I primi atti di Leone XIV da pontefice stanno confermando le aspettative di molti cardinali: cercavano un buon pastore, sì, ma anche un nuovo equilibrio nella gestione della Chiesa dopo un pontificato, quello di Francesco, considerato da alcuni troppo accentratore e poco tradizionale. Con gentilezza ma con determinazione, Leone XIV sta riaffermando la dignità del ruolo papale attraverso una serie di scelte simboliche e concrete.
Accetta il baciamano, gesto che interpreta come forma di rispetto, ma rifiuta con decisione i selfie, ritenendoli poco consoni alla solennità del suo ufficio. Anche nell’aspetto esteriore, ha segnato un ritorno alla tradizione: ha ripreso a indossare l’abito corale (rocchetto e mozzetta rossa) nelle occasioni ufficiali, e porta ogni giorno l’anello del Pescatore ricevuto la scorsa domenica.
Un segnale chiaro è arrivato anche sul fronte logistico. Fin dalla sera dell’elezione, Leone XIV ha scelto di non alloggiare a Santa Marta, la residenza che il suo predecessore aveva mantenuto per dodici anni, preferendo temporaneamente l’appartamento cardinalizio presso il Palazzo Sant’Uffizio. E ha già fatto riaprire l’appartamento papale al terzo piano del Palazzo Apostolico, in disuso dal 2013, dove intende trasferirsi non appena saranno completati i lavori di ristrutturazione.
Una scelta che ha anche una componente pratica. Durante gli anni di permanenza a Santa Marta, il pontefice argentino aveva progressivamente ampliato gli spazi a lui destinati ben oltre i “cinquanta metri quadrati” iniziali: una cucina, un salotto, una cappella privata e vari locali per collaboratori avevano trasformato l’intero secondo piano in una sorta di residenza papale alternativa. Questo allargamento, unito all’incremento della sicurezza necessaria, aveva comportato costi rilevanti, con una spesa di gestione mensile che, secondo alcune stime, si aggirava intorno ai 200.000 euro.
Leone XIV ha deciso di voltare pagina: tornerà a vivere là dove hanno abitato tutti i papi dal 1870 in poi. Santa Marta riprenderà la sua funzione originaria, destinata all’accoglienza dei cardinali in Conclave e ai prelati in visita. Una scelta che coniuga il rispetto della tradizione con una maggiore sobrietà gestionale — e che, non a caso, molti nella Curia leggono come un primo segnale di discontinuità, sobria ma decisa.





