Ne avrete sentito parlare sui social, qualcuno forse anche in tv. Oggi, lunedì 16 gennaio, è il Blue Monday, vale a dire il giorno più triste dell’anno nell’emisfero boreale. Tale giornata viene, infatti, collocata tradizionalmente nel terzo lunedì del mese di gennaio, quando le feste di Natale sono ormai finite, le condizioni meteo non sono delle migliori e i propositi per il nuovo anno cominciano a vacillare. Ma cos’è il Blue Monday e perché si chiama così? Scopriamo insieme tutte le curiosità.
Letteralmente si può tradurre “Blue Monday” come il “lunedì triste”. Secondo una ricerca del 2005, il 16 gennaio è da considerarsi come il giorno più triste e deprimente dell’anno. Lo studio in questione, attribuito al dottor Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff, è stato diffuso tramite comunicato stampa del canale televisivo britannico Sky Travel, dedicato ai viaggi. Cliff Arnall ha ideato una vera e propria equazione matematica per calcolare il giorno con il più alto fattore di depressione dell’anno. Incredibile a dirsi, ma è proprio così.

L’equazione, nel dettaglio, è C(P+B) N+D. C sta per “temperatura media”, P sta per “i giorni dall’ultima paga”, B sta per “i giorni fino al prossimo festivo”; N invece sta per “il numero di notti passate a casa nel mese” e D sta per “il numero di ore diurne medie”. Incrociando questi fattori, il giorno più triste cadrebbe proprio il terzo lunedì di gennaio, quando ormai le vacanze natalizie sono concluse. Questo calcolo, però, rientra nell’ambito della pseudoscienza, dunque l’equazione che ne è la base viene ritenuta priva di alcun fondamento. Dunque nulla di scientifico, ma tra il freddo e i sensi di colpa per gli eccessi natalizi ci può stare di sentirsi un po’ giù di corda.
Esiste la depressione stagionale e ne ha parlato Giancarlo Cerveri, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Psichiatria ASST di Lodi al «Corriere della Sera»: «In Italia si parla poco del disturbo depressivo stagionale perché si ritiene che sia presente solo nei Paesi scandinavi. Al contrario, esiste anche alle nostre latitudini e la diffusione è molto rilevante. Spesso la sintomatologia si caratterizza, oltre che per umore deflesso, anche per rallentamento e stanchezza, aumento dell’appetito e delle ore di sonno. L’andamento stagionale è più frequente nel sesso femminile e nel tempo tende ad attenuarsi».

Stiamo parlando però di ben altro, non del Blue Monday, che in sostanza non è altro che uno dei molti esempi di operazioni di marketing. Tra l’altro, come ha spiegato Snopes, uno dei più famosi siti di fact-checking al mondo, associare cause arbitrarie o transitorie (come la fine delle vacanze di Natale o le bollette più alte) alla depressione potrebbe avere un impatto negativo sui chi ne soffre. La stessa Università di Cardiff ha preso da tempo le distanze da Cliff Arnall, che aveva sostenuto di aver trovato anche la formula per individuare “il giorno più felice dell’anno”. Esso cadrebbe tra maggio e luglio: anche in questo caso l’equazione gli era stata commissionata da un’azienda, la Wall’s, che produce gelati.
Per quale ragione è stato scelto il blu come colore? Perché proprio d’inverno? Il termine “blue” deriva da un’espressione della lingua inglese, che indica con questo aggettivo quella condizione di tristezza e malinconia, che può sfociare talvolta anche nella depressione.

Secondo una ricerca recente, “Vita ed Energia: i bioritmi degli italiani”, ad opera di Astra Ricerche, gli italiani si sentono più scarichi in inverno. Più genericamente si può dire che l’inverno sia considerata dai più come la stagione che fa sentire più demoralizzati. Da qui il “winter blues”, comunemente nota come la “depressione invernale”. Una chicca? Nel cartone della Pixar “Inside Out“ il personaggio che rappresenta la tristezza è rappresentata con il colore blu e indossa un maglione pesante invernale.





