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5 novembre 1996, Bill Clinton eletto per la seconda volta presidente degli Stati Uniti

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 5 novembre 1996 hanno visto la rielezione del democratico Bill Clinton, che sconfisse il candidato repubblicano Bob Dole, segnando il consolidamento della sua presidenza e confermando la popolarità del suo programma moderato, orientato verso la crescita economica e il rinnovamento sociale. Clinton ottenne il secondo mandato con un’ampia maggioranza, raccogliendo il 49,2% del voto popolare e 379 grandi elettori, contro il 40,7% dei voti e i 159 grandi elettori di Dole. Ross Perot, candidato del Partito della Riforma, ottenne il 8,4% dei voti, ma non riuscì a conquistare grandi elettori.

Il contesto politico ed economico

Le elezioni del 1996 si svolsero in un clima di relativa prosperità economica, con un’economia in crescita e un calo del tasso di disoccupazione. Clinton era riuscito a centrare alcuni degli obiettivi del suo primo mandato, tra cui la riforma del welfare e il contenimento del deficit. In particolare, il presidente aveva messo in atto una serie di politiche economiche incentrate sul controllo del bilancio federale, collaborando anche con il Congresso a maggioranza repubblicana per raggiungere un equilibrio di bilancio che da decenni non si vedeva negli Stati Uniti.

Dal punto di vista politico, Clinton aveva beneficiato del cosiddetto “triangulation,” una strategia elaborata dal suo consulente Dick Morris. Questa tecnica consisteva nel trovare un equilibrio tra le posizioni dei repubblicani e dei democratici, permettendo a Clinton di prendere le distanze da alcune tradizionali politiche liberali e di abbracciare posizioni più centriste. Grazie a questa strategia, riuscì a posizionarsi come candidato moderato e pragmatico, ottenendo consensi sia a sinistra sia al centro.

I candidati: Bill Clinton, Bob Dole e Ross Perot

  • Bill Clinton, in corsa per il secondo mandato, si presentò come il leader dell’economia e del benessere della classe media americana, enfatizzando i successi ottenuti nei suoi primi quattro anni di governo. Clinton promise di continuare con politiche di crescita economica, stabilità fiscale e riforma sociale, cercando di attrarre anche gli elettori centristi e moderati.
  • Bob Dole, senatore repubblicano del Kansas e veterano della Seconda Guerra Mondiale, rappresentava l’ala tradizionale del Partito Repubblicano. La sua campagna si concentrò sul ridimensionamento del governo federale, su una riduzione delle tasse e sull’attuazione di una serie di tagli alla spesa pubblica. Tuttavia, Dole trovò difficoltà a presentarsi come un’alternativa convincente a Clinton, soprattutto per l’immagine percepita di staticità e per la difficoltà a distaccarsi dai successi economici del presidente in carica.
  • Ross Perot, che si era presentato anche nel 1992 con un programma di riforme economiche anti-establishment, tornò in campo come candidato del Partito della Riforma. Tuttavia, a differenza del 1992, Perot non riuscì a conquistare il sostegno ampio della classe media, poiché molti dei temi principali della sua campagna, come il controllo del deficit e la riduzione della spesa pubblica, erano già stati affrontati in parte dall’amministrazione Clinton.

I temi principali della campagna elettorale

Tra i temi cruciali della campagna del 1996 si distinsero:

  1. Economia e bilancio: Clinton enfatizzò i successi della sua amministrazione in termini di crescita economica, riduzione del deficit e controllo dell’inflazione. La sua promessa era di continuare su questa strada per garantire una solida ripresa economica che beneficiasse la classe media.
  2. Riforma del welfare: il presidente Clinton si era impegnato in una riforma che limitava i sussidi di lungo periodo e promuoveva il lavoro come mezzo per uscire dalla povertà, una misura che fu ben accolta dall’elettorato, specialmente dai centristi.
  3. Taglio delle tasse: Dole propose una riduzione delle tasse del 15% per tutti gli americani e presentò un piano economico incentrato sulla crescita attraverso sgravi fiscali e incentivi per le imprese. Tuttavia, il piano fiscale di Dole fu criticato per la mancanza di una spiegazione chiara su come il governo avrebbe potuto permettersi tali riduzioni senza un aumento del deficit.
  4. Politiche sociali: Clinton era favorevole a leggi contro la discriminazione e per i diritti civili, posizioni che rafforzarono la sua immagine di presidente inclusivo e moderno. Sosteneva anche un miglioramento del sistema sanitario, sebbene la riforma sanitaria su larga scala che aveva proposto inizialmente fosse fallita nel 1994.
  5. Politica estera: la politica estera non giocò un ruolo centrale in questa campagna, anche se Clinton evidenziò i suoi successi nelle operazioni di peacekeeping e il suo impegno nel mantenere una leadership americana forte e stabile nel mondo.

I risultati

L’elezione vide una partecipazione elettorale del 49%, in linea con le precedenti elezioni ma più bassa rispetto a quelle successive. Clinton vinse agevolmente il voto del Collegio Elettorale con 379 voti rispetto ai 159 di Dole, dominando in gran parte degli stati chiave, inclusa la California, che con i suoi numerosi grandi elettori si rivelò cruciale per la vittoria democratica.

Il successo di Clinton nel 1996 rafforzò la sua immagine di leader capace di portare stabilità e crescita economica agli Stati Uniti e rappresentò un momento importante per il Partito Democratico, che si affermò come forza di governo affidabile per la classe media. Tuttavia, questo mandato non fu privo di ostacoli e scandali, che emersero negli anni seguenti, culminando nell’impeachment del presidente nel 1998. Nonostante queste difficoltà, la rielezione del 1996 rimane un simbolo della popolarità di Clinton e della sua capacità di attirare consensi al centro dello spettro politico, una caratteristica che avrebbe influenzato anche le strategie politiche future.