Fabio Fazio, intervistatore dei record, domenica sera segna un nuovo primato: «È con noi una delle poche persone su questo pianeta ad avere sotto gli occhi la situazione complessiva di tutti i paesi del mondo» annuncia in apertura. Settore dopo settore centra il nucleo del bersaglio, carpire le posizioni del Segretario generale dell’ONU, António Guterres. «Buonissima serata a tutti voi. È un grandissimo piacere essere qui» esordisce con sorriso composto in collegamento da New York, sede generale delle Nazioni Unite. In un’intervista cordiale ai limiti dell’informale, Fazio pone all’attenzione del Segretario i temi più rilevanti della geopolitica contemporanea, dalle guerre in corso fra super potenze, alla lotta comune contro il cambiamento climatico, passando per le riforme delle istituzioni multilaterali non più rimandabili.

“È un mondo caotico, regna l’impunità”
La conversazione si apre con un servizio su Gaza, immagini che straziano il cuore: «Siamo lontani dall’essere uniti come il nome “Nazioni Unite” imporrebbe» introduce Fabio Fazio, trovando pieno accordo col Segretario Guterres: «i più grandi poteri di questo mondo sono gli uni contro gli altri» risponde celere. La situazione internazionale prospettata è drammatica, forse ancor più di quanto lo fosse negli anni passati, quelli in cui Guterres era Primo Ministro del Portogallo. Negli anni ’90, spiega, il mondo era bipolare, Unione Sovietica e Occidente si fronteggiavano, ma con regole certe, c’era meno imprevedibilità. Questo permetteva la riduzione degli armamenti, o perlomeno, il loro controllo. Al contrario, oggi, il mondo transita verso il multipolarismo: «È essenzialmente un mondo caotico perché non c’è rispetto, c’è un’impunità completa perché le superpotenze non si parlano in modo efficace e non riescono a pervenire ad un accordo sulle problematiche chiave» enuncia. Un mondo dove tutti si sentono giustificati a fare quello che vogliono. Con tali premesse è arduo realizzare un coordinamento, anche sulle sfide chiave del nostro tempo. L’ONU è in prima linea, il prossimo summit, anticipa, avanzerà proposte di riforma in ottica di allargamento: «Anche se il potere di veto sarà impossibile da toccare, non è più pensabile che fra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sia assente una rappresentanza dei paesi africani» dichiara con fermezza.
Due quelle citate dal Segretario dell’ONU António Guterres: la gestione dei flussi migratori e il cambiamento climatico. Arricchisce la conversazione sulla migrazione, tema complesso, con considerazioni poco vagliate dal dibattito pubblico: l’Africa vessa in condizioni così difficili poiché “annega nei debiti”, insostenibili per paesi in via di sviluppo. La soluzione richiede una regia globale, devono cambiare le regole del gioco, le istituzioni finanziarie devono mutare per dare agli africani possibilità di rendere prospera la propria terra. La migrazione stabilisce «deve essere una scelta». Le parole del Segretario ricordano quelle del pontefice Giovanni Paolo II sul diritto a rimanere nella propria terra, nella consapevolezza, però, che sono quanto mai necessari accordi fra i paesi d’origine e paesi d’arrivo. Con un esempio tratto dalla propria esperienza personale chiarisce come l’accoglienza non sia solo un fatto etico ma anche economico. Pensiamo all’Europa e ancor più all’Italia, la sanità pubblica è al collasso: quanto bisogno avremmo di persone che si prendano cura dei pazienti, così come la madre di Guterres fu assistita in Portogallo da personale medico straniero?

Un mondo schiacciato dai conflitti
Due quelli su cui António Guterres viene interpellato: il conflitto israelo-palestinese e la guerra in Ucraina. Per il primo denuncia con fermezza il barbaro attentato di Hamas ai danni di Israele, invoca un rilascio degli ostaggi immediato e senza condizioni. Questo prescrivono le convenzioni internazionali. All’opposto, non risparmia aspre critiche ai vertici di Israele, che, di facciata sostengono si essere in guerra contro Hamas -e non contro i palestinesi- «ma la verità è che questa si è trasformata in una punizione collettiva per i palestinesi» denuncia. Un numero immane di civili innocenti muore per la reazione spropositata di Israele, crudele poiché diretta contro palestinesi che nulla hanno a che fare con Hamas, se non averne subito la dittatura. Le Nazioni Unite invocano un cessate il fuoco, più vicino, forse, con l’inizio del Ramadan, periodo durante il quale attaccare Gaza genererebbe reazioni nel mondo arabo difficili da ponderare. La soluzione a due stati rimane l’unica percorribile, difficilissima, quasi utopica di fronte alle immagini di distruzione, ma imprescindibile. Il Segretario dell’ONU Guterres risponde con una domanda retorica: «Israele accetterebbe una soluzione dove gli abitanti palestinesi e israeliani hanno lo stesso diritto di voto? Non credo che sia pronta ad accettare una cosa del genere». Per questo è necessario riformare le autorità palestinesi e fornire a Israele adeguate garanzie di sicurezza.
Per la guerra in Ucraina non intravede una conclusione a breve termine: «non c’è volontà da parte delle parti di iniziare dei negoziati. Però è importante fissare dei principi e questi principi sono la Carta delle Nazioni Unite, il Diritto Interazionale e il rispetto dell’integrità territoriale» asserisce prima di elogiare le parole del Santo Padre che, nella giornata di sabato, pur consapevole dell’aggressione perpetrata colpevolmente dalla Russa, ha invocato la resa Ucraina per favorire l’avvio del dialogo.
L’Italia e le Nazioni Unite
Alla domanda egoriferita sul ruolo dell’Italia all’interno delle Nazioni Unite, il Segretario Guterres ripercorre gli sforzi multilaterali che compie sin dal 1955, anno della sua entrata. Il nostro paese è il settimo contributore materiale, impegna un numero considerevole di connazionali in missioni di pace, pensiamo ai peacekeeper in Libano e, per posizione geografica e storia recente, è un prezioso intermediario con l’Africa. Sul tema del G7 sembra però lanciare un monito al governo, occorre contrastare ogni forma di frammentazione economica e finanziaria, l’Italia sostiene: «è un Paese del Nord ma è sempre riuscita a capire i problemi del Sud, credo che possa espletare un importante ruolo nella promozione delle riforme necessarie per un ordine più equo e multilaterale».

Il Segretario dell’ONU Guterres sulla crisi climatica: “O ci mettiamo tutti insieme o perderemo tutti insieme”
«C’è una cosa dal suo osservatorio che ci vede tutti uniti?» è la domanda conclusiva. Il cambiamento climatico, rivela, è probabilmente il versante di lavoro che più lo impegna. Riguarda tutti, democrazie ed autocrazie, paesi sviluppati e in via di sviluppo, generazioni presenti e future. Alle critiche di chi svilisce l’ONU ad istituzione senza denaro e potere decisionale risponde: «abbiamo una voce che si alza molto e molto chiaramente per mobilitare il sistema perché i nostri Stati Membri capiscano che devono assolutamente pervenire a un compromesso serio». Occorre mettere da parte le strategie politiche, non usa mezzi termini e spazza via ogni ipotesi di iniziativa tiepida: «non c’è assolutamente modo di ridurre le emissioni alla velocità necessaria per mantenere il limite di +1,5°C se non accettiamo che è essenziale smettere di usare i combustibili fossili». Pone l’accento sulla decarbonizzazione del settore privato, come? Con pressioni fiscali se ciò non avviene spontaneamente. Occorre disincentivare chi producendo inquina, anche con misure economiche. L’altro grande aspetto è quello dei paesi emergenti. Per paradosso sono proprio quelli meno sviluppati ad inquinare di più, privi delle risorse necessarie a riconvertire le proprie economie. Serve uno sforzo della comunità internazionale chiamata alla solidarietà, significa investire denaro anche fuori dai propri confini.
L’intervista si conclude con l’invito, rivolto ai giovani, a leggere lo Statuto delle Nazioni Unite, pagine commosse scritte da generazioni passate dopo gli orrori della seconda guerra mondiale: «Facciamo si che quei sogni, quei sentimenti, si realizzino».





