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Olimpiadi, Rigivan Ganeshamoorthy: “Noi disabili veniamo schifati”

«E che ve devo dì?». È stata sufficiente questa battuta in romanesco perché Rigivan Ganeshamoorthy facesse breccia nel cuore degli Italiani con il suo fantastico sorriso. Il 25enne, nato a Roma da genitori dello Sri Lanka, è riuscito domenica sera a conquistare l’oro nel lancio del disco F52 alle Paralimpiadi di Parigi, toccando ben tre record del mondo. Una vittoria che dai microfoni di Rai Sport lui ha dedicato alla «Nazione» e a «tutti gli altri disabili che sono a casa». Affetto dalla sindrome di Guillan-Barré, una neuropatia che gli è stata riscontrata a 18 anni, l’atleta ha ha dichiarato: «Lo sport per me è stata una rinascita, mi ha dato la possibilità di non pensare a cose negative». In queste ore Ganeshamoorthy ha ricevuto tanti messaggi di stima, ma anche qualche attacco: «Va beh, gli ignoranti sono loro, a me scivola addosso», ha detto senza perdere l’entusiasmo che lo contraddistingue.

Rigivan Ganeshamoorthy: “Noi disabili veniamo schifati. Per me lo sport è stata una rinascita”

Con il successo ha poca familiarità: «Sono sempre stato riservato, e adesso mi ritrovo travolto da questa onda, con tutte queste interviste. Ma alla fine, anche su consiglio di altri atleti, mi sono buttato, seppur con un po’ di disagio», ha dichiarato Rigivan Ganeshamoorthy. I genitori l’hanno seguito da casa: «Mia madre sarebbe voluta venire e farmi una sorpresa, ma mio padre che lavora in un cantiere navale a Fiumicino non ha ottenuto i permessi. Mi hanno seguito da casa e a me basta quello». Parlando delle Olimpiadi di Parigi e della dedica toccante sua, l’atleta ha confidato: «Ce ne sono tanti di disabili in Italia e io certe cose le ho vissute sulla mia pelle. Quando sei ricoverato conosci ragazzi e ragazze con problemi, ma anche le loro famiglie. Sono persone che purtroppo non hanno amicizie. Adesso utilizzo una brutta espressione, lo so, ma veniamo schifati perché c’è chi è su una carrozzella o chi magari ha il catetere con la sacca delle urine. Siamo come tutti gli altri, però veniamo discriminati per una disabilità che non abbiamo voluto. Ce la siamo ritrovata e ce la teniamo». 

«Io ho fatto solo l’atleta, ma dietro di me ci sono state molte persone che mi hanno assistito, mi hanno aiutato e hanno creduto in me»

«Io per fortuna ho degli amici che mi vogliono bene, poi con il mio carattere solare faccio sempre amicizia. Ma ce ne sono molti che non hanno la forza di reagire. Io incito sempre quelli che conosco a fare sport, anche se ce ne sono alcuni che sono tosti e non si lasciano convincere. Forse dopo questa mia vittoria hanno capito cosa volevo dirgli. Perché si può parlare quanto si vuole ma senza risultati come si fa a essere credibili?», ha raccontato Ganeshamoorthy. Ma quella medaglia al collo dà ora la possibilità di avere i riflettori puntati su di sé: «Farò sentire il peso e il significato per far capire quello che volevo dire. Lo sport riabilita le persone. Ti appaga. Per questo ho dedicato l’oro agli altri. Io ho fatto solo l’atleta, ma dietro di me ci sono state molte persone che mi hanno assistito, mi hanno aiutato e hanno creduto in me. E questa vittoria è per loro».