Nel caos quotidiano di Gaza, dove il rumore dei raid aerei è ormai colonna sonora costante, a essere colpito questa volta è un simbolo di pace. Uno di quei luoghi che, per definizione, dovrebbero restare al riparo dalla guerra. Ma anche questo confine sembra essersi dissolto sotto le bombe. A cadere sotto il fuoco è stato un edificio che da mesi era rifugio, non solo spirituale, per molte famiglie palestinesi. Il raid non ha fatto distinzioni: cemento, carne, fede. Tutto sotto lo stesso cielo esploso.
Raid su Gaza: morti anche tra le mura della Chiesa
È stata la chiesa cattolica della Sacra Famiglia, a Gaza, a essere colpita nelle ultime ore. Secondo quanto riportato dalle agenzie, due persone sono rimaste uccise, sei sono gravemente ferite e padre Gabriel Romanelli, parroco della comunità, ha riportato una lesione alla gamba. La chiesa, da tempo, accoglieva numerose famiglie in fuga dai bombardamenti: vi avevano trovato riparo, cibo, una tregua. L’attacco ha riportato il conflitto anche nel cuore della cristianità locale, una minoranza già provata, spesso invisibile nel bilancio della devastazione.
Meloni: “Da Israele attacchi inaccettabili ai civili”
Non si è fatta attendere la reazione della premier italiana. Giorgia Meloni, commentando l’accaduto, ha condannato duramente l’offensiva israeliana: “Da mesi assistiamo ad attacchi inaccettabili contro la popolazione civile. Nessuna azione militare può giustificare tutto questo”, le parole dell’ex presidente del consiglio. Una dichiarazione netta, arrivata dopo che le notizie degli attacchi del 17 luglio hanno fatto rapidamente il giro del mondo, provocando indignazione e appelli alla cessazione delle ostilità.
Una giornata di sangue nella Striscia
La chiesa non è stato l’unico obiettivo della giornata. Secondo il corrispondente dell’agenzia Wafa, decine di palestinesi sono stati uccisi e feriti durante i raid israeliani su diverse aree della Striscia. A Jabalia al-Balad, nel nord, un’intera famiglia – padre, madre e cinque figli – è stata sterminata da un attacco che ha colpito la loro abitazione. Nel quartiere di al-Zeitoun, a sud-est di Gaza City, quattro persone hanno perso la vita in un raid su un’abitazione vicina alla scuola Imam al-Shafi’i. E ancora: a ovest di Gaza City, un altro edificio è stato colpito, provocando altri morti e feriti. Nella zona di al-Nuseirat, un bombardamento d’artiglieria ha ucciso quattro persone, colpite mentre si trovavano nei pressi del frantoio Abu Odeh.
Colpiti anche i campi profughi
Tra i luoghi più martoriati, il campo profughi di al-Bureij. Qui, quattro persone sono morte e altre sono rimaste ferite in un attacco contro una tenda che ospitava sfollati all’interno della scuola Abu Helou. Un’altra vittima si conta nel quartiere di al-Nasr, nei pressi della stazione di servizio Bahloul, dove un nuovo attacco ha colpito un gruppo di civili.
Siria, tensione alle stelle: 350 morti a Sweida
Nel frattempo, anche il confine siriano vive ore drammatiche. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono almeno 350 i morti negli scontri esplosi nella regione di Sweida, roccaforte della comunità drusa. Il presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, in un discorso trasmesso dalla tv di Stato, ha accusato Israele di voler dividere la Siria, seminando caos e violenza. Almeno 79 drusi, 55 civili, 189 forze governative e 19 beduini risultano tra le vittime, oltre al giornalista Hassan al-Zaabi. Secondo Al-Sharaa, solo la mediazione congiunta di Stati Uniti, Paesi arabi e Turchia avrebbe evitato un’escalation su larga scala.
Anche in Sud America cresce il dissenso: 12 Paesi firmano contro Israele
In un’altra parte del mondo, a Bogotà, si è tenuta la Conferenza di emergenza sulla Palestina. Dodici Paesi, tra cui Colombia, Sudafrica, Cuba e Malesia, hanno firmato una dichiarazione congiunta contro l’offensiva israeliana. Tra gli impegni assunti: il blocco del transito di navi con materiale bellico destinato a Israele, la revisione dei contratti pubblici che favoriscono l’occupazione, il sostegno a meccanismi internazionali di giustizia per crimini di guerra e la richiesta all’Ecosoc di un piano di sostegno umanitario per Gaza.
Una tregua lontana
Mentre le bombe continuano a cadere e le dichiarazioni si moltiplicano, le famiglie nella Striscia di Gaza restano ostaggio di un conflitto che sembra non trovare sbocchi. Anche i luoghi più sacri non sono più al sicuro. Il rumore della guerra è ovunque. E la pace, sempre più, sembra un’eco lontana.





