Il caldo torrido che sta stringendo l’Italia in una morsa soffocante non è più un’emergenza estiva, ma un fenomeno destinato a ripetersi. Anzi, a restare. Ecco perché, secondo Claudio Borghi, professore dell’Università di Bologna e direttore della Medicina interna cardiovascolare del Policlinico Sant’Orsola, serve un cambiamento strutturale nella gestione del lavoro, soprattutto per chi è costretto a operare all’aperto. Intervistato dal Corriere della Sera, Borghi parla senza giri di parole: “Questo clima sarà la nuova normalità e, dunque, sarà necessario imparare a conviverci. Il mondo delle istituzioni, così come quello del lavoro, dovrà affrontare in modo serio il tema: è possibile fare qualcosa per modificare i tempi, le condizioni e le modalità di lavoro”. Come? Anche attraverso una rotazione adeguata del personale, per alleggerire il carico e ridurre i rischi per la salute.
Una scelta di civiltà
Le parole dell’esperto arrivano nei giorni in cui diverse regioni italiane iniziano a introdurre ordinanze contro i lavori all’aperto nelle ore più calde. Una decisione che Borghi definisce “un segno di civiltà”, soprattutto dopo episodi drammatici come quello verificatosi lo scorso 30 giugno: un imprenditore di 47 anni è morto in cantiere, probabilmente a causa di un malore legato al caldo. L’autopsia stabilirà le cause, ma per il professore il tema resta urgente: “Si tratta di un’evoluzione del clima, non di un evento saltuario. Il lavoro notturno, come già avviene in altri Paesi caldi, potrebbe essere una soluzione”.
Serve una visione a lungo termine
Secondo Borghi, non basta fermarsi alle ordinanze emergenziali. È necessario ripensare l’organizzazione stessa del lavoro estivo, con maggiore flessibilità, pause obbligatorie, turnazioni ragionate. E con un’attenzione che vada oltre il singolo lavoratore: “Ne gioverebbero la salute e la sicurezza delle persone, ma anche il sistema sanitario, messo a dura prova dalle ondate di calore”. I rischi non riguardano solo i cantieri. Il caldo estremo mette a dura prova l’organismo: durante la notte, sempre meno rinfrescante, il corpo non riesce più a recuperare, e la pressione tende a calare, con possibili effetti su cuore, cervello, muscoli e reni. I sintomi? Dalla stanchezza alle vertigini, fino alla compromissione della funzione renale nei casi più seri.
Idratazione e protezione: i consigli per resistere
Nel frattempo, restano validi i consigli di prevenzione per tutti, non solo per chi lavora all’aperto: bere molto, mangiare frutta e verdura, coprirsi la testa, evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore centrali della giornata e, quando possibile, trovare momenti per raffreddare il corpo. La verità è che non possiamo più permetterci di affrontare il caldo come un imprevisto estivo. Serve consapevolezza, progettualità, e una nuova cultura del lavoro che tenga conto del cambiamento climatico in atto. Perché, come ricorda Borghi, “questa non è un’estate eccezionale. È solo l’inizio”.





