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Perché la meritocrazia è ancora un’illusione in Italia

La meritocrazia in Italia è un concetto spesso evocato nei dibattiti pubblici, nelle campagne politiche e nei discorsi aziendali, ma molto meno riscontrabile nella realtà quotidiana di milioni di cittadini. L’idea di un Paese dove l’impegno, il talento e la competenza bastano per avanzare nella carriera e migliorare la propria condizione sociale rimane un obiettivo lontano. I dati mostrano un quadro complesso: l’Italia è tra i Paesi europei con la minore mobilità sociale, i salari sono stagnanti da oltre vent’anni e le opportunità di crescita non dipendono solo dal merito individuale, ma anche da fattori esterni come la famiglia d’origine, le reti di contatto e le disparità territoriali.

Quanto pesa il punto di partenza sulla carriera degli italiani

Secondo l’OCSE, l’Italia è uno dei Paesi europei in cui il background familiare influisce maggiormente sul destino professionale delle persone. Chi nasce in famiglie con elevato capitale culturale ed economico ha più possibilità di frequentare scuole migliori, accedere all’università, parlare lingue straniere e costruire reti professionali. Al contrario, chi cresce in contesti svantaggiati sperimenta spesso ostacoli precoci, come scuole con minori risorse, trasporti meno efficienti e un minor accesso a esperienze formative extrascolastiche.

Questa distanza si allarga ulteriormente nelle regioni italiane: gli ultimi dati INVALSI evidenziano differenze significative tra Nord e Sud, con conseguenze che si ripercuotono sulle prospettive lavorative future. Un sistema realmente meritocratico richiederebbe un’istruzione più uniforme, capace di offrire le stesse opportunità indipendentemente dal luogo di nascita.

L’ascensore sociale quasi fermo

Rapporti di ISTAT e Banca d’Italia confermano che la mobilità sociale in Italia è tra le più basse d’Europa. In pratica, la possibilità di migliorare il proprio tenore di vita rispetto ai genitori è ridotta. Se si nasce in una famiglia con reddito basso, la probabilità di accedere a lavori ben retribuiti o a posizioni di responsabilità è significativamente inferiore rispetto ai coetanei provenienti da contesti più agiati.

Questo blocco influisce sull’intero tessuto sociale: indebolisce la fiducia nelle istituzioni, alimenta rassegnazione e disillusione e spinge molti giovani qualificati a cercare opportunità all’estero. La cosiddetta “fuga dei cervelli” è un fenomeno crescente, con decine di migliaia di under 35 che ogni anno lasciano il Paese in cerca di sistemi più meritocratici.

Meritocrazia e lavoro: il peso dei contatti personali

Il mercato del lavoro italiano continua a essere influenzato da reti informali e rapporti di conoscenza. Secondo indagini recenti, una parte significativa delle assunzioni avviene tramite segnalazioni, amicizie o legami familiari. Non si tratta necessariamente di pratiche illegali, ma di una cultura professionale in cui la fiducia personale viene spesso prima della valutazione oggettiva delle competenze.

Questo fenomeno è particolarmente evidente in alcuni settori, come la pubblica amministrazione locale, il mondo accademico, l’editoria e lo spettacolo. Anche nelle piccole imprese, che rappresentano una quota importante dell’economia italiana, il reclutamento avviene spesso tramite passaparola e conoscenze.

Giovani iperformati ma sottopagati

L’Italia ha una delle generazioni più istruite della sua storia, ma i giovani laureati sono anche tra i meno pagati d’Europa. Molti svolgono ruoli che non valorizzano la loro formazione, spesso con contratti precari o retribuzioni inferiori alla media UE. Questo paradosso alimenta la percezione che studiare e specializzarsi non basti per ottenere un lavoro adeguato.

Il ruolo della pubblica amministrazione

La pubblica amministrazione italiana, nonostante gli sforzi di modernizzazione, continua a essere percepita come un contesto dove la meritocrazia procede lentamente. I concorsi pubblici possono richiedere anni per essere completati e non sempre garantiscono avanzamenti di carriera basati sulla performance. In molti uffici rimane prevalente la logica dell’anzianità, che scoraggia innovazione e impegno individuale.

La scuola tra eccellenze e disparità

La scuola italiana ospita realtà di grande qualità, ma soffre di un divario evidente tra zone più ricche e zone più povere. Le scuole con meno risorse hanno maggiori difficoltà a offrire ambienti adeguati, laboratori aggiornati, attività extracurriculari e supporto personalizzato, tutti elementi che contribuiscono a formare competenze e ambizioni.

Anche l’orientamento scolastico risente di stereotipi familiari e mancanza di informazioni. In molti casi non si sceglie il percorso più adatto al talento dello studente, ma quello più “sicuro” o più vicino alla tradizione della famiglia.

Una cultura che premia la stabilità più che il rischio

Per comprendere l’illusione della meritocrazia in Italia bisogna considerare anche un aspetto culturale. Il Paese ha una storia legata al valore della stabilità, dell’impiego fisso, della continuità familiare. L’imprenditorialità è spesso vista con diffidenza, e il fallimento professionale può essere percepito come un marchio indelebile. Questa mentalità frena l’iniziativa e riduce la possibilità di premiare realmente chi innova.

In contesti dove il rischio è penalizzato, il merito fatica a trasformarsi in risultati concreti.

Che cosa servirebbe per costruire una vera meritocrazia

Per avvicinare l’Italia a un modello meritocratico servono interventi strutturali e culturali, tra cui:

Investimenti educativi uniformi

Scuole e università devono garantire le stesse opportunità a prescindere dal luogo di provenienza.

Trasparenza nei processi di selezione

Procedure chiare, digitalizzate e verificabili aiutano a ridurre le distorsioni.

Valorizzazione dei risultati

Sia nel pubblico che nel privato, la carriera dovrebbe dipendere da ciò che si fa, non da chi si conosce.

Incentivi all’innovazione

Sostenere start-up, ricerca e creatività è fondamentale per premiare chi ha idee nuove.

Un cambiamento culturale

Serve una nuova mentalità che consideri il merito non come un’eccezione, ma come la regola.

Una riflessione aperta

La meritocrazia in Italia non è impossibile, ma richiede impegno collettivo: istituzioni più trasparenti, imprese più coraggiose, scuole più inclusive, cittadini più consapevoli. Un Paese meritocratico è un Paese in cui è possibile migliorare la propria condizione grazie alle proprie capacità, non al proprio contesto di origine. La domanda che resta aperta è semplice ma cruciale: l’Italia è pronta a diventare davvero un Paese dove il merito pesa più del privilegio?

Fonti e approfondimenti:

  • OCSE, Education at a Glance
  • ISTAT, Rapporto sulla mobilità sociale
  • Banca d’Italia, Le disuguaglianze in Italia
  • INVALSI, Report Nazionale
  • LinkedIn Workforce Italia

Foto di Andrea Piacquadio e Foto di Andrea Piacquadio e Foto di Andrea Piacquadio