Da bambini le estati sembravano infinite, i pomeriggi duravano un’eternità e il Natale arrivava con una lentezza quasi crudele.
Da adulti, invece, abbiamo la sensazione opposta: gli anni scorrono più rapidamente, le settimane si accorciano, i mesi sfuggono.
Ma perché accade? Perché il tempo sembra accelerare con l’età, pur essendo sempre lo stesso dal punto di vista fisico?
La spiegazione è un intreccio affascinante tra psicologia, neuroscienze, memoria ed emozioni.
Il cervello non misura il tempo in secondi, ma in esperienze
Il tempo percepito non è quello dell’orologio: è quello dell’attenzione.
Il nostro cervello registra il fluire del tempo sulla base degli stimoli nuovi, cioè di tutto ciò che richiede elaborazione e consapevolezza.
Da bambini tutto è nuovo
- impariamo continuamente cose nuove
- viviamo prime esperienze
- esploriamo il mondo senza routine
- il cervello lavora “a pieno regime” per registrare ogni dettaglio
Più esperienze nuove viviamo, più ricco è il ricordo, più lungo appare il tempo.
Da adulti la routine prende il sopravvento
Le giornate scorrono simili, le novità diminuiscono, molte azioni diventano automatiche.
Il cervello registra meno informazioni, quindi il tempo sembra comprimersi.
In altre parole: non è il tempo a cambiare, siamo noi.

La teoria della proporzione: ogni anno vale meno rispetto alla nostra età
Una delle spiegazioni più intuitive è la cosiddetta teoria proporzionale della percezione del tempo.
Per un bambino di 5 anni, un anno rappresenta il 20% della sua vita.
Per un adulto di 50 anni, è appena il 2%.
È come se la mente misurasse il tempo in proporzione al totale vissuto:
più siamo grandi, più ogni anno è “piccolo” rispetto all’intero.
Per questo motivo, un’estate a 8 anni sembra infinita, mentre a 40 vola in un attimo.
La memoria inganna: ricordiamo meno, quindi ci sembra sia passato meno tempo
Il tempo è legato alla memoria.
Più ricordi abbiamo di un periodo, più lungo ci sembra.
Più un intervallo è vuoto o monotono, più breve appare.
Periodi ricchi di eventi
una vacanza, un trasloco, un nuovo lavoro
→ tanti ricordi
→ tempo lungo nella memoria
Periodi monotoni
routine lavorativa, settimane uguali
→ pochi ricordi
→ tempo “corto” nella memoria
Questo spiega perché le vacanze sembrano brevissime mentre le viviamo, ma lunghissime quando le ricordiamo.
La velocità mentale cambia con l’età
Alcuni neuroscienziati sottolineano che con l’età:
- i processi cognitivi rallentano
- i neuroni comunicano leggermente più lentamente
- il cervello impiega più tempo a codificare nuove informazioni
Il risultato?
Se il cervello processa un minor numero di eventi nell’unità di tempo, percepisce il tempo come più rapido.
È come vedere meno “fotogrammi” di un film: tutto scorre più veloce.
Emozioni, stress e percezione del tempo
Il nostro rapporto con il tempo è influenzato anche dalle emozioni.
Stress e impegni
Quando siamo sovraccarichi, il tempo sembra sfuggire.
La mente è piena, ma non registra nulla in modo profondo.
Ansia e scadenze
Generano la sensazione di correre dietro agli eventi.
Serenità
Paradossalmente, vivere con più calma rende il tempo più percepibile.
La società moderna ci mette in modalità “velocità” costante, e questo alimenta la sensazione di tempo che accelera.
Il cervello presta meno attenzione a ciò che già conosce
Uno dei meccanismi più affascinanti è l’assuefazione cognitiva:
quando vediamo qualcosa migliaia di volte, smettiamo di notarli davvero.
Gli adulti vivono in ambienti familiari:
- stessa strada per andare al lavoro
- stessi ritmi settimanali
- stessi volti
- stessi compiti quotidiani
Il bambino, invece, interpreta tutto come scoperta.
Il risultato?
Il suo cervello “allarga” il tempo, l’adulto lo “comprime”.
La tecnologia accentua la percezione di velocità
Smartphone, social e notifiche creano un flusso continuo di micro-stimoli.
Paradossalmente, questa iper-stimolazione ci dà la sensazione che il tempo passi più veloce, perché:
- la soglia dell’attenzione si abbassa
- la memoria immagazzina meno informazioni
- viviamo in modalità frammentata
Le giornate sembrano piene… ma di contenuti che spariscono subito.

Come rallentare il tempo (almeno dentro di noi)
Non possiamo fermare l’orologio, ma possiamo cambiare la percezione del tempo.
1. Cercare esperienze nuove
Anche piccole: cambiare strada, provare un hobby, visitare un luogo diverso.
2. Coltivare la presenza
Meditazione, respirazione, camminate consapevoli.
3. Ridurre il multitasking
Fare una cosa alla volta aiuta il cervello a “registrare”.
4. Creare ricordi
Viaggi brevi, incontri, eventi: la memoria dona spessore al tempo.
5. Rallentare davvero
Il corpo e la mente hanno bisogno di pause reali, non solo di interruzioni tecnologiche.
La sensazione del tempo che accelera è un messaggio
Il tempo non si muove più veloce.
Siamo noi a cambiare: il nostro cervello, la nostra routine, il nostro ritmo di vita.
Forse la domanda non è solo “perché il tempo vola?”,
ma:
“quanto di ciò che vivo rimane davvero?”
E, soprattutto:
“posso scegliere di vivere più lentamente per sentire di nuovo il peso — e il valore — di ogni momento?”
Fonti e approfondimenti:
- Stanford University, Time Perception and Aging
- American Psychological Association, Why Time Speeds Up with Age
- Journal of Neuroscience, Memory Encoding and Time Perception
- Harvard Medical School, Attention, Novelty and Subjective Time
- Adrian Bejan, The Physics of Time Perception
Foto di Donald Tong e Foto di JESHOOTS.com e Foto di Michaela





