È la notte tra il 14 e il 15 agosto del 2007. A Duisburg, in Germania, sei persone vengono uccise davanti al ristorante italiano Da Bruno in quello che passerà alla storia come il Ferragosto di sangue. Un evento che segna uno spartiacque nella percezione della criminalità italiana e calabrese all’estero, portando sotto i riflettori internazionali la violenza della faida di San Luca, che da anni opponeva le famiglie Nirta-Strangio e Pelle-Vottari.
Le intercettazioni restituiscono la drammaticità di quelle ore: «Moriu fratima, moriu niputita, moriu fraita. Moriru tutti», il messaggio che da Duisburg arriva fino in Aspromonte. Tra le vittime anche due giovanissimi, di 16 e 18 anni.
Il rito d’affiliazione alla ‘ndrangheta e la strage
Quella sera al ristorante Da Bruno era previsto un rito d’affiliazione per il diciottenne Tommaso Venturi, pronto a entrare nella ‘ndrina dei Pelle-Vottari. Nella sua tasca verrà trovato un santino di San Michele insanguinato, simbolo dell’ingresso nella consorteria mafiosa.
Alle 2:24 della notte una raffica di colpi raggiunge il locale e uccide sei persone: Sebastiano Strangio, Marco Marmo, Francesco e Marco Pergola, Tommaso Venturi e Francesco Giorgi. Una vendetta che, secondo le indagini, si lega all’omicidio di Maria Strangio, moglie di un boss del clan contrapposto, avvenuto mesi prima.
Il commando e le indagini
Dietro la strage, le autorità italiane e tedesche individuano un commando di killer riconducibile alla cosca Nirta-Strangio. Tra i condannati all’ergastolo Giovanni Strangio e Sebastiano Nirta, ritenuti dai magistrati protagonisti dell’agguato.
Come ricorda il giornalista Ersilio Mattioni, autore del libro La strage di Duisburg, le autorità tedesche erano già state avvisate da tempo delle infiltrazioni ‘ndranghetiste. Relazioni e segnalazioni indicavano da oltre dieci anni la Germania come terreno fertile per il radicamento mafioso, in particolare attraverso ristoranti e locali usati come basi operative.

La svolta per la Germania che “scopre” la ‘ndrangheta e la sua ferocia
La strage di Duisburg rappresenta la svolta nel contrasto alla ‘ndrangheta in Germania. Dopo il 2007 la collaborazione tra le forze dell’ordine italiane e tedesche si intensifica, con un incremento di controlli e operazioni.
Secondo la Dia, la Germania continua a essere un polo di attrazione per le mafie italiane grazie alla sua economia, soprattutto nei land più ricchi come Baden-Württemberg, Renania Settentrionale-Vestfalia, Baviera e Assia.
Un esempio recente è l’inchiesta “Boreas”, che il 1° aprile 2025 ha portato a 20 arresti tra Calabria e Germania, colpendo le cosche di Cirò e Cariati radicate nella zona di Stoccarda. «La ‘ndrina di Cariati è espressione operativa in Germania del locale di Cirò», ha spiegato il procuratore Salvatore Curcio.
Una memoria che resta
A 18 anni di distanza, la strage di Duisburg resta una ferita ancora aperta e un monito per le istituzioni europee. Oggi i tempi e gli equilibri criminali sono cambiati, ma come ha ricordato Mattioni: «La storia della ‘ndrangheta ci insegna che a volte tutto quello che è razionale scompare».





