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Chi è Vladimir Medinsky, il negoziatore russo nato in Ucraina per i colloqui di Istanbul

Il presidente russo Vladimir Putin ha incaricato Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e suo stretto collaboratore, di guidare la delegazione russa nei colloqui con l’Ucraina previsti per giovedì (oggi, ndr). L’incontro, presentato dal Cremlino come una ripresa dei negoziati di Istanbul del 2022, si colloca in un contesto di crescente pressione diplomatica e militare.

Un profilo ideologico al servizio della narrazione del Cremlino

Medinsky è considerato un falco ultranazionalista vicino alle posizioni ideologiche più dure del Cremlino. Figura controversa, è noto per le sue tesi revisioniste e imperialiste, in particolare in relazione all’Ucraina. Secondo gli analisti, la sua nomina rappresenta un chiaro segnale sulla linea che Mosca intende mantenere nei colloqui: rigida, ideologica e focalizzata su una rilettura della storia a sostegno dell’invasione.

Nel 2022, Medinsky aveva già guidato la delegazione russa ai colloqui di Istanbul, poi falliti. La sua ricomparsa rafforza l’impressione che il Cremlino voglia rievocare quel passaggio negoziale, utilizzandolo come fondamento per rilanciare la propria narrazione diplomatica.

Chi è Vladimir Medinsky

Nato nel 1970 nella regione ucraina di Cherkasy (allora URSS), Medinsky ha vissuto gran parte della sua vita a Mosca. È stato ministro della Cultura dal 2012 al 2020 e attualmente è uno dei consiglieri più vicini a Putin.

Autore di numerosi saggi e libri di testo scolastici approvati dal governo, Medinsky sostiene che l’“idea ucraina” sarebbe un’invenzione dell’Impero austro-ungarico. Nei suoi scritti, l’annessione della Crimea viene presentata come un atto di “salvataggio della pace”, mentre l’Ucraina viene descritta come uno “stato ultranazionalista”.

Le sue posizioni sono state duramente criticate da storici indipendenti, russi e internazionali, che accusano Medinsky di manipolazione dei fatti storici a fini propagandistici. Secondo un’analisi pubblicata dal New York Times nel 2023, Medinsky sarebbe anche il probabile ghostwriter di alcuni testi attribuiti a Putin, come il noto saggio Sull’unità storica tra russi e ucraini, pubblicato pochi mesi prima dell’invasione del 2022.

Le motivazioni della scelta

La nomina di Medinsky a capo della delegazione è vista come una scelta strategica. La sua presenza segnala che Mosca considera i colloqui non solo come un negoziato politico, ma come un’occasione per riaffermare le proprie rivendicazioni storiche sull’Ucraina.

Il Cremlino sembra voler porre al centro del confronto le cosiddette “cause profonde” del conflitto, che secondo la narrazione russa risiederebbero nella negazione del legame storico tra i due Paesi e nella contestazione della legittimità dell’Ucraina come stato sovrano.

Il precedente dei colloqui del 2022

Medinsky ha già presieduto i colloqui di Istanbul del 2022, avvenuti poche settimane dopo l’inizio dell’invasione russa su larga scala. Quei negoziati si erano concentrati su temi chiave come:

  • Lo status dell’Ucraina nella NATO
  • Il futuro della Crimea
  • L’uso della lingua russa
  • La dimensione delle Forze armate ucraine

Secondo il Comunicato di Istanbul, le parti erano arrivate a discutere un possibile compromesso. Tuttavia, Mosca ha successivamente accusato l’Occidente di aver convinto Kiev a ritirarsi dalle trattative. Una tesi ribadita nel 2024 dallo stesso Medinsky, che ha affermato che l’Ucraina sarebbe stata spinta a cercare una vittoria militare invece che diplomatica.

Una delegazione di basso profilo

La nuova squadra russa, guidata da Medinsky, è composta da funzionari di basso livello, una scelta che ha suscitato perplessità tra gli osservatori. Questo potrebbe indicare che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, Mosca non intende offrire concessioni sostanziali ma piuttosto consolidare la propria posizione.