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Perché il 27 gennaio è la Giornata della Memoria: che differenza c’è tra Shoah e Olocausto

Il 27 gennaio 2025 è la Giornata della Memoria, istituita dall’Assemblea generale della Nazioni Unite nel 2005 e celebrata in tutto il mondo per commemorare le vittime dell’Olocausto. Ma perché cade proprio il 27 gennaio? Che differenza c’è tra Olocausto e Shoah? Di seguito tutto quello che c’è da sapere.

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Perché il 27 gennaio è la Giornata della Memoria: che differenza c’è tra Shoah e Olocausto

Perché il 27 gennaio è la Giornata della Memoria? Tale data è stata scelta il 1° novembre del 2005 nel corso della 42esima riunione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unitecon la risoluzione 60/7 , «condannando “senza riserve” tutte le manifestazioni (su base etnica o religiosa) di intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o comunità». La data è stata scelta perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata rossa, impegnate in operazioni belliche, giunsero ed entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz.

Perché il 27 gennaio è la Giornata della Memoria

Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, che marciavano in direzione della Germania, entrarono ad Auschwitz per liberarla, varcando il cancello con la scritta “Arbeit macht frei” (“il lavoro rende liberi”). «Noi trovammo quasi settemila persone ancora vive nel campo… C’erano cento bambini che il cameraman Vorontsov riprese mentre mostravano il numero tatuato sul braccio. In mezzo al campo principale giacevano 48 corpi. Altri 600 furono raccolti in varie parti del gigantesco complesso. Nei magazzini che non erano bruciati del tutto furono filmati i macabri reperti. E catalogati: 1.185.345 capi di vestiario maschili e femminili; 460 arti artificiali; sette tonnellate di capelli; 43.525 paia di scarpe… I capelli erano divisi per lunghezza e per colore, pronti per la spedizione. Andavano alla ditta Alex Zink della Baviera che li pagava 50 pfenning al chilo e li usava per imbottire gli abiti», le parole del generale Vasilij Petrenko, che allora comandava la 100esima divisione di fanteria nel primo fronte ucraino, in un’intervista al «Corriere della Sera».

Oltre sei milioni di ebrei sono stati sterminati tra ghetti e campi di concentramento

Oltre sei milioni di ebrei, più di quattro milioni tra polacchi, ucraini e bielorussi, circa 3 milioni di prigionieri di guerra sovietici, 2 milioni di oppositori politici, 400mila cittadini jugoslavi, 300mila rom e 270mila disabili furono sterminate tra ghetti, campi di concentramento e nei numerosi eccidi compiuti dai nazisti in Polonia e in Unione Sovietica. Cifre approssimative che probabilmente sono molto più alte. “Sei milioni di ebrei sono stati annientati e non voglio che sia un motivo per lasciare uno spazio vuoto. Vorrei riempire questo spazio con i ricordi, e penso che sia in un certo senso il mio sacro dovere. Mia madre e mio padre erano della prima generazione. Mia madre era nel ghetto di Varsavia. Aveva una famiglia molto numerosa. Quasi tutti sono scomparsi in luoghi diversi”, ha detto Katarzyna Warman, figlia di un sopravvissuto ai microfoni di «Euronews».

“Penso che non sia sufficiente ricordare una data specifica. Penso che dovremmo ricordare tutto quello che è successo, a partire dal fatto che agli ebrei non era permesso andare nei parchi, era vietato lavorare, sposare persone di altra religione. È iniziato con passi piuttosto piccoli, e non è iniziato nel vuoto. C’è una canzone molto bella in yiddish. Dice: ‘Il mondo intero è un piccolo ponte’. Quindi, se le persone potessero pensare in questo modo, e che siamo su questo piccolo ponte tutti insieme, e dovremmo, se non amarci, ascoltarci l’un l’altro, prenderci cura e non odiare”, ha aggiunto Warman.

Che differenza c’è tra Shoah e Olocausto

Per la maggior parte dei sopravvissuti all’Olocausto, la liberazione fu solo l’inizio di un lungo periodo di difficoltà. Molti ex-deportati dovettero sottoporsi a mesi di cure mediche per riprendersi fisicamente. Iniziarono poi a cercare i familiari che erano riusciti a sopravvivere, ma purtroppo solo per pochi c’era una casa o una famiglia ad accoglierli. In molte parti d’Europa, l’Olocausto aveva distrutto intere comunità. Ma qual è la differenza tra Olocausto e Shoah? Secondo il sito “Storicamente”, il termine “Olocausto” viene oggi usato per riferirsi al genocidio di una grande parte degli ebrei d’Europa. La parola deriva dal greco e si riferisce a un sacrificio religioso in cui un animale veniva completamente bruciato, e il suo fumo era considerato un “odore gradito a Dio”. Invece, il termine “Shoah”, che in ebraico significa “distruzione”, è meno legato alla religione e ha una connotazione più neutra. Sebbene anche nel linguaggio biblico la parola Shoah appaia in vari testi, come nel libro di Giobbe o nei salmi, non è associata direttamente ai rituali religiosi.

Spesso i termini Shoah e Olocausto vengono usati come sinonimi per indicare lo sterminio degli ebrei, ma, come abbiamo visto, ci sono delle differenze. La principale riguarda il significato della parola. “Shoah” non ha alcuna connessione con l’idea di sacrificio inevitabile. Al contrario, il termine “Olocausto” evoca un rito religioso in cui si offre un sacrificio a un dio, che teoricamente potrebbe essere anche gradito a lui. Per questo motivo, molti hanno ritenuto che Olocausto fosse un termine poco adatto per descrivere ciò che è accaduto al popolo ebraico. Inoltre, mentre “Shoah” si riferisce esclusivamente allo sterminio degli ebrei, “Olocausto” include anche le altre vittime del regime nazista, come tutte le persone considerate “indesiderabili” da Hitler.

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