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È vero che i mancini sono più creativi dei destrimani? Cosa dice la scienza

Nell’immaginario collettivo è quasi un assioma: chi scrive con la mano sinistra è più creativo. L’arte, la musica, le idee geniali… sarebbero tutte più vicine a chi usa la sinistra. Ma è davvero così? No. E la scienza lo dimostra. A smontare una volta per tutte questo luogo comune è stato un ampio studio pubblicato sulla rivista Psychonomic Bulletin & Review e rilanciato da Focus. Si tratta di una meta-analisi (cioè una revisione sistematica di studi esistenti) che ha passato in rassegna quasi mille ricerche condotte dal 1900 a oggi per rispondere a una domanda tanto semplice quanto spinosa: i mancini sono davvero più creativi dei destrimani? Allora, chiariamo subito che non c’è alcuna evidenza scientifica che lo confermi. Anzi, l’idea stessa sarebbe frutto di una combinazione di bias, stereotipi e generalizzazioni.

Dalla pallina di gomma al pensiero divergente

Per anni si è creduto che il segreto della creatività “mancina” stesse nell’emisfero destro del cervello, che controlla la parte sinistra del corpo e che viene associato appunto all’immaginazione, all’intuizione, al pensiero creativo. Non a caso, uno studio precedente aveva rilevato che stringere una pallina con la mano sinistra stimolava il pensiero divergente, ossia quella forma di ragionamento che consente di trovare soluzioni originali e non convenzionali a un problema. Ma questa è solo una parte della storia. Gli autori dello studio, tra cui Daniel Casasanto, hanno voluto vederci chiaro: e così hanno setacciato quasi un secolo di letteratura scientifica sull’argomento. Il risultato? Una gran parte degli studi era metodologicamente debole, basata su campioni ristretti o male assortiti. Alla fine, solo 17 articoli sono risultati davvero affidabili.

Nessuna differenza nei test di creatività

Una volta selezionati gli studi più solidi, i ricercatori li hanno analizzati nel dettaglio. I risultati sono stati chiari: mancini e destrimani ottengono performance simili nei test più usati per misurare il pensiero divergente. Addio, quindi, all’idea che basti impugnare una penna con la sinistra per avere il genio nel sangue. E non è finita. Un’altra meta-analisi inclusa nello studio ha esaminato la presenza di mancini in oltre 770 professioni diverse, per un totale di quasi 12.000 individui. È emerso che nelle professioni considerate più “creative”, come l’architettura, i mancini non sono più rappresentati dei destrimani. Anzi, in alcuni casi è vero il contrario. Certo, i mancini sono più presenti nel mondo della musica e dell’arte, ma è un dato che, da solo, non basta a dimostrare nulla. Come spiega lo stesso Casasanto, focalizzarsi su due sole categorie (artisti e musicisti) e generalizzare da lì è un errore statistico piuttosto comune. «Ci sono molti artisti e musicisti mancini ma se si analizzano in modo imparziale tante professioni, questa apparente superiorità creativa svanisce», si legge.

Ma quindi… cos’è davvero la creatività?

Attenzione, però: “creatività” non significa solo estro artistico o fantasia. Nei test analizzati dallo studio, il termine indica la capacità di ragionare in modo originale e induttivo, un tratto che appartiene anche a mestieri che non immagineremmo come “creativi”, come fisici, matematici, ingegneri. E se pensate che Einstein fosse mancino, ripensateci: non lo era. E lo stesso vale per moltissimi altri geni della storia.

Perché allora il mito resiste?

La domanda allora diventa: perché continuiamo a pensare che i mancini siano più creativi? Le ragioni, secondo lo studio, sono diverse. Intanto, i mancini sono rari – circa il 10% della popolazione mondiale – e questo li rende già, di per sé, “diversi” e interessanti. Poi, c’è il legame tra genio e follia, un altro mito duro a morire: si ritiene che le persone altamente creative abbiano una maggiore propensione a soffrire di disturbi mentali. E in effetti, statisticamente, i mancini hanno un rischio leggermente più elevato di depressione o schizofrenia. Ma anche qui, correlazione non significa causalità. Infine, negli anni passati si è dato troppo peso a pochi studi piccoli e poco rappresentativi. Il mito si è autoalimentato, rafforzato da aneddoti e personaggi celebri mancini (da Leonardo da Vinci a Jimi Hendrix), diventando uno di quei luoghi comuni che resistono anche di fronte all’evidenza. Dunque, essere mancini non rende automaticamente più creativi, così come essere destrimani non ci preclude di diventarlo. La creatività, vera, non sta nella mano con cui si scrive, ma nel modo in cui si pensa. E quello, fortunatamente, non ha lateralità.