Il cervello umano non smette mai davvero di lavorare, nemmeno quando dormiamo. Anzi, è proprio durante il sonno che mette in scena una delle sue attività più affascinanti e misteriose: i sogni. Da secoli ci interroghiamo sul perché sogniamo e su come il cervello riesca a costruire immagini, storie, sensazioni e scene vivide mentre il corpo riposa. Oggi le neuroscienze permettono di comprendere molto meglio questo processo, rivelando che i sogni non sono semplici illusioni notturne, ma una finestra privilegiata sul funzionamento della nostra mente.

Le fasi del sonno e il ruolo della fase REM
Il sonno non è un blocco uniforme, ma una successione di cicli che si alternano durante la notte. La fase più strettamente legata ai sogni è la REM (Rapid Eye Movement), caratterizzata da rapidi movimenti oculari, respirazione irregolare e intensa attività cerebrale. È in questo momento che il cervello raggiunge livelli di attivazione simili a quelli della veglia, pur mantenendo il corpo in uno stato di paralisi muscolare. Questa condizione impedisce di muoversi e agire come nei sogni, garantendo la sicurezza fisica durante il sonno.
Le ricerche mostrano che i sogni possono verificarsi anche nelle fasi non REM, ma sono generalmente meno vividi, meno narrativi e più frammentati. È nella fase REM che si attivano regioni come l’amigdala, associata alle emozioni, e la corteccia visiva, responsabile della generazione delle immagini mentali.
Perché il cervello crea storie durante il sonno
Una delle funzioni principali dei sogni è l’elaborazione delle emozioni. Durante la giornata accumuliamo stimoli emotivi di ogni tipo: preoccupazioni, conflitti, desideri, ansie, ricordi. Il sogno funziona come un laboratorio interno in cui queste esperienze vengono “riordinate”. La corteccia prefrontale, responsabile del controllo razionale, durante la fase REM riduce la sua attività, permettendo al cervello di collegare liberamente informazioni, ricordi e sensazioni.
Questa libertà interpretativa spiega perché i sogni siano spesso strani, simbolici o irrazionali. Non sono sottoposti alla logica cosciente, ma seguono le associazioni emotive e mnemoniche costruite dal cervello.
Il ruolo della memoria: ricostruire e consolidare
Un altro aspetto fondamentale riguarda la memoria. Numerosi studi indicano che sognare aiuta a consolidare i ricordi importanti e a rimuovere quelli superflui. Il cervello compie una sorta di “pulizia” delle informazioni, rinforzando le connessioni neuronali utili e indebolendo quelle meno rilevanti.
Durante la fase REM, l’ippocampo – la struttura coinvolta nella formazione dei ricordi – dialoga intensamente con la corteccia cerebrale. Questo scambio permette di trasformare le esperienze recenti in memorie stabili e organizzate.
Perché sogniamo emozioni intense
Molti sogni sono caratterizzati da emozioni forti: inseguimenti, cadute nel vuoto, sensazioni di pericolo, ma anche momenti di euforia o felicità. Il motivo è che l’amigdala, che gestisce le risposte emotive come paura, eccitazione e ansia, è particolarmente attiva durante la fase REM. Invece, le aree razionali che dovrebbero bilanciare queste emozioni lavorano a un ritmo ridotto.
Il sogno diventa così un palcoscenico dove il cervello prova a rielaborare ciò che ci ha turbato o entusiasmato, riformulando l’esperienza in un contesto simbolico e protetto.
L’illusione della realtà: come il cervello costruisce le immagini
Uno dei misteri più affascinanti riguarda il realismo dei sogni. Nonostante gli occhi siano chiusi, la corteccia visiva primaria si accende quasi come se stessimo osservando scene reali. Il cervello, in pratica, crea immagini interne sfruttando memorie, associazioni e immaginazione. È un processo molto simile a quello della visualizzazione mentale da svegli, ma amplificato dall’intensità emotiva della fase REM.
La stessa cosa avviene per i suoni, i movimenti e persino le sensazioni tattili: il cervello le simula attivando le aree sensoriali senza che ci sia un reale input esterno.
Il paradosso dei sogni: razionalità sospesa, creatività amplificata
Nei sogni possiamo volare, incontrare persone scomparse o trovarci in luoghi mai visti. Questo accade perché la parte del cervello che controlla il giudizio logico e la consapevolezza critica – la corteccia prefrontale dorsolaterale – è meno attiva durante il sonno. Senza quel freno razionale, la creatività si espande. È lo stesso principio che spiega perché molti artisti, scienziati e inventori abbiano tratto ispirazione dai sogni: da Paul McCartney, che disse di aver “sentito” Yesterday in sogno, a Kekulé, che immaginò la struttura del benzene dopo una visione onirica.
Perché dimentichiamo la maggior parte dei sogni
Sebbene passiamo circa due ore per notte a sognare, la maggior parte dei sogni svanisce nei primi minuti dopo il risveglio. Ciò avviene perché il cervello, nella fase REM, riduce l’attività delle aree coinvolte nella memoria a lungo termine. Il risultato è che i sogni vengono processati, ma raramente conservati. Ricordiamo solo quelli vissuti poco prima di svegliarci o i più emotivamente intensi.
Che cosa rivelano davvero i sogni su di noi
Non esiste un’interpretazione univoca dei sogni, ma la ricerca contemporanea concorda su un punto: i sogni raccontano ciò che viviamo emotivamente, non ciò che vivremo. Sono specchi del nostro stato interiore, dei vissuti che non abbiamo ancora completamente elaborato e delle emozioni che il cervello sta cercando di organizzare.

Una domanda aperta: quanto possiamo capire dei nostri sogni?
La scienza dei sogni ha fatto progressi enormi, ma resta ancora molto da scoprire. Perché alcune persone sognano più di altre? Perché alcuni sogni tornano nel tempo? È possibile usare i sogni come strumento terapeutico? La ricerca continua, e ogni nuova scoperta ci ricorda che il cervello, anche quando dormiamo, è molto più attivo, complesso e creativo di quanto immaginiamo.
Fonti e approfondimenti:
- Harvard Medical School – Sleep and Dream Research
- American Academy of Sleep Medicine
- Journal of Neuroscience – Studies on REM Sleep
- National Institute of Neurological Disorders and Stroke
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