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Perché a Donald Trump interessa così tanto la Groenlandia

La Groenlandia torna sotto i riflettori della geopolitica globale, e ancora una volta Donald Trump è al centro della scena. Stavolta non si tratta di uno sbarco militare, ma della visita di Donald Trump Jr., primogenito del presidente eletto degli Stati Uniti, atterrato nell’isola artica. Trump Sr. ha annunciato con enfasi la visita su Truth, definendo la Groenlandia un luogo incredibile e ipotizzando un futuro in cui diventi parte degli Stati Uniti: «Proteggeremo la Groenlandia e la custodiremo. Facciamo la Groenlandia di nuovo grande».

La risposta della Danimarca non si è fatta attendere. Il Ministero degli Esteri ha sottolineato che la visita non è ufficiale e si tratta di un viaggio privato. Anche il primo ministro groenlandese, Mute Egede, ha ribadito con fermezza: «La Groenlandia è nostra, non siamo in vendita e non lo saremo mai».

Trump, perché il presidente USA vuole la Groenlandia?

La Groenlandia è al centro di interessi geopolitici per tre motivi principali:

  1. Posizione strategica: Gli Stati Uniti vi possiedono la Pituffik Space Base, un’infrastruttura chiave per la difesa missilistica e la sorveglianza spaziale.
  2. Risorse naturali: L’isola è ricca di giacimenti di petrolio e terre rare, come il neodimio e il disprosio, essenziali per tecnologie avanzate.
  3. Cambiamenti climatici: Lo scioglimento dei ghiacciai, causato dal riscaldamento globale, ha reso accessibili nuove risorse e rotte commerciali, aumentando il potenziale economico e strategico del territorio.

Un hotspot geopolitico

La Groenlandia non è solo nel mirino degli Stati Uniti. Cina e Russia stanno da tempo investendo nell’Artico.

  • La Cina ha dichiarato nel 2018 l’intenzione di creare una Via della Seta Polare, una rotta commerciale per collegare Europa e Asia attraverso il Mare del Nord. Tra il 2012 e il 2017, Pechino ha investito 450 miliardi di dollari in otto nazioni artiche per sviluppare infrastrutture e consolidare la sua presenza.
  • La Russia, da parte sua, ha riaperto 50 ex postazioni militari sovietiche e sta ricostruendo 475 basi militari risalenti all’era della Guerra Fredda.

La corsa all’oro bianco

Con il cambiamento climatico che rimodella l’Artico, la Groenlandia è diventata il fulcro di una nuova corsa all’oro bianco. Le superpotenze si contendono il controllo di una regione sempre meno remota, sempre più ricca di opportunità economiche e sempre più cruciale per la sicurezza globale.

In questo scenario, le mosse di Trump sembrano tutt’altro che casuali. Se la Groenlandia diventerà davvero parte di un futuro americano, o rimarrà indipendente, dipenderà dalla capacità delle sue istituzioni di resistere alle pressioni delle superpotenze.