Nel sud della Florida, in quello che dovrebbe essere un Paese simbolo dei diritti civili, la realtà per molti migranti è un incubo senza fine. Il Krome Detention Center, uno dei principali centri di detenzione per immigrati a Miami, è ormai allo stremo: le celle sono talmente sovraffollate che i nuovi arrivati possono soltanto stare in piedi, uno accanto all’altro, senza nemmeno lo spazio per sedersi. Ma la mancanza di spazio è solo la punta dell’iceberg. A denunciarlo è un rapporto congiunto di Human Rights Watch, Americans for Immigrant Justice e Sanctuary of the South, che hanno raccolto testimonianze dirette da detenuti di tre diverse strutture della regione. Quello che emerge è un quadro agghiacciante fatto di abusi, umiliazioni sistematiche e condizioni igienico-sanitarie indegne.
Trattati come animali: il racconto di Pedro
Uno degli episodi più scioccanti è accaduto proprio a Krome. Secondo la denuncia, alcuni migranti venivano ammanettati con le mani dietro la schiena, costretti a inginocchiarsi e a mangiare da piatti di polistirolo appoggiati a terra, in una posizione che li faceva assomigliare più a cani che a esseri umani. “Dovevamo mangiare come animali”, ha raccontato Pedro, uno dei detenuti, alle ONG che hanno redatto il rapporto. Molti altri uomini, racconta il documento, sono stati stipati per ore in una sola cella, privati del pranzo fino alla sera, e lasciati incatenati con i loro pasti poggiati su sedie di plastica. Scene che, come scrive “Today”, ricordano più una prigione clandestina che un centro gestito da un’agenzia federale.
Donne senza protezione e bagni sotto gli occhi di tutti
Le condizioni non erano migliori per le donne. Nel centro Krome North, situato nell’area ovest di Miami, le detenute venivano costrette a utilizzare i servizi igienici davanti agli uomini. A loro era negato l’accesso a cure mediche adeguate per il genere, a docce dignitose e persino al cibo in alcuni casi. E in un episodio degno di un film distopico, alcuni detenuti trasferiti da altre strutture sono rimasti rinchiusi per oltre 24 ore in un autobus parcheggiato nel cortile, in attesa che si liberasse spazio. Uomini e donne insieme, ammassati in un mezzo dove l’unico bagno si è rapidamente intasato, trasformandosi in una cloaca maleodorante. “L’autobus puzzava di feci in modo insopportabile Non ci lasciavano scendere, e chi aveva bisogno ha finito per usare quel piccolo gabinetto anche per defecare”, il racconto di un detenuto. Quando sono riusciti ad entrare nella struttura, sono stati messi in una sala ghiacciata, che loro stessi hanno ribattezzato “la ghiacciaia”, dove sono rimasti fino a 12 giorni senza coperte né abiti pesanti, dormendo per terra sul cemento.
Il caso Marie Ange Blaise e le cure negate
Nel centro di transizione di Broward, a Pompano Beach, si è verificato uno degli episodi più tragici. Marie Ange Blaise, donna haitiana di 44 anni, è morta in aprile mentre era detenuta. Secondo le testimonianze raccolte nel rapporto, molti migranti in quella struttura hanno subito ritardi nelle cure mediche, anche in presenza di ferite gravi o patologie croniche. Chi chiedeva aiuto si sentiva rispondere con tono sarcastico o aggressivo. Le cure psicologiche erano praticamente assenti, anche per chi manifestava chiari segnali di sofferenza mentale.
Violenze insabbiate e telecamere spente
Il rapporto punta il dito anche contro episodi di violenza deliberata. In un presunto caso avvenuto ad aprile, nel centro di Miami, una squadra antisommossa è intervenuta brutalmente contro un gruppo di detenuti che protestava per la mancanza di cure a un compagno che tossiva sangue. Secondo le denunce, le telecamere di sorveglianza sarebbero state spente intenzionalmente poco prima dell’irruzione. Un detenuto ha riportato la frattura di un dito durante l’aggressione.
Alligator Alcatraz: la nuova prigione tra le paludi
La situazione è talmente fuori controllo che lo Stato della Florida ha deciso di accelerare la costruzione di una nuova struttura detentiva nelle Everglades, ribattezzata con cinismo “Alligator Alcatraz”. Questa mega-prigione è progettata per ospitare fino a 5.000 migranti privi di documenti, in attesa di deportazione. Tre cittadini italiani sarebbero già reclusi nella struttura, secondo fonti non ufficiali. Il centro nasce per rispondere al boom di detenzioni seguito all’insediamento dell’amministrazione Trump e alla sua stretta politica anti-immigrazione.
La denuncia: “Una crisi dei diritti umani”
Secondo gli attivisti, le condizioni disumane nei centri di detenzione per migranti rappresentano una vera e propria crisi dei diritti umani, alimentata da un clima sempre più ostile verso le comunità di origine straniera. “L’escalation repressiva dell’amministrazione Trump sta terrorizzando le famiglie e minando il tessuto delle comunità, specialmente in uno Stato come la Florida che prospera grazie all’immigrazione”, ha dichiarato Katie Blankenship, avvocata esperta di immigrazione e co-fondatrice di Sanctuary of the South. E ha aggiunto: “L’approccio rapido, caotico e crudele all’arresto e alla reclusione delle persone è letteralmente mortale. Sta creando una ferita profonda che segnerà la Florida e l’intero Paese per anni”.





