Press "Enter" to skip to content

L’Estonia scommette sull’intelligenza artificiale: a scuola ne serve di più

Mentre molti governi discutono su come arginare l’uso degli smartphone in classe (c’è chi li vieta del tutto, chi li tollera con riserva, chi teme che ChatGPT faccia fare i compiti al posto degli studenti), l’Estonia fa il contrario. E rilancia. Lo fa con un progetto ambizioso, il TI Hüpe, che significa “salto dell’intelligenza artificiale”: un programma nazionale che punta a portare l’AI tra i banchi di scuola, non come una minaccia da contenere ma come uno strumento da integrare, conoscere e usare bene.

Il “balzo della tigre” è diventato smart

Per chi conosce la storia recente del paese baltico, la mossa non sorprende. Già nel 1996, mentre internet in Europa era ancora un oggetto misterioso, l’Estonia investì nella digitalizzazione scolastica con il programma Tiigrihüpe (il “salto della tigre”) che in pochi anni trasformò il paese in una delle nazioni più digitalizzate al mondo. Ora, quasi trent’anni dopo, l’Estonia ci riprova. E prova a fare da apripista su un altro fronte: quello dell’intelligenza artificiale nella didattica.

Un test su larga scala (ma davvero)

La prima fase del TI Hüpe partirà ad agosto con la formazione dei docenti. A settembre, l’intelligenza artificiale entrerà in aula con 20mila studenti dai 15 ai 17 anni e circa 3mila insegnanti. L’obiettivo è chiaro: migliorare l’apprendimento e alleggerire la burocrazia scolastica. A regime, entro il 2027, il progetto dovrebbe coinvolgere 58mila studenti e 5mila insegnanti, comprese le scuole professionali. Tra i partner tecnici c’è OpenAI, la società dietro ChatGPT, che fornirà una versione pensata per l’istruzione: ChatGPT Edu, più adatta all’ambiente scolastico, con strumenti integrati per personalizzare i contenuti e facilitare l’interazione con altri software. Non si tratta solo di tecnologia, però. Per il governo estone il punto è culturale: insegnare a usare l’intelligenza artificiale in modo consapevole, creativo, costruttivo. Per farlo serve formazione, ma anche fiducia.

Un paese abituato a essere un passo avanti

L’Estonia ha solo 1,4 milioni di abitanti, ma si comporta da laboratorio tecnologico d’avanguardia. I bambini imparano a programmare dai 7 anni, i 16enni possono votare (anche online) e la pubblica amministrazione è quasi interamente digitale. Secondo OpenAI, nel paese c’è un account ChatGPT attivo ogni quattro abitanti. Non sorprende che il presidente estone Alar Karis abbia dichiarato che il TI Hüpe contribuirà a rendere l’Estonia “la nazione più smart del mondo”.

Vietare o educare?

L’approccio è diametralmente opposto a quello adottato da paesi come Francia o Italia, dove si ragiona su limiti e divieti. La ministra dell’Istruzione Kristina Kallas, intervenuta a un evento a Londra, ha spiegato che in Estonia l’uso dei servizi digitali è già una parte strutturale della vita quotidiana: sarebbe strano, dice, impedire l’uso degli smartphone in classe, se poi i ragazzi possono votare dal telefono. «Il nostro compito non è vietare, ma insegnare come e quando usare certi strumenti, soprattutto ai più piccoli», ha chiarito. Anche perché gli studenti li usano già: meglio allora formare cittadini competenti, piuttosto che inseguire i divieti.