Si intitola “Cara Giulia, quello che ho imparato da mia figlia“, il libro, scritto da Gino Cecchettin (il papà della studentessa uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta) insieme a Marco Franzoso. Per la copertina è stata scelta l’immagine del murale che l’artista marsalese Fabio Ingrassia ha realizzato a Milano, a due passi dal Duomo. Il baschetto in testa, il cappotto rosso e il sorriso che tutti abbiamo imparato ad amare. «Ho trovato forza grazie a Giulia. Per ogni azione che faccio, cerco di pensare a cosa avrebbe fatto lei», aveva spiegato il papà della vittima a «Che Tempo che Fa», dove ha presentato il volume. «Fa parte di un progetto più ampio. Già dall’inizio avevo pensato che dovevo fare qualcosa. Giulia non era una ragazza che si risparmiava nell’aiutare gli altri», aveva chiarito a Fabio Fazio. In un’intervista su «Il Corriere della Sera» Gino Cecchettin è tornato oggi a parlare del dolore che prova, di quel maledetto 11 novembre che ha cambiato la sua esistenza e la storia della sua famiglia, e infine ha speso qualche parola per i genitori dell’assassino di sua figlia. Un pensiero il suo del tutto inatteso.
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Gino Cecchettin: «Abbraccerei i genitori di Filippo, vivono un dramma più grande del mio»
«Non ricordo nulla di quel sabato se non quando ho iniziato a chiedermi, dov’è mia figlia? Perché non torna? La vita va vissuta costantemente ponendo l’attenzione ai minimi dettagli, questo ho imparato. Dovremmo assaporare ogni secondo, ogni giorno, da quando ci alziamo», ha raccontato Gino Cecchettin a «Il Corriere della Sera». «Ho sempre definito Giulia la figlia perfetta. E quindi per me tutto era concesso, anzi era lei che faceva da tutrice al papà, consigliandomi cosa fare per la gestione familiare. Davo massima fiducia, massima libertà, avendo paura anche di invadere i suoi spazi. Le avevo dato dei consigli, detto di essere più determinata nel chiudere la storia ma lei faceva sempre la crocerossina. Mi chiedo: giusto fare come ho fatto o un genitore dovrebbe essere un po’ più invadente? Credo che Giulia voleva dire qualcosa ma aveva paura di ferire il papà e la sorella», ha confidato l’uomo.

Gino Cecchettin sui genitori di Filippo Turetta: «Non li posso giudicare»
Gino Cecchettin ha rivolto poi un pensiero ai genitori di Filippo: «Mi sono immedesimato nei genitori di Filippo diverse volte, anche perché sono molto razionale. Darei loro un abbraccio; non li posso giudicare, stanno vivendo un dramma più grande del mio. Io cercherò di tornare a sorridere, ci sono già riuscito ho amici e figli fantastici; loro faranno più fatica, saranno sempre i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione». (continua a leggere dopo le foto)

«Tutte le notti sogno che carico in auto Giulia e la riporto a casa»
A proposito della sua reazione al dolore, delle critiche che qualcuno gli ha mosso, il padre di Giulia ha detto: «Dopo un lutto bisogna piangere altrimenti non si soffre, questa è la credenza. Ma impegnarsi non significa non soffrire, non c’è giorno in cui non piango pensando a mia moglie e mia figlia ma non si può solo piangere, bisogna andare avanti; questo è anche il mio carattere non sono abituato a piangermi addosso e ho l’abitudine di cercare le soluzioni ma fa male sentirsi dire che sto lucrando sulle spalle di mia figlia. Ho imparato, tuttavia, a farmi scivolare addosso le cose». Sul finale arriva la triste ammissione: «Tutte le notti sogno che arrivo alla zona industriale la carico in auto e torno a casa, mi godo anche questo dolore perché in quel momento la vedo, magari impaurita. È un momento doloroso, fa male».
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