Tra gli stand della Buchmesse di Francoforte, la più grande fiera dell’editoria al mondo, l’eleganza di Jonathan Galassi si nota subito. Passo lento, impermeabile da americano d’altri tempi e bastone di legno, sembra camminare in un tempo sospeso, mentre intorno tutti corrono, taccuino alla mano e caffè in bicchieri di carta. Per lui, questo caos organizzato resta un luogo familiare, anche se ha perso parte del suo antico fascino.
Ieri Galassi, come scrive «Repubblica», che lo ha intervistato, ha ricevuto un premio prestigioso per la sua carriera di editore, promosso da Marsilio con l’Università Ca’ Foscari e in partnership con la Buchmesse. Una vita alla Farrar, Straus & Giroux, prima come direttore, oggi come presidente emerito ed editor: la casa editrice che pubblica Franzen, Saviano, Louise Glück, Jamaica Kincaid e tanti altri nomi che hanno segnato la letteratura contemporanea.
“Non è più la fiera di un tempo, ma resto a mio agio”
«Non venivo dal 2019», racconta, «e nel frattempo è cambiato tutto. Il Covid ha compresso i rapporti e molti dei miei amici non ci sono più. Quella Buchmesse fatta di cameratismo e circoli di intimi, dove mi introdusse Roger Straus, è finita. Ora dominano i grandi gruppi editoriali e il ruolo dell’editoria letteraria si è ridotto».
“I libri non sono più al centro della cultura popolare”
«Un tempo ci si vedeva a cena per spettegolare e parlare di libri. Ora non più. Gli autori non hanno più lo stesso peso di un tempo: oggi vincono le star televisive, gli attori, i social media. TikTok è un ottimo canale pubblicitario, ma non sostituisce la conversazione sui libri. La letteratura non è più al centro del dibattito culturale, e questo si sente», ha confidato Jonathan Galassi.
“La letteratura è l’antidoto al populismo”
Galassi non cede alla nostalgia ma avverte: «Siamo immersi in una guerra culturale. Il populismo è una sfida all’egemonia del pensiero liberale, ma la letteratura resta un’arma potente contro ogni forma di autoritarismo». Quando gli si chiede se si senta parte dell’élite presa di mira da Trump, sorride: «Sono loro i veri apocalittici. Vogliono la fine di ciò che abbiamo costruito. Attaccano la scienza, l’università, la libertà di opinione. È proprio per questo che i libri diventano ancora più preziosi: rappresentano la libertà del pensiero contro ogni tentativo di controllo».
«L’unica risposta possibile alla semplificazione culturale è aprirsi, non chiudersi», spiega. «La repressione nasce dal risentimento e non dura a lungo. Il compito degli intellettuali è resistere restando curiosi», ha aggiunto Galassi.
“L’intelligenza artificiale? Un furto del diritto d’autore”
E quando si parla di intelligenza artificiale, il tono cambia. «La paura più grande è essere cannibalizzati dalle aziende di IA che usano i libri per allenare i loro sistemi. È una forma di furto del diritto d’autore».
Ma non teme il futuro: «Forse l’IA scriverà qualche romance, ma non produrrà mai letteratura. L’ingegno umano resta l’unica vera arena dell’arte». Galassi, che di arte se ne intende, sa distinguere bene la differenza tra creatività e simulazione: «La letteratura nasce dall’imperfezione, dall’emozione, dalla paura di sbagliare. È questo che la macchina non potrà mai replicare».
“Krasznahorkai? Un Nobel tradizionale”
Sul nuovo premio Nobel László Krasznahorkai è lapidario: «Lo conosco di fama, e il mio amico di New Directions lo pubblica da anni. È un premio meritato, un Nobel tradizionale». Cosa intende? «È andato a uno scrittore europeo, dal nome difficile, con un atteggiamento antiautoritario».
“La poesia è ancora viva”
Poeta e traduttore di Montale e Leopardi, Galassi non ha dubbi: «La poesia è il mio grande amore. È un mercato secondario, ma non per questo meno vivo. È un linguaggio al quale molti si rivolgono per esprimersi, consolarsi, protestare».
“Fare l’editore è stare vicino alla vita reale”
«Fare l’editore è stato il mio modo di restare vicino alla scrittura, senza entrare nell’accademia. Erano gli anni Settanta, e non credevo nella decostruzione allora di moda. Continuo a pensare che il mio mestiere sia quanto di più vicino ci sia alla vita reale», ha concluso.
Un uomo d’altri tempi, Galassi, che osserva con ironia la modernità ma non la teme. E anche davanti alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale, difende l’idea più antica di tutte: che solo la parola scritta dall’uomo può davvero cambiare il mondo.





