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Morto Enrico Lucherini, il press agent delle star: “lanciò” Sophia Loren

C’è stato un tempo in cui le notizie non si aspettavano: si creavano. Le storie d’amore si costruivano a tavolino, le malattie si inventavano a fin di bene, i pettegolezzi diventavano strategia. In quel tempo – glorioso, disordinato, irripetibile, un uomo ha trasformato l’arte del raccontare il cinema in un gioco spregiudicato e geniale. È morto a 92 anni a Roma Enrico Lucherini, inventore di un mestiere che prima di lui semplicemente non esisteva: il press agent.

Dall’attore mancato al genio della comunicazione

Classe 1932, educazione dai gesuiti, aveva esordito come attore nella Compagnia dei Giovani, ma fu l’amica Rossella Falk a intuire che il suo talento stava altrove. Lo convinse a cambiare strada, e lui cominciò a occuparsi della promozione teatrale insieme a Patroni Griffi. Era l’inizio di una rivoluzione. Le sue campagne pubblicitarie, le famose “lucherinate”, sarebbero presto entrate nella leggenda: notizie inventate, scandali orchestrati, bufale costruite con sapienza, tutto al servizio del divismo nascente e del desiderio del pubblico.

Le dive, i colpi di scena e il genio del bluff

Sofia Loren fu la sua musa assoluta: la adorava e la temeva. A Cannes, per il lancio de La Ciociara, orchestrò il finto sfondamento della vetrata del Palais, pur di attirare l’attenzione. I set della Dolce Vita, del Gattopardo, e la Sandra Milo con il celebre finto incendio ai capelli (sì, gli incendi erano una sua specialità) gli obbedivano con entusiasmo e complicità. Con un misto di ironia tagliente e amore vero, inventava soprannomi pungenti, amori inverosimili (come quello tra Burton e la Bolkan durante un ballo a Venezia), malattie immaginarie per attori da rilanciare come Terzieff. Tutto sempre con un obiettivo: promuovere il cinema italiano e chi ci credeva davvero.

Una vita da film: documentari, libri e un’eredità viva

Nel 2007, Antonello Sarno gli ha dedicato un documentario presentato a Venezia, mentre nel 2014 è stato Marco Spagnoli a firmare Ne ho fatte di tutti i colori, altro ritratto vivido e affettuoso. In mezzo, una mostra a Roma nel 2012 e un libro scritto a quattro mani con Matteo Spinola, C’era questo, c’era quello, pubblicato nel 1984 e trasformato anche in un programma su Telemontecarlo.

Da tempo si era ritirato, lasciando l’agenzia in mano a Gian Luca Pignatelli, ma non aveva mai smesso di osservare con un pizzico di disincanto il presente. “Non esistono più i divi”, diceva con nostalgia. E certo non mentiva: la semplicità luminosa di Mastroianni o di Monica Vitti sembrava ormai lontanissima dal glamour senza magia di oggi.

Il cinema era il suo gioco preferito

Il primo film che promosse fu La notte brava di Bolognini: si trovò circondato da Martinelli, Schiaffino, Lualdi e capì che resistere alla tentazione del fuoco mediatico era impossibile. A Cannes arrivò a noleggiare un ghepardo da un circo per fare fotografare Claudia Cardinale: chi altri ci avrebbe pensato? Enrico Lucherini ha messo in scena tragedie e commedie, ha fatto innamorare, litigare, sognare. Ha costruito carriere e alimentato desideri. Ha trasformato il sogno del cinema in un gioco riuscito, guidato dal talento e da un’ironia instancabile. “Ho avuto fortuna”, diceva lui. Ma la verità è che anche noi abbiamo avuto fortuna ad averlo.