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Scomparsa nel nulla: il giallo di Barbara Corvi, tra ombre di ’Ndrangheta e misteri irrisolti

Svanita nel nulla da oltre 15 anni, la vicenda di Barbara Corvi resta uno dei misteri più inquietanti dell’Italia recente. La donna, originaria di Montecampano di Amelia (Terni), è ufficialmente scomparsa il 27 ottobre 2009. A 35 anni, sposata e madre di due figli, non aveva motivi apparenti per lasciare casa: per questo l’ipotesi di un allontanamento volontario è stata subito scartata. Sullo sfondo, però, si addensano ombre di criminalità organizzata, con sospetti sempre più insistenti di un delitto legato alla ’Ndrangheta.

L’inchiesta e i sospetti sul marito

Le indagini si sono concentrate sul marito, Roberto Lo Giudice, calabrese originario di Santa Caterina (Reggio Calabria) e appartenente a una famiglia storicamente legata alle cosche. Nel 2021 venne sottoposto a misura cautelare, poi annullata dal tribunale del Riesame e confermata dalla Cassazione. L’inchiesta è stata archiviata nel 2023 per insufficienza di prove.

Gli investigatori ipotizzavano un omicidio e la soppressione del cadavere, con lo scenario agghiacciante dello scioglimento nell’acido. Successivamente, un collaboratore di giustizia ha parlato di una possibile “lupara bianca”, con il corpo sepolto in un pozzo cementato in Calabria. Ma, al momento, non ci sono certezze.

Le ombre della ’Ndrangheta

«Conosco bene la famiglia Lo Giudice», ha spiegato il giornalista Klaus Davi, «un tempo tra le più influenti a Reggio Calabria. Oggi non hanno più lo stesso potere, ma se davvero dietro alla scomparsa di Barbara c’è la ’Ndrangheta, è difficile che emerga la verità senza il contributo dei pentiti».

Secondo Davi, casi come questo ricordano altre vicende irrisolte o chiarite solo dopo anni, come quella di Maria Chindamo, imprenditrice calabrese uccisa nel 2016 e per la quale si è arrivati a un processo solo grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

La voce della giustizia e degli esperti

Per l’avvocata Alessia Pontenani, «l’assenza di un corpo e di prove rende molto difficile poter riaprire il caso. Servirebbe il coraggio di qualcuno disposto a raccontare la verità».

Un’analisi condivisa da Claudio Sebastiani, responsabile Ansa Umbria: «Di Barbara sappiamo solo due cose: che non si trova e che le indagini non hanno portato a nulla. La realtà è che casi simili rischiano di restare irrisolti, come quello di Sonia Marra, la studentessa pugliese scomparsa a Perugia nel 2006».

La memoria di una comunità ferita

Dal 2009, la città di Amelia vive un dolore collettivo. «È un lutto quotidiano e crudele», ha dichiarato il sindaco Avio Proietti Scorsoni. «Una famiglia non ha un luogo dove piangere Barbara. Come Comune cerchiamo di tenere viva la memoria con eventi organizzati insieme al Comitato Barbara Corvi e al Forum Donne. Per noi, Barbara vive».

Un impegno civile

La vicenda di Barbara Corvi resta una ferita aperta. Attraverso programmi come “Psiche Criminale – Scomparsi” (canale 122 Fatti di Nera) e rubriche dedicate su Tag24.it, si cerca di mantenere viva l’attenzione, offrendo un servizio civico e dando voce a famiglie e comunità. In assenza di risposte giudiziarie, la memoria e la pressione sociale restano gli unici strumenti per continuare a chiedere verità e giustizia.