Parigi punta il dito contro Israele per la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, aggravata, secondo la diplomazia francese, dalle nuove operazioni militari nel centro dell’enclave e da un blocco che ostacola l’accesso agli aiuti. Il risultato, afferma il ministero degli Esteri francese, è un progressivo avvicinamento alla carestia: “La situazione è segnata da una crescente malnutrizione e dal rischio concreto di carestia. Questo è il diretto effetto del blocco imposto da Israele”, si legge in una nota ufficiale diffusa dal Quai d’Orsay.
Le autorità francesi condannano anche l’intensificazione dell’offensiva israeliana nell’area di Deir el-Balah, che ha provocato lo sfollamento forzato di decine di migliaia di persone e ha complicato ulteriormente il lavoro delle agenzie umanitarie internazionali, comprese quelle delle Nazioni Unite. La denuncia è netta anche contro gli spari diretti contro civili palestinesi in attesa degli aiuti: “Secondo le Nazioni Unite, sarebbero oltre mille le vittime negli ultimi due mesi. Episodi del genere sono inaccettabili”, sottolinea la nota francese.
Meloni: “Situazione drammatica, nessuna azione militare giustifica gli attacchi ai civili”
Dalla sponda italiana, arriva un richiamo alla fine delle ostilità. “Nessuna azione militare può giustificare attacchi contro i civili”, ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il vertice intergovernativo con l’Algeria. “Siamo tutti impegnati affinché si possa tornare a un processo serio verso la soluzione dei due Stati”, ha aggiunto la premier italiana.
Londra, il clima si ribalta: anche la destra critica Israele
Anche nel Regno Unito, tradizionalmente schierato con lo Stato ebraico, cresce l’indignazione politica e mediatica per l’escalation a Gaza. Non sono più soltanto le voci progressiste o pacifiste a sollevarsi: anche esponenti della destra conservatrice, storicamente filo-israeliani, denunciano apertamente la gravità della situazione.
Fa rumore la prima pagina del Daily Express, tabloid brexiteer e in passato ostile al mondo islamico, che oggi pubblica l’immagine straziante del piccolo Muhammed, bambino di Gaza ridotto alla pelle e alle ossa, accompagnata da un appello senza mezzi termini: “Per pietà, fermate questo adesso”. Una didascalia parla di “vergogna collettiva” di fronte a un’infanzia martoriata. Nel campo progressista, il Guardian apre con un titolo che riflette l’umore internazionale: “Israele di fronte allo sdegno globale per le uccisioni di civili”.
“Genocidio a Gaza”: la denuncia arriva anche dai Tory
A Westminster, il tono si è fatto ancora più duro. L’ex ministro conservatore Kit Malthouse, membro del gruppo parlamentare Friends of Israel, ha parlato apertamente del sospetto di “genocidio” nella Striscia. Nel suo intervento prima della pausa estiva, ha criticato le dichiarazioni “tiepide” del leader laburista Keir Starmer e del ministro degli Esteri David Lammy, giudicandole insufficienti se non accompagnate da sanzioni concrete contro il governo Netanyahu. Malthouse ha anche ammonito Lammy sul rischio che, in mancanza di azioni efficaci, possa un giorno essere chiamato a rispondere alla Corte dell’Aja per complicità con crimini di guerra.
Tel Aviv respinge le accuse: “Crisi voluta da Hamas”
Intanto, da Israele arriva una risposta dura alle critiche. Il portavoce del governo, David Mencer, ha respinto ogni responsabilità: “Non c’è nessuna carestia causata da Israele. La carenza è artificiale, deliberatamente provocata da Hamas”. Secondo Tel Aviv, i militanti palestinesi ostacolerebbero la distribuzione degli aiuti e ne tratterrebbero una parte per sé.
Una ricostruzione che non convince le oltre cento organizzazioni umanitarie internazionali che continuano a lanciare l’allarme per una crisi alimentare di proporzioni catastrofiche. Nel frattempo, il blocco resta in vigore e i civili continuano a pagare il prezzo più alto.





