Press "Enter" to skip to content

Garlasco, richiesta a sorpresa della famiglia di Chiara Poggi

Non smette di riservare colpi di scena il caso Garlasco, uno dei più controversi della cronaca giudiziaria italiana degli ultimi vent’anni. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima Chiara Poggi, nuove piste investigative e ipotesi sorprendenti continuano a ravvivare il dibattito, sollevando interrogativi mai sopiti. Ma questa volta la novità non arriva da consulenti esterni, inquirenti o giornalisti d’inchiesta: a imprimere una possibile svolta sono proprio i familiari di Chiara.

La richiesta choc: il Dna anche ai tecnici

Sarà il genetista forense Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, a presentare una richiesta destinata a far discutere: estendere il prelievo del Dna anche ai tecnici di laboratorio che in passato hanno analizzato i reperti legati al delitto. Un’ipotesi che si inserisce nel contesto dell’incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, previsto per il 17 e 18 giugno, nell’ambito della nuova inchiesta che vede Andrea Sempio, oggi 36enne, indagato per omicidio in concorso con ignoti.

Sempio all’epoca dei fatti aveva 19 anni ed era un amico stretto del fratello di Chiara, Marco. È stato iscritto nel registro degli indagati dopo una nuova consulenza genetica che ha individuato tracce biologiche a suo carico sul corpo e sugli oggetti della vittima.

Il bivio delle indagini: nuove piste e vecchi scontri

A decidere se accogliere o meno la proposta sarà il perito nominato dal giudice, che dovrà valutare se e in che modo procedere all’estrazione del materiale genetico residuo. La richiesta, però, rischia di spostare il focus anche su eventuali contaminazioni avvenute durante i primi esami di laboratorio, riaprendo il fronte mai chiuso della cosiddetta guerra delle perizie. Da una parte, c’è chi chiede di approfondire piste alternative che all’epoca furono liquidate in fretta; dall’altra, chi continua a difendere la legittimità della condanna inflitta a Stasi, riconosciuto colpevole in via definitiva nel 2015. Ora, il nuovo filone investigativo potrebbe cambiare tutto, o quasi.

Sempio e l’ipotesi della rete criminale

Ad agitare ulteriormente le acque ci pensa la difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, che ha depositato una ricostruzione dai contorni inquietanti: Chiara sarebbe stata uccisa da un killer ingaggiato da una rete criminale dedita al traffico di esseri umani e alla pedofilia. Una tesi estrema, ma che si fonda anche su alcuni documenti salvati dalla stessa Chiara su una chiavetta Usb, contenenti articoli e file relativi ad abusi e violenze legati al Santuario della Bozzola, poco distante dalla sua abitazione.

Il Santuario sotto i riflettori

Le allusioni a quel luogo di culto hanno spinto la Diocesi di Vigevano a prendere posizione. In una nota diffusa dal portavoce del vescovo, don Emilio Pastormerlo, la Diocesi respinge “qualsiasi illazione” e dichiara di voler tutelare le attività spirituali e religiose del Santuario, frequentato quotidianamente da fedeli e religiosi. Non si tratta però del primo caso controverso legato a quel luogo. Nel 2014, il rettore del Santuario, don Gregorio Vitali, fu ricattato con un video a sfondo sessuale da due cittadini romeni, Savu e Tanasie, poi condannati per estorsione aggravata dal tribunale di Pavia.

Una famiglia divisa tra cautela e determinazione

Nonostante le derive complottiste che emergono in parte della narrazione difensiva, la famiglia Poggi mantiene un profilo cauto ma risoluto. La loro richiesta non è motivata da fantasie né da suggestioni mediatiche, ma da una fiducia nei metodi scientifici e nella necessità di far luce, una volta per tutte, sugli interrogativi che ancora resistono. Saranno proprio le nuove analisi genetiche — forse estese a chi ha lavorato al caso sin dall’inizio — a fornire risposte. Risposte che non restituiranno Chiara, ma potrebbero riscrivere, almeno in parte, la sua storia.