Press "Enter" to skip to content

Come nasce la memoria e perché dimentichiamo

La memoria è uno dei processi più misteriosi e affascinanti del nostro cervello.
È ciò che ci permette di imparare, riconoscere, scegliere, prendere decisioni.
Eppure, allo stesso modo, dimentichiamo: nomi, date, dettagli, momenti che erano stati importanti.
La memoria non è una “scatola” che si riempie, ma un sistema vivo, plastico, in continuo cambiamento.

Capire come nasce la memoria e perché dimentichiamo significa comprendere qualcosa di profondo sul funzionamento della mente umana.

Come nasce la memoria: un processo fatto di connessioni

La memoria è possibile grazie ai neuroni, le cellule nervose che comunicano tra loro attraverso segnali elettrici e chimici.
Quando viviamo un’esperienza, il cervello non la registra come un video, ma la trasforma in un pattern di connessioni.

La formazione del ricordo

Ogni ricordo nasce attraverso tre fasi:

  1. Codifica
    Il cervello seleziona le informazioni rilevanti e le trasforma in segnali neuronali.
    Più un’esperienza è intensa o emozionante, più la codifica è forte.
  2. Consolidamento
    Le informazioni codificate diventano stabili.
    Avviene soprattutto durante il sonno, quando il cervello “riorganizza” ciò che ha vissuto durante il giorno.
  3. Richiamo
    È il processo che ci permette di recuperare un ricordo quando ne abbiamo bisogno.

Ogni ricordo lascia una traccia fisica, chiamata engramma, una sorta di circuito neuronale.

L’ippocampo: la porta d’ingresso dei ricordi

Una delle strutture più importanti per la memoria è l’ippocampo, una piccola regione del cervello situata nei lobi temporali.
È essenziale per trasformare le esperienze in ricordi duraturi.

Se l’ippocampo viene danneggiato — come nel famoso caso del paziente H.M. — le persone possono:

  • ricordare il passato,
  • ma non creare nuovi ricordi a lungo termine.

È come vivere sempre “in diretta”, senza poter archiviare ciò che accade.

Le emozioni rendono i ricordi più forti

L’amigdala, il centro delle emozioni, lavora a stretto contatto con l’ippocampo.
Ecco perché gli eventi emozionanti si ricordano meglio:

  • un grande amore,
  • un incidente,
  • un litigio,
  • un successo,
  • una paura improvvisa.

Le emozioni rilasciano neurotrasmettitori come adrenalina e noradrenalina, che “marchiano” il ricordo rendendolo più difficile da cancellare.

La memoria non è perfetta: è una ricostruzione

Contrariamente a ciò che pensiamo, la memoria non funziona come un archivio video.
Ogni volta che richiamiamo un ricordo:

  • lo modifichiamo,
  • lo ricostruiamo,
  • lo aggiorniamo con nuove informazioni.

Questo spiega perché due persone possono ricordare lo stesso evento in modo diverso.
Il ricordo è vivo, non fisso.

Perché dimentichiamo: una necessità biologica

Dimenticare non è un difetto, ma una funzione essenziale del cervello.

1. Per non sovraccaricare la mente

Il nostro cervello riceve miliardi di informazioni ogni giorno.
Se ricordassimo tutto, vivremmo in un caos ingestibile.
Dimenticare è una forma di selezione naturale: il cervello conserva ciò che ritiene utile.

2. Per cancellare ciò che non serve

Molte informazioni non hanno valore a lungo termine:

  • un numero letto per sbaglio,
  • una conversazione casuale,
  • dettagli irrilevanti della quotidianità.

Il cervello tende a eliminare ciò che non considera significativo.

3. Per fare spazio a nuove connessioni

Ogni ricordo occupa energia e spazio nei circuiti neuronali.
Dimenticare permette al cervello di essere flessibile, adattivo, creativo.

4. Per proteggere la salute mentale

In alcuni casi, dimenticare è un meccanismo di difesa.
Traumi o emozioni molto intense possono essere attenuate o rimosse per permettere alla persona di continuare a vivere senza essere sopraffatta.

I tipi di dimenticanza più frequenti

Gli psicologi hanno individuato diverse forme di dimenticanza:

Dimenticanza da decadimento

Le tracce di memoria si indeboliscono nel tempo.
È come se i “circuiti” diventassero meno attivi.

Dimenticanza per interferenza

Nuove informazioni sovrascrivono quelle vecchie.
Succede quando studiamo troppo materiale in poco tempo o viviamo esperienze simili tra loro.

Dimenticanza da mancato accesso

Il ricordo c’è, ma non riusciamo a richiamarlo.
Il classico: “Ce l’ho sulla punta della lingua”.

Dimenticanza motivata

Il cervello può scegliere inconsciamente di non ricordare qualcosa di doloroso.

Il ruolo del sonno: dove si consolidano i ricordi

Durante il sonno, soprattutto nelle fasi REM e non-REM, il cervello:

  • seleziona i ricordi importanti;
  • elimina quelli irrilevanti;
  • rafforza le connessioni preziose.

Dormire poco compromette significativamente la memoria.
Molti studi mostrano che una notte di sonno insufficiente può ridurre del 40% la capacità di consolidare nuovi ricordi.

Perché alcuni ricordi non si dimenticano mai?

Alcuni episodi restano impressi per tutta la vita:

  • la nascita di un figlio,
  • un grande spavento,
  • un evento traumatico,
  • un’esperienza di forte felicità.

Questo accade perché sono ricordi altamente emozionati, fortemente consolidati e ripetuti nel pensiero.

La combinazione di emozione + ripetizione + significato crea ricordi quasi indelebili.

Si può migliorare la memoria?

Sì, la memoria è allenabile grazie alla plasticità cerebrale.
Alcune strategie aiutano:

  • dormire bene;
  • fare attività fisica;
  • ridurre lo stress;
  • studiare a intervalli regolari;
  • associare nuove informazioni a immagini o emozioni;
  • imparare cose nuove a qualsiasi età.

Il cervello è dinamico e può potenziarsi anche in età adulta.

Memoria e identità: ricordare per sapere chi siamo

La memoria non è solo un archivio: è il fondamento della nostra identità.
Ricordiamo chi eravamo per capire chi siamo oggi.
E dimentichiamo ciò che non ci serve per lasciare spazio a nuove esperienze.

In un certo senso, la memoria è la storia che il cervello racconta per dare continuità alla nostra vita.

La vera domanda diventa allora:
quanto di ciò che ricordiamo è realtà e quanto è la storia che abbiamo scelto di raccontarci?

Fonti e approfondimenti:

  • Harvard Medical School, Memory and the Brain
  • Eric Kandel, Principles of Neural Science
  • Nature Neuroscience, Memory Formation and Synaptic Plasticity
  • American Psychological Association, Why We Forget
  • Journal of Sleep Research, Sleep and Memory Consolidation

Foto di Suzy Hazelwood e Foto di charan sai e Foto di cottonbro studio