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Strasburgo, un voto che cambia tutto: Ilaria Salis conserva l’immunità per un solo voto

A Strasburgo l’aula del Parlamento europeo ha trattenuto il respiro fino all’ultimo. Dopo giorni di tensione e appelli incrociati, l’esito è arrivato al termine di una votazione serrata: un solo voto di scarto ha deciso il futuro politico e giudiziario di Ilaria Salis. Su 628 votanti, il rapporto Kyuchyuk, che raccomandava di mantenere l’immunità per l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), è stato approvato con 306 voti a favore, 305 contrari e 17 astensioni. Un margine risicatissimo, che ha subito innescato polemiche e contestazioni. La richiesta di ripetere il voto, avanzata dopo il malfunzionamento della scheda elettronica dell’eurodeputato del PPE Markus Ferber, è stata respinta dalla presidente Roberta Metsola: «Il voto resta», ha dichiarato, chiudendo definitivamente la partita.

Salis: “Una vittoria dell’antifascismo e dell’Europa democratica”

Poco dopo l’annuncio, Ilaria Salis è apparsa davanti ai cronisti a Strasburgo per un brevissimo punto stampa: «È una vittoria dell’antifascismo, dell’Europa antifascista», ha detto visibilmente emozionata. «Sono molto contenta dell’esito del voto, ma soprattutto questa è la conferma che in Ungheria non si possono celebrare processi giusti, né contro gli antifascisti né contro gli oppositori politici». Salis ha poi rivolto un appello per un’altra attivista, Maja T., detenuta nelle carceri ungheresi «in condizioni vergognose»: «Viene trascinata in catene come una bestia, deve essere riportata a casa e processata in Germania. Io stessa chiedo che il mio processo si svolga in Italia, nel rispetto delle garanzie democratiche».

Sui rapporti con Roma, la deputata ha spiegato: «Non abbiamo avuto novità, ma è previsto dall’articolo 9 del codice penale: anche con l’immunità, il processo può tenersi in Italia. Ora spetta alle autorità italiane muoversi».

“Un segnale politico forte”: i ringraziamenti

In un lungo messaggio pubblicato sui social, Salis ha espresso la sua gratitudine: «In questi momenti di gioia e soddisfazione voglio ringraziare chi mi ha sostenuto in questi mesi, anche chi, pur da sensibilità diverse, ha condiviso con me la difesa della democrazia e dello Stato di diritto». Tra i ringraziamenti figurano Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, i capigruppo di The Left Martin Schirdewan e Manon Aubry, la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, oltre ai deputati italiani Mario Furore, Alessandro Zan e Brando Benifei. «Un grazie sincero anche a Pd, M5S, Verdi, S&D e Renew, e a tutte le persone che hanno creduto in questa battaglia. Oggi festeggiamo insieme non solo un risultato personale, ma un segnale politico forte», ha aggiunto.

Salvini attacca, Tajani replica

Il voto di Strasburgo ha scatenato un duro confronto anche dentro la maggioranza italiana. «Accusata di lesioni aggravate potenzialmente letali e di far parte di un’organizzazione criminale. Ma con il trucchetto del voto segreto, anche qualcuno del centrodestra ha salvato la signora Salis dal processo. Vergogna», ha scritto su X il vicepremier Matteo Salvini. Immediata la risposta del ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Le calunnie non le accettiamo. Nessuno tradisce e nessuno fa giochi strani. Forza Italia è stata leale e coerente. Ci sono stati 700 votanti e il voto era segreto. Il centrodestra deve pensare a convincere gli elettori, non a litigare al proprio interno». In una nota ufficiale, la delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo ha sottolineato che «la nostra presenza era al completo, mentre tra i Patrioti si registravano assenze determinanti. Sarebbe interessante sapere il motivo di queste assenze».

Bruxelles, Roma, Budapest: la battaglia continua

La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno (Pd) ha salutato il voto come una «tutela dello Stato di diritto»: «L’Ungheria resta formalmente nell’Ue ma continua a violare i principi democratici, calpestando l’indipendenza della magistratura e la libertà di stampa. È una deriva che non possiamo più ignorare», ha dichiarato. Ben diversa la reazione di Budapest. Il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs ha scritto su X che «il posto di Ilaria Salis è in prigione, non in Parlamento», accusandola di essere «una violenta attivista Antifa arrivata in Ungheria per aggredire gli oppositori politici». Un commento che mostra quanto la vicenda, ben oltre il profilo giudiziario, resti un terreno di scontro politico ed europeo tra due visioni opposte di libertà e giustizia.