriti: la tragedia portò alla morte di sei persone, tra cui due bambine. Molte persone rimasero intrappolate nelle loro auto o in abitazioni e negozi.
  • Allagamenti: i torrenti Fereggiano e Bisagno strariparono, inondando le strade dei quartieri centrali come Marassi, Foce e San Fruttuoso.
  • Danni alle infrastrutture: le strade vennero invase da detriti, fango e acqua, rendendo difficile la circolazione e le operazioni di soccorso. I sottopassi e le strade di collegamento furono bloccati per giorni, e molte scuole e attività commerciali rimasero chiuse.
  • Danni economici: si stimano perdite economiche di milioni di euro tra danni a negozi, abitazioni, veicoli e infrastrutture pubbliche. In alcune aree le attività commerciali e i servizi impiegarono settimane per riprendere regolarmente, mentre molte famiglie furono costrette a lasciare temporaneamente le proprie abitazioni.

Problemi strutturali e mancanze nelle misure di prevenzione

L’alluvione del 2011 mise in luce i problemi strutturali e organizzativi legati alla gestione del territorio genovese:

  • Insufficienza delle infrastrutture di drenaggio: il sistema di canalizzazione dei torrenti, realizzato decenni fa, era inadeguato a gestire l’aumento dell’urbanizzazione e le frequenti precipitazioni estreme.
  • Cemento e urbanizzazione: Genova ha subito una crescita urbana incontrollata nel dopoguerra, che ha ridotto le aree verdi e impermeabilizzato molte aree, impedendo l’assorbimento naturale dell’acqua piovana.
  • Mancanza di manutenzione: alcuni corsi d’acqua e canali erano ostruiti da detriti e vegetazione, fattore che contribuì ad aumentare l’intensità degli allagamenti.
Il centro di Genova completamente sommerso dall’acqua, 5 novembre 2011

Reazioni e polemiche

L’alluvione suscitò una forte reazione pubblica e un acceso dibattito su come si fosse potuta verificare una tragedia di tali dimensioni. Alcuni aspetti che alimentarono le polemiche:

  • Ritardi nelle allerte: le autorità locali vennero accusate di aver diffuso le allerte meteo in ritardo, impedendo un’adeguata preparazione e informazione della popolazione. La Protezione Civile diramò un’allerta di tipo 2 solo poco prima che il peggio accadesse, quando ormai era troppo tardi per prendere precauzioni.
  • Responsabilità istituzionali: si puntò il dito contro l’amministrazione locale e nazionale, accusate di non aver investito sufficientemente nella messa in sicurezza dei torrenti e del territorio urbano.
  • Richieste di aiuto e risarcimenti: la popolazione colpita si mobilitò per ottenere risarcimenti e incentivi statali per ricostruire le zone danneggiate e migliorare la resilienza delle infrastrutture.

Conseguenze e misure adottate dopo l’alluvione

L’alluvione del 2011 fu un punto di svolta per la città, che portò a nuove misure di prevenzione e gestione dei rischi idrogeologici. Alcuni degli interventi realizzati includono:

  • Nuovi canali scolmatori: furono avviati lavori per realizzare nuove infrastrutture, come il canale scolmatore del Bisagno, progettato per deviare parte delle acque piovane in eccesso lontano dal centro città.
  • Maggior monitoraggio e allerta: la Protezione Civile ha implementato sistemi di monitoraggio più avanzati e ha potenziato il sistema di allerta per eventi meteorologici estremi.
  • Piano di urbanizzazione sostenibile: le nuove politiche urbanistiche puntano a evitare l’eccessiva cementificazione e a preservare o aumentare le aree verdi.
La targa che ricorda le 6 vittime dell’alluvione, tra cui le piccole Janissa e Gioia

Memoria dell’evento

L’alluvione del 2011 è rimasta impressa nella memoria dei cittadini di Genova, non solo per la devastazione e le perdite subite, ma anche per la solidarietà che seguì. Molti genovesi e volontari si attivarono per aiutare nei soccorsi e nella pulizia della città, dimostrando un forte spirito di comunità. Questo tragico evento ha cambiato il modo di affrontare il rischio idrogeologico a Genova e ha spinto le istituzioni e la popolazione a prendere coscienza dell’importanza della prevenzione e della preparazione.