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Santo Versace ricorda il fratello Gianni: “Sul suo omicidio tante falsità”

C’è un momento indelebile nella mente (e nel cuore) di Santo Versace: lui e il fratello Gianni che ‘conquistano’ il palazzo di via del Gesù 12, a Milano. Un edificio leggendario appartenuto fino a quel momento alla famiglia Rizzoli. È il simbolo dell’ascesa della famiglia Versace, originaria di Reggio Calabria: “Una città di mare, aperta, che ci ha dato molto. Ma per la nostra formazione sono stati fondamentali i nostri genitori, amavano la vita e aiutavano sempre il prossimo”, ha spiegato a La Ragione Santo Versace, sottolineando che “sul suo omicidio molta gente ha ricamato sopra dicendo falsità”.

Santo Versace ricorda il fratello Gianni: “Sul suo omicidio tante falsità”

Nel 1978, Santo Versace segue il fratello Gianni a Milano: “Da piccolo aveva già convinto mia madre ad aprire quattro o cinque boutique. Faceva tutto lui: era compratore, direttore, commesso, gestiva la sartoria. Il suo sogno non era solo quello di lavorare nella moda, ma di fare la moda. Il suo primo contratto lo preparai io: m’informai su quanto prendeva Walter Albini – lo stilista più quotato in quel momento – e chiesi la stessa cifra. Accettarono”, ha riferito Santo Versace. La mattina del 15 luglio 1997, sulla scalinata della sua villa in Ocean Drive a Miami Beach, Gianni viene ucciso a colpi di pistola dal pluriomicida Andrew Cunanan. Santo Versace ha provato raccontare il dolore della perdita scrivendo un libro dal titolo ‘Fratelli. Una famiglia italiana’, uscito nel 2022: “È servito a liberarmi dei traumi che mi portavo dietro, delle tragedie trascorse. Dalla morte dell’altra mia sorella, Tinuccia, a quella di Gianni. Adesso sono tornato quello che ero prima del 15 luglio 1997”.

“Vendere il marchio? È stato doloroso”

“Gli anni successivi alla morte di mio fratello sono stati difficilissimi. Sul suo omicidio molta gente ha ricamato sopra dicendo falsità. La morte di Gianni mi ha cambiato, certo. Ma ha anche danneggiato Milano – che con Versace e Armani dominava il mondo – e l’economia italiana: avevamo in programma la fusione con Gucci che ci avrebbe reso il primo gruppo tricolore capace di competere con il primo al mondo. Quella mancata fusione è il rimpianto più grande della mia vita”, ha raccontato Santo Versace nell’intervista a La Ragione. “Vendere il marchio Gianni Versace? È stato doloroso, certo. Però per me la moda è esistita veramente come amore fino a quel 15 luglio, poi è stato un lavoro. Sono rimasto alla guida per difendere l’azienda, affinché non si disperdesse il patrimonio di Gianni Versace creativo e della Gianni Versace”, ha confidato. Dopo la cessione del marchio, Santo Versace è ora socio della casa di produzione cinematografica Minerva Pictures. Non solo, questi ha creato con la moglie Francesca De Stefano la Fondazione Santo Versace, ente filantropico che si occupa dei più fragili: “Aiutiamo le altre fondazioni che riteniamo virtuose, finanziamo borse di studio, supportiamo i detenuti, aiutiamo le donne vittime della tratta e centinaia di bambini”.