Inflazione e tassi d’interesse crescenti. Negli ultimi mesi stiamo assistendo, in Europa come oltreoceano, ad una delle tempeste che gli economisti definiscono “classiche”. A fronte di una crescita del Pil sotto le aspettative, assistiamo ad una decisa crescita dell’inflazione che pare al momento non essersi ancora arrestata.
Sui motivi che hanno scatenato la rimonta del costo della vita nell’area Euro torneremo, qui vogliamo analizzare le conseguenze del binomio inflazione-tassi d’interesse crescento. Sì, perché quello che finora si è verificato è lo scenario tipico di reazione conservativa: all’aumento dell’inflazione, le banche centrali, in primis la BCE, hanno risposto con l’aumento del costo del denaro. Con quali risultati? Diversi e in evoluzione, come vedremo tra poco.
La presidente della Banca Centrale Europea spegne le speranze di un allentamento della stretta sui tassi d'interesse. "L'inflazione è ancora troppo alta e l'obiettivo di riportarla sotto il 2 per cento è lontano", ha ammesso Lagarde davanti all'Europarlamento pic.twitter.com/9JvJxKPE3U
— Tg3 (@Tg3web) June 5, 2023
Inflazione e tassi di interesse crescenti: i tre scenari che ci accompagneranno almeno per 2 anni
Julian Houdain, Head of Credit Europe della banca d’investimenti Schroeders, ha individuato tre scenari che già si sono materializzati nel primo semestre del 2023.
- Il Favorevole – una discesa morbida
In questo scenario, si verifica una decelerazione della crescita economica, ma a un ritmo sostenibile senza ricadere in recessioni o crisi finanziarie. L’inflazione viene gestita adeguatamente, senza arrecare danni significativi all’economia. Non sono necessari ulteriori aumenti dei tassi di interesse e le imprese mantengono una posizione solida. All’inizio del 2023, i mercati mostravano segni di miglioramento, con attenuazione delle aspettative di inflazione e allontanamento delle preoccupazioni di una recessione.
- Il Negativo – una discesa dura
In questo scenario, “la cura rischia di essere peggiore della malattia”. Si verifica una brusca caduta dell’attività economica, nota come “discesa dura”. Di solito si osserva un aumento della disoccupazione, una diminuzione dei prezzi degli asset, pressioni sul sistema bancario, tensioni nelle finanze pubbliche e un generale senso di instabilità economica. Nonostante l’aumento dei tassi di interesse per controllare l’inflazione, qualcosa nell’economia si rompe durante questo processo. Questo scenario si è verificato a marzo, con il fallimento di diverse banche, tra cui Silicon Valley Bank.
- Il Brutale – il ritorno dell’aumento dei tassi di interesse
In questo scenario di “non discesa” o, più precisamente, di “discesa interrotta”, l’inflazione rimane persistente e si assiste a un nuovo aumento dei tassi di interesse. Nel corso del 2022, i mercati del debito aziendale hanno considerato una versione estrema dello scenario “Brutale”, temendo che la riduzione del quantitative easing da parte delle banche centrali potesse mettere a rischio la crescita economica. A febbraio di quest’anno, abbiamo assistito a una versione più mitigata di questo scenario, con segnali che indicavano una possibile persistenza dell’inflazione, con la conseguenza che le banche centrali avrebbero potuto rafforzare ulteriormente le politiche monetarie, aumentando il rischio di una recessione.
Ma guarda, l'inflazione quindi non si combatte aumentando i tassi d'interesse, aumentando la rata dei mutui e i prestiti in generale, trasferendo quindi ricchezza al settore finanziario e drenandolo da quello dei consumatori, ma il contrario.
— Alessandro Del Prete (@alexdelprete) June 1, 2023
Una scoperta rivoluzionaria. https://t.co/UpK25pGnEM
Nuvole all’orizzonte
Inflazione e tassi d’interesse crescenti. Nei primi tre mesi del 2023, abbiamo assistito a una progressione degli scenari individuati da Houdain dal “Favorevole” al “Brutale”, poi al “Negativo” e infine nuovamente provvisoriamente al “Favorevole”, poiché sembrava che le misure monetarie e fiscali fossero riuscite a evitare una crisi bancaria di ampia portata. Pertanto, è lecito supporre che nei prossimi 12 mesi potremo osservare ulteriori oscillazioni.
Gli analisti dall’occhio più lungo vedono un’inflazione in discesa da fine 2023, con conseguente stop al rialzo dei tassi a partire dal 2024. Ma la tendenza per il prossimo anno, per quanto riguarda il costo del denaro, è al momento per uno scenario conservativo. Per i ribassi bisognerà dunque attendere il 2025, con tutte le conseguenze del caso sui mutui e i finanziamenti per privati ed imprese.





