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Intelligenza artificiale e democrazia: parla l’esperta Anne Bouverot

La matematica e dirigente d’azienda Anne Bouverot è una delle più grandi esperte mondiali di Intelligenza artificiale, inviata speciale dell’Eliseo e incaricata di organizzare il summit mondiale che si terrà a Parigi il 10 e 11 febbraio 2025.

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Intelligenza artificiale e democrazia: parla l’esperta Anne Bouverot

Anne Bouverot ha fatto il punto sulla AI in un’interessante intervista concessa al «Corriere della Sera», illustrandone rischi e vantaggi: «Quando succede qualcosa e non sappiamo cosa sia, soprattutto quando si chiama intelligenza artificiale, pensiamo: sì, fantascienza, Terminator e così via. Ma poi ci si rende conto di che cosa sia veramente. Quindi ci diciamo: sì, ci sono rischi, ma ci sono anche applicazioni interessanti. L’IA ha conseguenze nel settore del lavoro e dobbiamo vedere come sta cambiando alcune professioni (ad esempio nella traduzione). Possiamo vedere che in alcuni settori, come lo sviluppo informatico e lo scrivere codice o la medicina, può essere molto utile. Cioè, siamo più propensi ad avere reazioni più concrete e specifiche a cose che comprendiamo meglio. Questo è il cambiamento complessivo della percezione dell’intelligenza artificiale».

L’intelligenza artificiale porterà alla fine democrazia? Interviene Anne Bouverot

Possiamo parlare di progresso tecnologico con l’AI? «Ci sono stati nuovi annunci sulle nuove capacità di questi modelli di IA generativa, che stanno facendo progressi ma forse un po’ meno del previsto, ma forse vedremo innovazioni in altri settori. L’intelligenza artificiale simbolica si è sviluppata all’inizio, poi quella neurale, poi il machine learning, poi l’IA generativa, forse vedremo un altro ramo di sviluppo. Ma l’impatto sulla società lo faranno i casi d’uso, e ce ne sono una quantità enorme». L’esperta ha descritto le applicazioni più promettenti: «Nella scienza c’è un grande potenziale. Con il Premio Nobel per la Chimica a Demis Hassabis abbiamo visto che possiamo scoprire nuove strutture proteiche. Penso che in tutti i settori della chimica, dell’analisi dei materiali, della biologia, della fisica e della medicina, abbiamo un’enorme capacità di aiutare la scienza». Nello specifico nella medicina di precisione: «Assolutamente sì, c’è molta speranza. Bisogna passare attraverso gli ospedali, le compagnie di assicurazione e i medici. È complesso in ogni Paese, ma ci sono enormi possibilità. Ed è fantastico, perché sono settori in cui è sempre più importante che le nostre società facciano progressi».

A livello europeo l’importante è semplificare

Da un punto di vista politico, qual è la posizione attuale dell’Ue in termini di capacità di regolamentare senza frenare il progresso tecnologico? «A livello europeo, c’è il desiderio di creare un mercato unico e quindi di armonizzare le regole all’interno dell’Europa, il che è un’ottima cosa. L’importante è semplificare il modo in cui le regole vengono applicate in Europa e anche reagire, in particolare dopo la relazione di Draghi, per garantire che venga data priorità anche agli investimenti e allo sviluppo dell’innovazione. Al summit sull’intelligenza artificiale di inizio 2025 non cercheremo di introdurre nuove norme. Non abbiamo la legittimità per farlo. Tuttavia, cercheremo di armonizzare gli standard, che non sono tutti europei, per rendere più facile alle aziende rispettarli. E per evidenziare la capacità di innovazione dell’Europa», ha detto Anne Bouverot al «Corriere».

«L’intelligenza artificiale permette di generare contenuti falsi, ma ciò che conta davvero è il modo in cui vengono diffusi»

La matematica e dirigente d’azienda ha spiegato poi quale impatto potrebbe avere l’intelligenza artificiale sulla politica: «Potrebbe consentire di consultare i cittadini su questioni specifiche. A Taipei, per esempio, si stanno sviluppando meccanismi di consultazione dei cittadini. Abbiamo una professoressa a Yale, Hélène Landemore, che sta pensando alle consultazioni in più Paesi, per consentire a un gruppo di persone di porre domande su questioni sociali». Non è per lei la fine della democrazia: «Il problema è la disinformazione. L’intelligenza artificiale permette di generare contenuti falsi, ma ciò che conta davvero è il modo in cui vengono diffusi. L’AI ha due tipi di impatto. Il primo, nella generazione di contenuti. E sì, è sorprendente. In questo caso, dobbiamo mettere in atto strumenti come il watermarking e fare anche molta educazione, fin dalla scuola materna, per imparare a porci a dubbio se un’immagine, per esempio, è reale o no. Il secondo, nella diffusione: l’intelligenza artificiale può aiutare a diffondere, ma anche a distinguere il vero dal falso. Aumenta la minaccia ma anche la capacità di contrastarla. Sono due aspetti che convivono».