Bruno Dallapiccola, medico e professore ordinario di genetica medica, che ha svolto prevalentemente la sua attività accademica presso le università Tor Vergata e Sapienza di Roma, è tornato a parlare del caso della pugile algerina Imane Khelif. «È una questione etica. Molto complicata. La scienza può aiutare, ma questo è da tenere presente. Possiamo spiegare casi clinici, ma le regole toccano a chi dirige lo sport», ha spiegato il luminare in una breve intervista concessa a “Il Corriere della Sera”.
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Imane Khelif potrebbe avere la sindrome di Morris: parla il noto genetista
«Posso avere un’idea relativa, non avendo visto le cartelle cliniche. Da quello che ho visto, potrebbe trattarsi di una persona con sindrome di Morris, cioè una femminilizzazione testicolare. Colpisce una su 30 mila circa», ha dichiarato Dellapiccola. «Se, come appunto pare, ha la sindrome di Morris, è una femmina, ma con cromosomi XY, con un testicolo che produce testosterone, di solito rimosso prima della pubertà per evitare complicazioni anche gravi. In questa condizione, ci sono coloro che hanno insensibilità al testosterone, altre solo parziale. Sarebbe da valutare quello». Ossia? «Se fosse solo parziale inciderebbe sulla massa muscolare, allora sarebbe da capire se è corretto che nel pugilato possa combattere con le donne. Probabilmente no», ha precisato il genetista.

Dellapiccola: “Il testosterone è un fattore, ma ci vuole anche altro: talento, tecnica e allentamenti”
Alla domanda diretta “Come pensa la abbia Khelif?”, Dellapiccola ha risposto: «Valutando solo dall’aspetto fisico, direi parziale». L’atleta non è imbattibile: «Il testosterone è un fattore, ma ci vuole anche altro: talento, tecnica, allenamenti». Per lui «occorrerebbe mettere una soglia armonizzante a livello internazionale. Il Cio e le Federazioni dovrebbero fare valutazioni insieme a esperti, ognuno con le sue competenze, e fare delle scelte su un livello fisso e non variabile», ha concluso l’esperto.
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