A Napoli si è ripetuto il prodigio: il sangue di San Gennaro si è liquefatto davanti ai fedeli. Alle 10:08 di giovedì 19 settembre l’abate della Cappella del Tesoro, monsignor Vincenzo De Gregorio, ha annunciato dall’altare maggiore del Duomo: «La reliquia è stata trovata completamente liquida». La notizia è stata accolta dal consueto sventolio di fazzoletti bianchi, segno di gioia e di speranza per l’intera comunità. Presenti alla celebrazione, oltre all’arcivescovo cardinale Mimmo Battaglia, anche il sindaco Gaetano Manfredi e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Una tradizione secolare
La liquefazione del sangue di San Gennaro, patrono di Napoli, è una delle tradizioni religiose più radicate e seguite in Italia. Il 19 settembre, giorno che ricorda la sua decapitazione, rappresenta l’appuntamento principale dell’anno: le ampolle vengono estratte dalla cassaforte, portate all’altare e mostrate alla folla, che attende con trepidazione l’annuncio del miracolo. Da secoli l’evento è visto come un segno di protezione per la città e i suoi abitanti.
«Il sangue si mescola a quello dei popoli in guerra»
Quest’anno, però, l’omelia del cardinale Battaglia ha dato al rito una dimensione ancora più universale. «Oggi la parola sangue ci brucia addosso. Il sangue di Gennaro si mescola idealmente a quello versato in Palestina, in Ucraina e in ogni terra ferita. Ogni goccia innocente è sacra», ha detto. Con parole accorate, il cardinale ha aggiunto: «Se potessi raccoglierei in un’ampolla il sangue di ogni vittima e lo esporrei qui, perché nessun rito ci assolva dalla responsabilità. È il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei accanto all’ampolla del santo. Perché non esistono “altre” lacrime: tutta la terra è un unico altare».
La voce di Gaza
La celebrazione ha visto anche il collegamento con padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, che ha inviato un videomessaggio. «La situazione è molto grave in tutta la Striscia. I bombardamenti non si fermano, la morte ha già portato via decine di migliaia di persone, 18mila bambini. Manca la pace e le armi hanno preso il sopravvento», ha evidenziato. Il sacerdote ha poi lanciato un appello: «La pace è un dono. Se continuiamo a pregare e a sacrificare qualcosa, tutti possiamo collaborare. Dobbiamo convincerci che la pace è possibile, non è un’utopia».
Fede e cronaca si intrecciano
Il miracolo di San Gennaro, che da secoli accompagna la storia della città, quest’anno ha assunto un significato nuovo, mescolando fede, attualità e drammi internazionali. Le ampolle del santo sono diventate simbolo di tutte le vite spezzate dalla guerra e dalla violenza.
In una Napoli che continua a stringersi attorno al suo patrono, l’omelia di Battaglia e il messaggio da Gaza hanno trasformato il rito religioso in un appello alla pace globale, ricordando che il miracolo più atteso resta quello capace di fermare il sangue innocente che scorre nel mondo.





