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Lucio Dalla tra America e Sorrento DallAmeriCaruso: il concerto perduto

DallAmeriCaruso, un Lucio Dalla inedito che incanta e stupisce quello protagonista del docufilm diretto da Walter Veltroni. Da Sorrento all’America restituisce le coordinate di uno dei capolavori di sempre: Caruso. Brano manifesto dell’artista bolognese, si staglia immenso da una terrazza dell’Hotel Victoria Excelsior, edificio faro a rischiarare il Golfo di Sorrento poiché primo a disporre dell’energia elettrica in paese, come racconta la proprietaria. Un ultimo canto, fragile e potente, fugace come gli ultimi giorni del tenore che gli presta il nome e intenso come il desiderio inconfessabile di un amore impossibile. È il 1921. Caruso è un cantante lirico sessantenne che, consumato dalla malattia, sceglie di soggiornare nella stessa stanza che verrà assegnata a Lucio Dalla nell’estate dell’86.

Caruso e il destino delle canzoni

Di ritorno dal memorabile concerto al Village Gate di New York, si gonfia quel senso di incompiutezza, tormentato, nostalgico. Al disco manca una canzone. La barca noleggiata fra Capri e Sorrento subisce un’improvvisa avaria. Le circostanze avverse, crocevia d’incontro al proprio destino, apriranno in Lucio Dalla l’interminabile riflessione sul caso <<se non mi si rompeva la barca tra Sorrento e Capri e se non chiamavo un amico a trainare la mia barca e se questo mio amico non fosse stato il proprietario dell’albergo dove Caruso morì e se non mi avesse dato quella stanza e se io non avessi fatto tre note sul piano e se il barista della scogliera non mi avesse raccontato la storia di Caruso innamorato di questa ragazza giovane, che lui con la scusa di insegnare a cantare che era una cagna bestiale…io in dieci minuti ho scritto la canzone. Per cui la casualità è tutto fuori che […] Noi intendiamo casualità i grandi movimenti che ci sono sulla nostra testa e soprattutto sulla nostra anima. Io credo che tutto sia scritto prima, e anche il destino di una canzone è uguale al destino di un uomo, perché ha un valore assolutamente umano>> racconta in prima persona. Proprio in mezzo a quel mare che Lucio da sempre trasfigura in coscienza pura, Caruso, immensa, “come quegli occhi, come il mare”…

Lucio Dalla a New York

DallAmeriCaruso Lucio Dalla conquista New York: Village Gate 23.3.1986

Lo spettacolo sfocia in concerto, vengono proiettati per la prima volta i reperti video di quella magica sera dell’86, miracolosamente ritrovati nella soffitta di un collezionista marchigiano. Il tempio del jazz emana energia febbrile. Luci calde, aria elettrica. Il pubblico americano appare stregato da quel giovane con lo zucchetto, stralunato e magnetico. Non mancano tutti i più noti capolavori: Anna e Marco, Cara, La sera dei miracoli, Balla balla ballerino, L’anno che verrà, Se io fossi un angelo, Stella di mare, Washington e Tango. Al piano è sanguigno, libero, animalesco. Un lupo dagli occhi mansueti, occhi che sanno raccontare fiabe, come quella dell’angelo che, scappato dalle processioni e dalle scatole dei presepi, fuma una Marlboro mentre piscia in testa ai potenti. O quella dei due amanti che sotto la caduta del muro di Berlino ripongono la propria fede nell’atto più rivoluzionario in tempi di crisi: concepire una bambina e chiamarla Futura. C’è spazio anche per un duetto con gli Stadio. “Chiedi chi erano i Beatles” diventa l’occasione per narrare oltreoceano le rivendicazioni del ‘68 italiano. In conclusione, il brano più provocatorio del repertorio, una punta di diamante che squarcia il velo sottile di ipocrisie e moralismi, non a caso censurato sin dall’esordio a San Remo: “4/3/1943” a fare da sfondo a una New York dell’imbrunire.

Unica nota stonata: l’inglese maccheronico di quel “thank you” ripetuto come un mantra alla fine di ogni canzone. Un peccato veniale che ti abbiamo già perdonato Lucio.

Nella proiezione DallAmeriCaruso Lucio Dalla è un orgasmo che si vorrebbe non finisse mai, per chi se lo fosse perso è possibile acquistare il vinile o il CD/DVD con una raccolta di tutti i brani eseguiti live.