Il cinema internazionale piange Terence Stamp, uno dei volti simbolo della stagione d’oro del cinema britannico degli anni ’60, scomparso a 87 anni. La famiglia ha comunicato che l’attore è morto domenica mattina, ricordandolo con parole di grande affetto: «Lascia dietro di sé un patrimonio straordinario, sia come attore che come scrittore, che continuerà a ispirare per anni».
Il regista Stephen Frears, che lo aveva diretto nel thriller The Hit (1984), ha reso omaggio all’artista definendolo «un uomo e un attore straordinario, un onore averlo diretto».
L’ascesa negli anni ’60
Stamp divenne in breve tempo una figura glamour del cinema britannico negli anni più creativi e rivoluzionari. Esordì con ruoli di grande rilievo in Billy Budd (1962), che gli valse una nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista, e in The Collector (1965), diretto da William Wyler.
La sua relazione con la modella Jean Shrimpton lo rese un volto iconico della Swinging London, protagonista di quell’ondata di attori e musicisti di estrazione popolare che resero la Gran Bretagna leader mondiale nello spettacolo.
Tra successi e occasioni mancate
Nonostante il talento, la carriera di Stamp negli anni ’60 fu segnata da scelte altalenanti. Fu scartato come possibile James Bond a favore di Sean Connery e sostituito da David Hemmings in Blow-Up di Michelangelo Antonioni. Tuttavia, recitò accanto a Julie Christie in Via dalla pazza folla e prese parte a film di culto come Poor Cow di Ken Loach e Modesty Blaise di Joseph Losey.
Nel 1968 lavorò con due maestri italiani: Federico Fellini, che lo volle in Tre passi nel delirio, e Pier Paolo Pasolini, che lo scelse come protagonista de Teorema.
Il declino e la rinascita
Alla fine del decennio la sua popolarità calò bruscamente. Stamp raccontò di aver vissuto un periodo di smarrimento, culminato in un lungo soggiorno in India presso un ashram. Il ritorno arrivò nel 1978 con il ruolo del generale Zod in Superman, che segnò la svolta della sua carriera come caratterista.
Negli anni ’80 recitò in The Hit di Frears e in The Company of Wolves di Neil Jordan, alternando produzioni hollywoodiane a progetti più rischiosi.

Nuova fama e ruoli memorabili
Il grande rilancio arrivò nel 1994 con Priscilla, la regina del deserto, in cui interpretò la cabarettista trans Bernadette Bassenger, guadagnandosi candidature a Bafta e Golden Globe. Nel 1999 fu protagonista di The Limey di Steven Soderbergh, che consolidò la sua immagine di attore di culto.
Stamp partecipò anche a produzioni di richiamo come Star Wars: La minaccia fantasma (1999), Wanted (2008), The Adjustment Bureau (2011) e Song for Marion (2012). Negli ultimi anni collaborò con Tim Burton in Big Eyes e Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, fino al suo ruolo in Last Night in Soho di Edgar Wright.
Vita privata ed eredità
Nato a Londra, quartiere di Bow, figlio di un marinaio, Stamp crebbe in un contesto umile e vinse una borsa di studio per la scuola di recitazione. Condivise un periodo della giovinezza con Michael Caine, che definì suo “guru”.
Nonostante relazioni celebri con Julie Christie e Jean Shrimpton, si sposò una sola volta, nel 2002, con Elizabeth O’Rourke: il matrimonio si concluse nel 2008.
Con una carriera lunga più di sessant’anni, Terence Stamp lascia un segno profondo nella storia del cinema mondiale: da simbolo di bellezza e ribellione negli anni ’60 a raffinato interprete di ruoli complessi e intensi nelle decadi successive.





