Nel giallo di Garlasco, un semplice pezzo di carta potrebbe cambiare tutto. Lo scontrino di Vigevano, per anni ritenuto l’alibi che scagionava Andrea Sempio, rischia ora di trasformarsi nella prova più controversa dell’intera vicenda. Un super testimone, ascoltato nei giorni scorsi dalla Procura di Pavia, avrebbe raccontato che quel documento non apparteneva al giovane indagato, ma gli sarebbe stato fornito da terzi per costruire a posteriori una falsa giustificazione.
L’avvocato di Stasi: “Se è falso, è un missile per Sempio”
A parlare chiaro è l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi: «Se si rivelerà falso, lo scontrino di Vigevano può diventare un missile per Andrea Sempio», ha detto a Mattino5. Il riferimento è al documento che per anni è stato considerato il perno dell’alibi di Sempio, all’epoca vicino di casa di Chiara. Una versione oggi messa in discussione da nuove testimonianze e da possibili incongruenze emerse durante i recenti accertamenti. Secondo l’avvocato Fabrizio Gallo, legale di Massimo Lovati, anche lui vicino alla vicenda, lo scontrino sarebbe addirittura «falso», e non riconducibile a Sempio. Se così fosse, cadrebbe uno dei pochi elementi che avevano contribuito a tenerlo lontano dalle indagini iniziali.
Falso alibi e reati connessi: cosa rischia chi inganna la giustizia
In Italia, fornire un falso alibi o una prova contraffatta per alterare il corso di un’indagine è un reato grave. L’articolo 372 del Codice Penale (falsa testimonianza) prevede la reclusione da due a sei anni, pena che può salire fino a sette anni se la menzogna provoca gravi conseguenze, come la condanna di un innocente. Ma non è tutto. Altri reati connessi includono il favoreggiamento personale (art. 378 C.P.), punibile fino a quattro anni di reclusione se si aiuta qualcuno a eludere indagini o a sottrarsi alla giustizia, con aggravanti in caso di reati gravi come mafia o terrorismo. Inoltre, se il falso alibi è contenuto in atti o documenti ufficiali, può configurare il falso ideologico (art. 479 C.P.), con pene da uno a sei anni, o l’intralcio alla giustizia (art. 377 C.P.), punito con uno a cinque anni di carcere. Un quadro normativo che rende chiaro come anche un gesto apparentemente “di aiuto” a un conoscente possa trasformarsi in un reato pesantemente sanzionato.
La replica di Andrea Sempio: “Sì, lo scontrino è mio”
Intervistato da Chi l’ha visto?, Andrea Sempio ha però respinto con decisione ogni sospetto:
«Sì certo, l’ho preso io», ha dichiarato in merito allo scontrino del parcheggio di Vigevano, datato 13 agosto 2007, il giorno della morte di Chiara Poggi. «Sarebbe stato meglio se la cosa avesse destato sospetti all’epoca così avrebbero potuto cercare le immagini delle telecamere. Ma mi hanno chiesto quello scontrino un anno dopo, quando i video non c’erano più», ha aggiunto.
Un caso che non smette di riaprirsi
A quasi diciotto anni dal delitto di Garlasco, ogni nuovo dettaglio riaccende i riflettori su un caso mai davvero chiuso. Lo scontrino, simbolo di un alibi e di un mistero, potrebbe ora diventare la chiave di volta di una nuova fase investigativa. Se la Procura dovesse accertarne la falsità, l’intera vicenda giudiziaria potrebbe essere riscritta, aprendo scenari imprevisti sul ruolo di Andrea Sempio e riaprendo ferite che da tempo sembravano rimarginate.





