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Carofiglio: “C’è una politica che fa ancora fatica a usare la parola fascismo”

«Non basta che la politica condanni la violenza». Così Gianrico Carofiglio, scrittore, ex magistrato ed ex senatore, in un’intervista concessa ad Andrea Jolly de “La Stampa”, il giornalista aggredito a Torino da attivisti di CasaPound. «Quando la violenza arriva da una parte specifica, la politica deve avere il coraggio e la dignità di chiamarla col suo nome. Quella che ha subito lei, sabato sera. In sé sarebbe un banale episodio di prepotenza. A renderla grave è il contesto. C’è una sottocultura politica in cui la violenza è una componente rilevante. Nessuno si sogna di dire che questi atti di violenza siano legati al governo, ma certo ci sono politici di massimo rilievo che non sono capaci di chiamare le cose con il loro nome. Così non si contrasta quel contesto», ha rimarcato Carofiglio.

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Carofiglio: “C’è una politica che fa ancora fatica a usare la parola fascismo”

Che contesto? «Parliamo di sottocultura politica fascista, che purtroppo ancora esiste. Per molti è ancora impossibile pronunciare quella parola, associata a questi episodi», ha detto Gianrico Carofiglio, che ha poi aggiunto: «Non dubito della sincerità della condanna della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Né di chiunque altro. Ma è un dato questa afasia, questa incapacità di pronunciare la parola». E si fa fatica per un motivo preciso: «Da quegli ambienti arriva una parte del consenso», ha detto l’ex magistrato. Il riferimento a Fratelli d’Italia: «Parte del consenso di questo partito viene da quella cultura politica, mai peraltro negata. Non possono prendere le distanze in modo esplicito chiamando le cose col loro nome senza correre il rischio di perdere voti. È semplicemente un dato di fatto».

“Le forze progressiste devono prendere atto del rancore che attraversa le nostre società”

«’Solo parole’ non esiste. La trama della nostra vita collettiva è fatta di un continuum tra parole e atti. La mancata condanna di certi comportamenti, la violenza verbale praticata sistematicamente da molti politici, l’intolleranza sono il terreno di coltura in cui poi matura anche la violenza fisica», ha detto Gianrico Carofiglio. Cosa farebbe con CasaPound? «La questione non è scioglierla. Di fronte a questi fenomeni il giudizio è negativo, ed è inammissibile che qualcuno si dichiari “fascista del Terzo Millennio”. D’altro canto, dico una cosa in controtendenza, chi si dichiara fascista del terzo millennio va ovviamente combattuto – politicamente – ma occorre anche un tentativo di comprensione di certi fenomeni. Viviamo in un momento in cui le società occidentali sono attraversate dalla paura di un futuro inquietante e indecifrabile. Aumentano le diseguaglianze e la miseria e i populisti cercano capri espiatori, nemici». Sul finale lo scrittore ha detto: «Le forze progressiste devono prendere atto del rancore che attraversa le nostre società, non ignorarlo o negarlo come spesso accade. E devono saperlo trasformare in indignazione, e poi in forza del cambiamento».