L’Europa sta valutando una risposta più decisa agli attacchi ibridi russi, sempre più frequenti e diversificati. Secondo quanto riportato da Politico, diversi governi dell’Unione e diplomatici europei stanno considerando misure che fino a pochi anni fa sarebbero state impensabili, spaziando da operazioni cyber offensive congiunte a esercitazioni militari Nato condotte senza preavviso ai confini con la Russia.
Cyberattacchi, pressioni crescenti e nuove strategie
La ministra degli Esteri lettone Baiba Braze ha sottolineato come Mosca stia “metodicamente testando i limiti” dell’Europa, rendendo necessaria una risposta più incisiva delle sole dichiarazioni di condanna. Le operazioni russe — tra droni, sabotaggi, interferenze Gps e azioni informatiche — continuano a mantenersi sotto la soglia del conflitto dichiarato, ma la loro intensità non ha precedenti. Un rapporto del centro studi Globsec ha rilevato oltre 110 episodi tra gennaio e luglio, in gran parte in Polonia e Francia, attribuibili a soggetti legati al Cremlino.
Le provocazioni più recenti, incluso il sabotaggio di un’importante linea ferroviaria polacca, stanno contribuendo a cambiare il clima politico nelle capitali europee. Dopo aver mobilitato 10.000 soldati per proteggere infrastrutture critiche, il premier polacco Donald Tusk ha accusato Mosca di praticare “terrorismo di Stato”. Anche in Germania cresce la preoccupazione: per il segretario di Stato alla Difesa Florian Hahn, è necessario interrogarsi su “quanto a lungo” Ue e Nato possano tollerare questo livello di pressione ibrida e se non sia il momento di “diventare più attivi”.
Le proposte degli Stati membri
Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha criticato l’eccessiva cautela europea, proponendo la creazione di un Centro europeo per il contrasto alla guerra ibrida, una forza cyber di 1.500 esperti e nuove unità specializzate in intelligenza artificiale, inserite nel piano presentato al Consiglio superiore di difesa.
La discussione sulle misure di ritorsione apre però interrogativi etici e giuridici. Come osserva il professore Kevin Limonier del centro studi parigino Geode, gli Stati di diritto devono valutare se sia accettabile utilizzare “gli stessi strumenti” e “le stesse strategie” della Russia, muovendosi in una zona grigia che rischia di confliggere con le norme europee.
Finora Paesi come Germania e Romania si sono limitati a estendere le disposizioni che consentono di abbattere droni in prossimità di aeroporti e aree sensibili. Ma, come nota Politico, alcuni servizi di sicurezza europei dispongono già di margini operativi più ampi. Danimarca e Repubblica Ceca prevedono la possibilità di operazioni cyber offensive, mentre il Regno Unito avrebbe già colpito i sistemi dell’Isis per contrastarne i programmi tecnologici.
Target sensibili e guerra dell’informazione
Gli esperti sentiti da Politico indicano diversi possibili bersagli di un’eventuale risposta cyber europea: l’area economica di Alabuga, nel Tatarstan, dove la Russia produce i droni Shahed; infrastrutture energetiche; convogli ferroviari impiegati per il trasporto di armamenti. Parallelamente, viene suggerita una controffensiva nella guerra dell’informazione, considerando che l’opinione pubblica russa è in larga parte “inaccessibile”. Per questo, spiegano fonti militari, sarebbe decisivo cooperare con alleati che comprendono a fondo la mentalità russa.
Un elemento resta centrale: qualunque iniziativa offensiva dovrebbe mantenere una plausibile negabilità, condizione ritenuta indispensabile da più diplomatici europei.
Cyberattacchi russi, la linea della Nato
Pur monitorando con attenzione l’escalation, la Nato continua a definirsi un’organizzazione difensiva e guarda con cautela alle opzioni offensive. Un diplomatico dell’alleanza ha riconosciuto che le “risposte asimmetriche” fanno parte della discussione in corso, ma ha ribadito che l’Alleanza non intende “abbassarsi agli stessi metodi della Russia”.
Secondo Oana Lungescu, ex portavoce della Nato e oggi al Royal United Services Institute di Londra, la risposta più efficace resta quella delle dimostrazioni di forza coordinate, che comprendono l’attribuzione rapida degli attacchi ibridi e la possibilità di organizzare esercitazioni militari “a sorpresa” nei pressi dei confini russi, in particolare in Lituania ed Estonia.





