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Elon Musk si ritira dalla politica (per ora): le conseguenze per le sue aziende e il governo USA

Dopo mesi di sovraesposizione mediatica e politica, Elon Musk ha annunciato un deciso ridimensionamento del suo coinvolgimento nella politica statunitense. Da “co-presidente non eletto” a presenza quasi assente dalla Casa Bianca, il fondatore di Tesla e SpaceX ha spiegato in un’intervista a Bloomberg di «aver fatto abbastanza» per il governo e il Partito Repubblicano. Il suo ruolo all’interno dell’amministrazione Trump si sta così chiudendo, per ora, lasciando alle sue spalle danni reputazionali e contrasti interni.

Il tramonto del “co-presidente”

Negli scorsi mesi Musk era diventato una figura chiave nella politica americana: incontri alla Casa Bianca, pressioni sui dipendenti statali, campagne elettorali locali, attacchi su X (ex Twitter). Democratici e media lo definivano «co-presidente» per la sua influenza trasversale. Ma tutto è cambiato: Musk ha smesso di comparire agli eventi governativi, fatta eccezione per occasioni legate a interessi personali, come l’apparizione all’imboscata politica contro il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.

Una ritirata strategica per salvare Tesla

Le ripercussioni aziendali sono state pesanti. Tra gennaio e marzo 2025, Tesla ha perso il 71% del suo valore in Borsa, un crollo attribuito all’associazione crescente tra il marchio e l’immagine politicizzata del suo fondatore. Le vendite in Europa sono calate drasticamente. Il consiglio di amministrazione aveva persino preso in considerazione l’ipotesi di rimuovere Musk come CEO.

Il calo d’immagine ha spinto Musk a riprendere il controllo diretto delle sue aziende, lasciando da parte il suo ruolo di “impiegato speciale del governo” all’interno del DOGE (Dipartimento per l’efficienza del governo). I suoi 130 giorni di attività previsti per legge sono scaduti, ma non è la scadenza formale a spiegare il passo indietro: è la percezione pubblica e il contraccolpo economico a pesare di più.

Danni politici e tensioni interne

All’interno dell’amministrazione Trump, Musk ha accumulato molti nemici. Contrasti pubblici con il segretario di Stato Marco Rubio, con il Tesoro Scott Bessent, e insulti al consigliere al commercio Peter Navarro hanno minato la sua posizione. Secondo fonti anonime, trattava membri del governo «come dipendenti».

Anche il suo contributo concreto al DOGE è stato deludente. I licenziamenti massicci proposti sono stati bloccati dai giudici, i risparmi stimati sono scesi da 1.000 a 160 miliardi di dollari, con scarsa documentazione a supporto. L’unico risultato reale è stato lo smantellamento dell’agenzia USAID, criticato duramente da Bill Gates.

L’impopolarità crescente

I sondaggi mostrano che Musk è meno popolare di Donald Trump, un dato che ha convinto lo stesso Trump a smettere di citarlo nei messaggi di fundraising. La sua partecipazione attiva a una campagna elettorale per un giudice in Wisconsin si è chiusa con una sconfitta netta (–10 punti). Intanto i Democratici hanno cominciato a usarlo come bersaglio retorico, parlando del «co-presidente non eletto» per mobilitare l’elettorato.

Ritorno ai temi tecnologici (e forse di nuovo alla politica)

Su X, la piattaforma social di sua proprietà, Musk ha drasticamente ridotto la quantità di post a contenuto politico: dal 50% a febbraio a meno del 20% a maggio, secondo un’analisi del Washington Post. I temi dominanti sono tornati a essere spazio, veicoli elettrici e intelligenza artificiale. Anche le menzioni di Trump sono crollate al di sotto del 3% dei post.

Eppure la sua influenza politica non è del tutto scomparsa. Musk mantiene un rapporto diretto con Trump e una forte presa sull’elettorato Repubblicano grazie al suo potere comunicativo. Ha ancora enormi fondi privati e ha già speso quasi 290 milioni di dollari per le presidenziali del 2024. Come ha dichiarato lui stesso:

«Se in futuro vedrò una ragione per spendere soldi in politica, lo farò. Al momento non ne vedo».

Uno stop temporaneo?

Con le elezioni di midterm del 2026 all’orizzonte, l’influenza di Elon Musk potrebbe tornare centrale. Molti candidati Repubblicani potrebbero cercare di riallacciare i rapporti, soprattutto se Musk continuerà a dominare la comunicazione digitale e a esercitare la sua forza economica. Per ora, però, il ritorno al business sembra la sua priorità.