Gli oceani coprono oltre il 70% della superficie terrestre e producono più della metà dell’ossigeno che respiriamo. Eppure, sono tra gli ecosistemi più minacciati del pianeta. Inquinamento, plastica, pesca eccessiva e riscaldamento globale stanno mettendo a rischio la vita marina e l’equilibrio climatico. La buona notizia è che la tecnologia e l’innovazione stanno offrendo soluzioni concrete: dalle barriere galleggianti che raccolgono rifiuti alle reti intelligenti che proteggono la fauna.
Negli ultimi anni, scienziati, startup e organizzazioni ambientaliste hanno sviluppato una serie di invenzioni che stanno davvero contribuendo a salvare gli oceani. Ecco le più interessanti.
The Ocean Cleanup: la barriera che cattura la plastica
Una delle invenzioni più note è The Ocean Cleanup, ideata dall’ingegnere olandese Boyan Slat. Il progetto utilizza una lunga barriera galleggiante a forma di “U” capace di raccogliere e convogliare i rifiuti di plastica galleggianti, soprattutto nel cosiddetto Great Pacific Garbage Patch, la più grande isola di plastica del mondo.
Le barriere non intrappolano la fauna marina e vengono svuotate periodicamente da navi specializzate. Secondo i dati dell’organizzazione, nel 2024 sono già state raccolte oltre 300 tonnellate di plastica dal Pacifico. L’obiettivo? Ripulire il 90% dei rifiuti oceanici entro il 2040.

Seabin Project: il cestino intelligente per i porti
Non tutta la plastica finisce in mare aperto: gran parte resta intrappolata nei porti e nelle darsene. Per questo due surfisti australiani, Pete Ceglinski e Andrew Turton, hanno inventato il Seabin, un cestino galleggiante capace di aspirare rifiuti, microplastiche e persino oli dalla superficie dell’acqua.
Il Seabin funziona 24 ore su 24, collegato a una pompa elettrica a basso consumo, e può raccogliere fino a 1,5 tonnellate di detriti l’anno. Oggi è installato in oltre 50 Paesi, inclusa l’Italia, dove alcuni porti turistici — come quello di Genova — ne hanno adottato decine.
Reti da pesca biodegradabili e sensori “salva delfini”
Uno dei principali pericoli per la fauna marina sono le reti fantasma, abbandonate in mare dai pescherecci. Si stima che ogni anno più di 600.000 tonnellate di reti perdute intrappolino delfini, tartarughe e squali.
Per combattere il problema, diverse aziende stanno sviluppando reti biodegradabili, realizzate con materiali come l’acido polilattico (PLA) o il nylon riciclato. Queste reti si degradano in pochi anni senza rilasciare microplastiche.
In parallelo, sono nati i sensori acustici salva delfini, piccoli dispositivi che emettono suoni impercettibili per l’uomo ma fastidiosi per i cetacei, tenendoli lontani dalle zone di pesca. Questa semplice tecnologia ha ridotto fino al 70% gli incidenti con delfini e balene nel Mediterraneo.

Droni e robot sottomarini per monitorare i mari
Le nuove tecnologie digitali stanno rivoluzionando anche il modo di studiare e proteggere gli oceani.
I droni marini e i robot subacquei autonomi raccolgono dati su temperature, correnti, livelli di ossigeno e presenza di inquinanti, anche in aree troppo profonde o pericolose per i ricercatori.
L’azienda statunitense Saildrone, ad esempio, utilizza droni a vela alimentati da energia solare che navigano per mesi raccogliendo informazioni climatiche e sulla biodiversità. Questi dati sono fondamentali per prevedere fenomeni come El Niño o le tempeste tropicali.
Anche in Italia, il CNR sta sperimentando piccoli robot sottomarini “eco-diver” in grado di individuare microplastiche e tracciare zone di accumulo nei fondali.
La barriera artificiale che pulisce e protegge
Un’altra invenzione promettente arriva dal Giappone: la “Marine Block”, una barriera artificiale composta da blocchi porosi di calcestruzzo ecologico. Questi blocchi non solo proteggono le coste dall’erosione, ma fungono anche da habitat per coralli, alghe e pesci.
Grazie a un design ispirato alle forme naturali dei reef, le Marine Block favoriscono la crescita di nuove colonie e migliorano la qualità dell’acqua. È un esempio perfetto di come la tecnologia possa collaborare con la natura invece di sostituirla.
Impianti che trasformano la plastica in carburante
Oltre a raccogliere i rifiuti, alcune innovazioni puntano a riciclarli direttamente.
Startup come Plastic Energy e BioCellection hanno sviluppato impianti in grado di trasformare i rifiuti plastici in carburante o in nuove materie prime, grazie a un processo chiamato pirolisi.
Questo permette di ridurre la quantità di plastica che finisce negli oceani e di recuperare risorse utili per l’economia circolare. Alcuni Paesi asiatici stanno già utilizzando questi sistemi per alimentare imbarcazioni e generatori.
Filtri contro le microplastiche
Le microplastiche sono tra i peggiori nemici degli oceani: minuscoli frammenti che derivano dal lavaggio dei tessuti sintetici o dal degrado di bottiglie e imballaggi.
Per contrastarle, alcune aziende hanno creato filtri innovativi da applicare alle lavatrici o agli scarichi industriali, capaci di catturare fino al 90% delle particelle. In Francia, dal 2025, l’installazione di questi filtri sarà obbligatoria su tutte le lavatrici nuove.
Anche il settore tessile si sta muovendo: marchi come Patagonia e Adidas sperimentano tessuti riciclati e processi produttivi che riducono la dispersione di microplastiche nell’ambiente marino.
L’energia del mare: innovazione sostenibile
Proteggere gli oceani significa anche sfruttarne le risorse in modo sostenibile.
Le nuove tecnologie per l’energia marina — come le turbine che trasformano il moto ondoso in elettricità o gli impianti che utilizzano le maree — stanno aprendo la strada a una produzione energetica pulita e rinnovabile.
In Scozia e Portogallo, gli impianti di energia dalle onde stanno già fornendo elettricità a migliaia di abitazioni, dimostrando che il mare può essere alleato nella lotta al cambiamento climatico, non una vittima.
Un mare di innovazioni per un futuro blu
Tutte queste invenzioni — grandi e piccole — dimostrano che la tecnologia può essere parte della soluzione, non solo del problema.
Ma per salvare davvero gli oceani serve anche un cambiamento culturale: ridurre i consumi di plastica, rispettare la biodiversità marina e sostenere politiche ambientali globali.
Le innovazioni ci offrono gli strumenti, ma spetta a noi usarli nel modo giusto. Perché il futuro del pianeta, e della vita stessa sulla Terra, dipende dalla salute dei nostri oceani — e da quanto saremo capaci di proteggerli oggi.
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