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Gratteri difende il 41 bis | Opinioni

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, tra i maggiori esperti di ‘ndrangheta, difende il 41 bis in un’intervista concessa a «La Stampa». Per lui non è affatto superato il regime di carcere duro, introdotto nel 1986 con la legge n.663 (la cosiddetta ‘Legge Gozzini’): «Il 41 bis è stato creato per impedire che persone pericolosissime mandassero messaggi di morte all’esterno del carcere.  Questo era e resta l’obiettivo principale e il senso della disposizione. Ora da quando il 41 bis è entrato in vigore sono state fatte molto modifiche. Sono state apportate numerose variazioni al testo originale».

Gratteri ha spiegato infatti che il contenuto della norma è stato più volte cambiato, «soprattutto attraverso circolari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. I vari direttori che si sono succeduti alla guida del Dap nel corso degli anni, per alcune parti, hanno mutato l’impostazione della misura, svuotando  parzialmente di contenuti il 41 bis». Oggi se ne parla per via del caso Cospito: «Nelle polemiche di questi giorni si perde di vista il punto focale. Cosa serve a un boss mafioso per essere pericoloso? A renderlo un capo nell’organizzazione criminale sono il carisma, la credibilità, l’immagine, il seguito all’esterno. Per essere un capomafia non gli è richiesto di essere un sollevatore di pesi. Un mafioso combatte la sua battaglia contro lo Stato anche con un battito di ciglia, anche su una sedia a rotelle o da un letto d’ospedale. La pericolosità di un mafioso non si misura dal grado di salute o dalle condizioni fisiche ma dal carisma che la persona è capace di esercitare», ha spiegato Gratteri.

In cosa il 41 bis ha perso nel tempo l’ispirazione originaria? «Si sommano carenze di investimenti e inadeguatezze strutturali. I detenuti al 41 bis sono gestiti dal Gom (Gruppo operativo mobile), una struttura d’elite specializzata della polizia penitenziaria che opera alle dirette dipendenze del capo del Dap, il quale può disporne direttamente l’impiego per fronteggiare situazioni di emergenza e particolare pericolo. Il Gom svolge appunto compiti relativi alla custodia dei detenuti sottoposti a regime di detenzione speciale previsto dal 41 bis. Ma qui c’è un primo nodo problematico da sciogliere», ha affermato il procuratore capo di Catanzaro.

Poi lo stesso ha specificato: «I detenuti al 41 bis sono distribuiti in 12 carceri. E questo rappresenta una pesante criticità perché dovrebbero essere suddivisi al massimo in 4 strutture carcerarie fatte apposta per i detenuti al 41 bis. E invece attualmente su 12 istituti sono due sono appositamente concepiti per i detenuti al 41 bis. gli altri sono adattamenti. Quindi il 41 bis non può nei fatti essere applicato alla lettera per ragioni logistiche e fisiche dovute ai luoghi in cui avviene la detenzione speciale».

C’è poi per Gratteri un ultimo aspetto che è di grande rilevanza, vale a dire il fatto che negli ultimi anni si è investito poco: «Si è creduto sempre meno nel 41 bis e le risorse sono inadeguate. Si è creduto poco nei Gom che invece sono strutture operative determinanti per applicare e rendere effettivo il 41 bis. E invece scontiamo una forte carenza di personale e una crisi di vocazione. (…) Questa mancanza di attenzione verso una struttura di elite è un grave errore per l’intero sistema penitenziario».