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Covid, perché rischiamo di tornare al punto di partenza

Anche Matteo Bassetti, l’infettivologo che si è dimostrato in questi anni più ottimista degli altri, un esperto che ha sempre rifiutato gli allarmismi, è seriamente preoccupato per quanto sta accadendo nel Paese del Sole Levante. «Servono tamponi a livello europeo e quarantene per chi arriva dalla Cina ed è positivo, o rischiamo di vanificare tutti i successi che abbiamo avuto contro il Covid», le considerazioni del coordinatore delle Malattie infettive di Alisa, l’azienda sanitaria ligure, a «Repubblica». Il pericolo è di tornare al punto di partenza come al gioco dell’Oca. Dalla Cina potrebbero arrivare delle pericolose varianti. Uno scenario agghiacciante che l’Italia deve evitare: «Serve una rete di protezione europea. Per tre anni Pechino ha ristretto i nostri viaggi. Ora dovremmo farlo noi», ha ammonito l’esperto.

Per Bassetti non possiamo veder sprecati tutti i nostri sforzi per liberarci dal Coronavirus. Quel che conta ora è non importare una variante resistente ai nostri vaccini: «Si prevede che arriveremo a 700 milioni di casi nei prossimi 20 giorni. Quindi si avranno in Cina il numero di casi che abbiamo visto in tutto il mondo nei tre anni precedenti. E mentre all’inizio della pandemia ad essere interessata era una sola area, ovvero la provincia di Hubei, oggi invece il contagio si estende su tutto il territorio. È evidente che se un virus circola così tanto in un Paese dove c’è moltissima gente non vaccinata – soprattutto gli anziani: molti di loro sono legati alla medicina tradizionale cinese – e dove il vaccino funziona meno – è un vaccino a vettore virale che ha efficacia dimezzata rispetto ai nostri vaccini a mRNA – questa è la condizione ideale per lo sviluppo di nuove varianti. Perché le varianti circolano molto, e si moltiplicano, quando c’è poca gente con gli anticorpi opportuni».

L’infettivologo ha poi aggiunto: «Si conta che ad oggi nella sola Cina sono state selezionate, solo per Omicron, 29 sottovarianti. Quindi immaginiamoci cosa succederà nei prossimi mesi. Oltretutto la Cina non è solo Pechino e Shanghai, ma anche la provincia recondita, dove non è che abbiano proprio ospedali come i nostri. Il sequenziamento in molte zone è raro. Un 5% dei cittadini può permettersi una tutela della salute efficace, ma dal punto di vista degli ospedali, il 95% della popolazione cinese ha un sistema sanitario al livello dei nostri anni ’50. Questo dovrebbe indurci alla prudenza».

«Quello che mi preoccupa di più non è la popolazione generale, sulla quale Omicron non farà gran che, perché alla fine noi abbiamo fatto tre dosi l’anno scorso, e molti hanno fatto il Covid quest’anno. Il vero problema è che abbiamo ancora una fascia abbastanza importante di over 70 che non hanno fatto la quarta dose. Più del 60% degli over 70 italiani non hanno fatto dosi nel 2022. È chiaro che se dovesse arrivare una variante Omicron più contagiosa, e che magari ha subito qualche altra mutazione che la rende resistente al vaccino, chi ha 80 anni e non ha fatto la quarta dose potrebbe infettarsi in maniera importante», ha concluso l’esperto. In altre parole, per Bassetti, bisogna stare in campana.