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Anaïs Nin, la travolgente storia d’amore con Henry Miller e il «Diario» censurato
By Cristina La Bella on 21 Febbraio 2024
«Andare sulla luna non è poi così lontano. Il viaggio più lontano è quello all’interno di noi stessi», così scriveva ed è forse uno dei messaggi suoi più belli. Il 21 febbraio del 1903 nasceva in Francia Anaïs Nin, una delle esponenti più all’avanguardia nel panorama letterario del Novecento, la prima vera scrittrice di narrativa erotica. C’è lei dietroIl Delta di Venere, racconti letterari licenziosi, pagati a 100 dollari al mese da un collezionista di libri. Glieli aveva commissionati, perché avido di leggere cose riguardanti il sesso («Lasci perdere la poesia e si concentri solo su quello», le diceva): invece si ritrovò tra le mani qualcosa di molto più sofisticato.
Chi è Anaïs Nin, la prima scrittrice di narrativa erotica
«Così incominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata, che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità. Ma non ci fu nessuna protesta. Passavo i giorni in biblioteca a studiare il Kama Sutra, ascoltavo le avventure più spinte degli amici … E questo diede origine a un’epidemia di “diari” erotici. Tutti si annotavano le loro esperienza sessuali. Inventate, udite, ripescate da Krafft-Ebing e da testi medici. Avevamo conversazioni comiche. Uno raccontava una storia e gli altri dovevano decidere se era vera o falsa, O plausibile», raccontava lei nel suo «Diario», quell’inseparabile “amico” che iniziò a scrivere all’età di 11 anni, quando, in seguito all’abbandono da parte del padre, lasciò la Francia insieme alla madre per trasferirsi negli Stati Uniti. «Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. È la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni», spiegava lei. Ed è in quell’immenso «Diario» che Anaïs Nin affronta argomenti come la condizione della donna, la libertà sessuale, la psicanalisi (si fa seguire da un allievo di Sigmund Freud, Otto Rank, con cui lei ha avuto anche una relazione), la lunga storia d’amore con lo scrittore Henry Miller, allora già sposato con la splendida June Mansfield.
Tra Anaïs Nin e Henry Miller il classico colpo di fulmine a Parigi
Tra Anaïs Nin e Henry Miller fu il classico colpo di fulmine. Il loro primo incontro avvenne a Parigi, nel 1931, città cosmopolita che attirò la scrittrice in quanto meta privilegiata dagli artisti. Per chi voleva scrivere, disegnare, ballare, Parigi era una tappa obbligata, la città da raggiungere per sfondare. Lei aveva ventott’anni ed era sposata con il banchiere Hugo Guilter; lui viveva alla giornata, e nonostante fosse sposato, aveva uno stile di vita libertino. Ad accomunarli la passione per la scrittura: «La stessa cosa che rende indistruttibile Henry è quella che rende indistruttibile me: è il fatto che il nucleo di entrambi sia uno scrittore, non un essere umano», si legge in una delle opere di lei più note: Henry e June 1931-1932, che esplora proprio i sentimenti per Miller e il triangolo con la moglie di lui June. Un’incredibile storia d’amore che è stata raccontata anche da Léonie Bischoff nell’albo illustrato per «L’Ippocampo» dal titolo Anaïs Nin. Nel mare delle menzogne. Erano i due fatti della stessa pasta, viaggiavano sulla medesima lunghezza d’onda: i loro incontri, fatti di amplessi focosi, si alternavano a conversazioni che vertevano su letteratura, aspirazioni, sogni, ma anche delusioni e amarezze.
Anaïs Nin e Henry Miller si incontravano nel «laboratorio di pizzo nero»
Henry Miller era arrivato a Parigi con una valigia colma di opere che però non avevano attirato l’attenzione di nessun editore. Era senza un soldo e Anaïs, che notò subito il suo talento, cercò di aiutarlo come meglio poteva. La donna era solita prestargli o regalargli denaro. Tutto pur di vederlo contento, perché lui non si sentisse un fallimento su tutta la linea. Quando erano insieme in quello che loro chiamavano «il laboratorio di pizzo nero» i due si dimenticavano del resto del mondo e davano sfogo alle loro fantasie (sessuali e letterarie). Fu soltanto Henry Miller ad avere il privilegio di leggere i Diari incensurati di Anaïs quando ancora era in vita e ne rimase piacevolmente colpito. In una lettera le fece presente che lo stile di scrittura della donna non faceva il verso a nessuno, tanto era inebriante, carnale. Tutte le lettere, senza filtri, sono raccolte in Anaïs Nin, Henry Miller, Storia di una passione, Bompiani, Milano, 2000. Missive in cui emerge il forte sentimento, ma anche la profonda bestiale attrazione:
«Anais, tutto quello che posso dire è che sono pazzo di te. Ho cercato di scrivere una lettera ma non ce l’ho fatta. Ti scrivo in continuazione – nella mia testa- e i giorni passano e mi chiedo che cosa penserai tu. Aspetto con impazienza di vederti. Martedì è troppo lontano. E non solo martedì – mi chiedo quando verrai e se passerai la notte con me. quando potrò averti per un bel po’? È un tormento per me vederti solo poche ore, e poi dover rinunciare a te. Quando ti vedo, tutto quello che avrei voluto dirti se ne va in fumo – il tempo è così prezioso e le parole sono estranee. Ma tu mi rendi così felice perché posso finalmente parlarti. Amo la tua vivacità, i tuoi preparativi di fuga, le tue gambe come una morsa, il calore fra le tue cosce. Sì, Anais, voglio smascherarti. Sono troppo galante con te. Voglio guardarti a lungo e con ardore, toglierti gli indumenti, coccolarti, esaminarti. Lo sai che ti ho guardata appena? Sei rivestita ancora di una sacralità eccessiva».
«Non so che cosa scrivo, so solo che ti amo, che ti devo avere»
E ancora scrive Henry Miller rivolgendosi all’amata:
«Non so che cosa scrivo, so solo che ti amo, che ti devo avere esclusivamente, furiosamente, possessivamente. Non so che cosa voglio. Ho avuto troppo, ritengo. Tu mi hai travolto e mi hai viziato. Continuo a chiederti cose sempre più difficili. Mi aspetto che tu compia miracoli. Non sai quanto mi mancano le notti che abbiamo trascorso assieme e quanto hanno significato per me. Altre volte sei solo un fantasma, uno spettro. Vieni e mi fai ammalare di desiderio, brama di possederti, di averti sempre vicina, a parlarmi con naturalezza, a muoverti come se tu fossi una parte di me».
E nelle parole di lei non manca quel profondo desiderio di possedere il corpo dell’altro:
«Io ti appartengo! Avremo una settimana come mai ce la siamo sognata. Voglio sentire ancora il tumultuoso pulsare dentro di me, il sangue impetuoso, ardente, il lento, carezzevole ritmo e l’improvvisa, violenta spinta, la frenesia delle pause quando odo il suono della pioggia, e come mi sussulta nella bocca, Henry».
Il «Diario» pubblicato in versione integrale nel ’77
Una liason travolgente la loro, durata a lungo, di cui si parla anche nel film del 1990 Henry & June, con Uma Thurman, Fred Ward e Maria de Medeiros. Mentre Anaïs Nin riempiva quaderni su quaderni, per confezionare quel suo travolgente Diario, che leggiamo ancora oggi, Henry Miller scriveva Tropico del Cancroche uscì nel 1934 proprio grazie all’aiuto dell’amante. Quell’opera immensa di Anaïs Nin venne pubblicata censurata solo nel 1966. La scrittrice morì undici anni dopo, nel 1977: lei stessa aveva disposto che il Diario venisse dato alle stampe in versione integrale solo dopo la morte del marito, scomparso nel 1985.
Capo Redattore di Vocenuova.info.
Giornalista pubblicista, collabora oggi con "La Ragione", "The Social Post" e "TvZap". Laureata bis all'Università La Sapienza di Roma: nel 2014 in "Lettere Moderne" e nel 2017 in "Filologia Moderna". Nel 2018 ha ricevuto il riconoscimento di "Laureato Eccellente" per il suo percorso di studi. Ha scritto, tra i tanti, con "Prima Pagina Online", “SuccedeOggi", “LuxGallery”, "Aforismi", "Caffeina Magazine" e "Urbanpost". Negli anni ha pubblicato saggi in rivista e in volume. Nel settembre del 2025 è uscito il suo primo libro "Mario Draghi. La speranza non è una strategia", edito da Santelli.