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Chi è stata la prima donna a vincere il Nobel: la storia di Marie Curie

È il 1903 quando il nome di una donna, per la prima volta nella storia, viene affiancato a quello del più prestigioso riconoscimento scientifico al mondo: il Premio Nobel. Quella donna è Marie Curie, scienziata polacca naturalizzata francese, pioniera della radioattività, e unica persona ad aver ricevuto due Nobel in due discipline diverse: fisica e chimica.

Le origini e i primi sacrifici

Marie Curie nasce nel 1867 a Varsavia, ultima di cinque figli. Il suo nome completo è Maria Salomea Skłodowska. La vita non è generosa con lei fin da piccola: perde la sorella Zosia a soli 7 anni, e la madre quattro anni dopo. Quei lutti la segneranno profondamente, tanto da allontanarla dalla fede e renderla una giovane donna riflessiva, riservata, ma tenace. Studia da autodidatta con il padre, mostrando sin da subito intelligenza vivace e una memoria straordinaria. Frequenta il ginnasio e si diploma con medaglia d’oro. Ma nella Polonia sotto controllo russo, le donne non possono accedere agli studi universitari. Insieme alla sorella Bronisława, stringe un patto: lavorerà per mantenerla mentre studia medicina a Parigi, in cambio dell’aiuto economico futuro per proseguire gli studi.

Da Varsavia a Parigi: la svolta

Marie lavora come governante in campagna, presso famiglie borghesi. Si innamora anche, ma la sua condizione sociale è considerata “non all’altezza” dai genitori del giovane. Ferita, ma determinata, non rinuncia al suo sogno: nel 1891 si trasferisce a Parigi e si iscrive alla Sorbona. È una delle pochissime donne nell’ambiente accademico, ma questo non la spaventa. Con forza e dedizione ottiene una laurea in fisica e poi una seconda in matematica. Nel 1894 conosce Pierre Curie, fisico e matematico. Tra loro nasce una profonda intesa intellettuale che sfocia nel matrimonio, nel 1895.

Il laboratorio, l’amore, le scoperte

Nel piccolo laboratorio che condividono, i coniugi Curie cominciano a lavorare sui fenomeni della radioattività, seguendo le ricerche di Henri Becquerel. È Marie a intuire che la pechblenda, minerale ricco di uranio, contiene altri elementi ancora sconosciuti. Con pazienza e tenacia, tra provette, cristallizzazioni e annotazioni meticolose, isola due nuovi elementi: il polonio, in onore della sua patria, e il radio. Le loro scoperte rivoluzionano la fisica moderna. Nel 1903, arriva il primo Premio Nobel per la fisica, condiviso con Pierre e Becquerel. Marie è la prima donna a riceverlo.

La tragedia e la forza

Nel 1906, Pierre muore investito da una carrozza. Marie ne è devastata, ma non si ferma. Prende il suo posto alla cattedra di fisica della Sorbona: è la prima donna a insegnare in quell’università. Due anni dopo fonda l’Institut du radium (oggi Istituto Curie), punto di riferimento mondiale per la lotta contro il cancro. Nel 1911, in mezzo a uno scandalo privato (una relazione con il fisico Langevin, già sposato), Marie viene duramente attaccata dalla stampa. Ma l’Accademia Svedese decide comunque di premiarla: riceve il secondo Nobel, questa volta per la chimica, per l’isolamento del polonio e del radio. E rifiuta l’invito a non presenziare alla cerimonia.

La guerra e l’impegno civile

Durante la Prima Guerra Mondiale, Marie e sua figlia Irène si occupano della radiologia per i feriti al fronte. Addestra tecnici, costruisce unità mobili per gli ospedali da campo. Dopo il conflitto, partecipa alla Commissione per la Cooperazione Intellettuale della Lega delle Nazioni, precorritrice dell’UNESCO. Nel 1921 si reca negli Stati Uniti per raccogliere fondi per proseguire le sue ricerche. In ogni luogo viene accolta come un’eroina. Nel 1932 fonda anche a Varsavia un secondo Istituto Curie.

Gli ultimi anni e l’eredità

Negli ultimi anni Marie Curie si ammala: una grave forma di anemia aplastica, probabilmente dovuta all’esposizione prolungata alle radiazioni. Muore il 4 luglio 1934, nel sanatorio di Sancellemoz, in Alta Savoia. Ancora oggi, i suoi quaderni di laboratorio sono conservati in contenitori di piombo, a causa della radioattività. La sua casa fu decontaminata dopo la morte. A lei sono dedicati un asteroide (7000 Curie), un minerale (sklodowskite) e l’unità di misura della radioattività (curie). La figlia Irène Joliot-Curie ricevette a sua volta il Nobel per la chimica nel 1935. La seconda figlia, Ève, fu scrittrice e ambasciatrice Unicef. Marie Curie non ha solo fatto la storia della scienza. Ha scritto una pagina eterna della storia dell’umanità, dimostrando che intelligenza, rigore e passione possono sfidare qualsiasi limite, anche quello dei pregiudizi.