Il cubo di Rubik compie 50 anni, nacque infatti nel 1974. «Non l’ho inventato, l’ho soltanto scoperto», ha dichiarato a “Il Corriere della Sera” Erno Rubik, l’architetto-designer ungherese che lo scorso mese ha tagliato il traguardo degli 80 anni, papà del rompicapo che ha preso il suo nome. Il cubo di Rubik è stato venduto in circa 500 milioni di esemplari in tutto il mondo. «Personalmente preferisco chiamarlo Cubo magico», ha detto Erno Rubik. Nonostante lo scorrere del tempo, ancora oggi ne vengono venduti ancora milioni di esemplari all’anno. La massima popolarità negli anni ’80.
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Il cubo di Rubik compie 50 anni: come risolverlo
Un gioco che ha incantato tanti ragazzi in ogni parte del mondo: «Quando cerchi di risolvere il Cubo stai cercando in realtà di finire una figura, un’immagine con i lati con i colori uniformi. Sei felice quando lo finisci, ma ti viene voglia di smontarlo e di ricominciare perché hai l’impressione che nel Cubo ci sia ancora qualcosa di nascosto che non sei riuscito a svelare. Il Cubo è un partner, non un avversario come negli scacchi. Se lo risolvi non vinci, vinci se hai giocato. Il Cubo aiuta a gustare la vita, non a cercare di schiantare un nemico», ha detto sempre Erno Rubik.

Le parole di Erno Rubik, il papà del famoso rompicapo
Ognuna delle sei facce del cubo è ricoperta da nove adesivi dello stesso colore: bianco, giallo, rosso, verde, blu e arancione. Generalmente il bianco è opposto al giallo, il rosso all’arancione, e il verde al blu; il bianco, il blu e il rosso sono ordinati in senso orario attorno al corrispettivo angolo del cubo. Nei primi cubi messi in commercio, la posizione dei colori variava da un cubo all’altro. Un meccanismo interno permette alle facce di ruotare ognuna in modo indipendente dalle altre cinque, così da mescolare i colori del cubo. Per risolvere il rompicapo bisogna fare in modo che ogni faccia torni a mostrare un solo colore. Rubik avrebbe costruito il cubo per insegnare ai suoi studenti a comprendere il problema strutturale di muovere le singole parti di un oggetto in modo indipendente senza far crollare l’intero meccanismo. Non si rese conto di aver creato un rompicapo, finché non mescolò per la prima volta il cubo e cercò di ricomporlo. Curiosità? Erno Rubik avrebbe impiegato più di un mese per risolvere il cubo che ha inventato senza nemmeno sapere se ci sarebbe stato mai un metodo per risolverlo.

Come si risolve il cubo di Rubik
I Cubi in vendita, lo dicevamo, hanno una colorazione fissa: la faccia bianca è opposta a quella gialla, la verde alla celeste, l’arancione alla rossa. Tutto questo consente di assegnare una disposizione spaziale da tenere fissa nel nostro cubo ideale da risolvere. Se si assegna alla faccia bianca (B) la posizione in alto (a), quella gialla (G) sarà quella in basso (b), quella rossa (R) sarà frontale (f), quella arancione (A) sarà posteriore (p), quella celeste (C) sarà quella di destra (d) e quella verde (V) di sinistra (s).
E “Il Corriere della Sera” svela l’errore comune dei principianti: “È fondamentale tenere fissa nella nostra mente la disposizione spaziale che abbiamo pre-definito perché in questo modo possiamo sapere l’esatta posizione che deve assumere ciascun cubetto per arrivare a risolvere il Cubo. Per esempio il cubetto tricolore BCR è quello che occupa lo spigolo anteriore destro dello strato superiore. Il principale errore che fanno i principianti, infatti, è quello di continuare a ruotare il Cubo tra le mani: dopo pochi movimenti si perde l’orientamento spaziale e sfugge la comprensione di dove devono essere posizionati i singoli cubetti. In generale, sistemare i primi due strati non è molto difficile, invece è molto complicato sistemare anche il terzo (senza alterare i precedenti due già messi a posto) e risolvere il Cubo”. Oggi esistono diversi tutorial (tra video e siti), che spiegano come risolvere il rompicapo più famoso di sempre.





